Clima Italia, il periodo gennaio-settembre è il più caldo mai registrato
Il 2022 è finora sulla strada per passare alla storia come l'anno più caldo dall'inizio delle registrazioni
Come il mese precedente, anche settembre in Italia si è contraddistinto per un clima più caldo della media e per l’abbondanza di precipitazioni rispetto alla media a livello nazionale, anche se il deficit idrico da inizio anno resta elevato.
In realtà l’anomalia termica si è rivelata un po’ più contenuta rispetto ad agosto, attestandosi a +1°C sopra la media del trentennio 1981-2010, mentre l’anomalia pluviometrica è stata più ampia segnando un +33%. Per pura casualità questi dati vanno a occupare entrambi la tredicesima posizione nelle rispettive classifiche, pertanto, nonostante gli scostamenti piuttosto rilevanti di questi due parametri, non si tratta di un mese di grande rilievo nell’ambito delle relative serie storiche.
Dal punto di vista della circolazione atmosferica settembre può essere suddiviso in due periodi con caratteristiche tra loro molto differenti: la prima metà del mese di stampo estivo, con ancora la costante presenza della massa d’aria subtropicale sospinta verso l’Europa dall’Anticiclone Nordaficano; la seconda metà del mese che ha visto il passaggio a una circolazione di tipo decisamente autunnale con frequenti irruzioni di aria fresca proveniente dalle alte latitudini e il transito di perturbazioni dalle caratteristiche più consone con la nuova stagione.
In effetti l’Italia ha sperimentato un repentino sbalzo intorno alla metà del mese, passando da temperature decisamente sopra la media, specie durante due fasi corrispondenti a due tardive ondate di calore, a valori sotto la media già dopo la metà del mese, con una risalita verso la norma negli ultimi giorni.
La temperatura massima più elevata osservata nell’ambito della rete ufficiale di stazioni meteorologiche (ENAV e Aeronautica Militare) è stata di 38.5°C a Capo Frasca nella costa occidentale della Sardegna, che rappresenta anche il suo nuovo record di settembre.
Per quel che riguarda le precipitazioni, nonostante l’esubero su scala nazionale, vi sono alcune zone dove, invece, ha prevalso una loro marcata carenza, in particolare il Nord-Ovest con -40% di anomalia e la Sicilia con -30% di scarto. Si segnalano anche altre zone con un deficit pluviometrico, collocate fra Puglia e settori ionici, nella Sardegna orientale, nel Lazio, nel nord della Toscana e in Emilia; tuttavia, sulle corrispondenti macroaree hanno prevalso gli accumuli oltre la norma dando origine ad anomalie decisamente positive fra le quali spicca il +79% delle regioni centrali che rappresenta il 4° valore più elevato della serie. In tutto si sono avvicendate 9 perturbazioni, alcune delle quali piuttosto intense, associate a forti fenomeni, come ad esempio l’ultima, a fine mese, che è stata addirittura inserita nell’elenco delle tempeste (nominata Dino) dal Gruppo del Mediterraneo Centrale di cui fa parte il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare nell’ambito del progetto “Storm naming”. A questa perturbazione, che ha causato alcune criticità sul Lazio, si aggiungono altre fasi notevoli di maltempo, fra le quali spicca senz’altro l’evento del giorno 15 durante il quale una fascia stazionaria di temporali autorigeneranti venutasi a formare fra Toscana, Umbria e Marche ha dato origine a nubifragi con accumuli record dai 200 ai 400 mm e oltre (419 mm a Cantiano (PU), 373 mm a Fonte Avellana (PU), 247 mm a Cingoli (MC)).
Questa situazione ha provocato danni e disagi, con esondazioni e una vera e propria alluvione nelle Marche dove purtroppo si contano anche diverse vittime.
Il mese di settembre riserva ulteriori dati estremi, come ad esempio gli accumuli mensili record di precipitazioni nell’ambito della rete ufficiale di stazioni meteorologiche: sono, infatti, i nuovi primati di settembre nelle serie storiche dal 1979 i 102.6 mm a Capo Caccia e i 263.6 mm a Ronchi dei Legionari; altri record di settembre, ma dalla fine degli anni ’50 del secolo scorso, sono i 227 mm osservati a Grosseto e soprattutto i 372.7 mm a Trieste che per il capoluogo del Friuli Venezia Giulia rappresentano anche il valore mensile più elevato di tutti i mesi dell’anno.
Clima Italia, insiste la siccità: da gennaio è mancata all’appello oltre un quarto della pioggia
Le elaborazioni dei dati da gennaio evidenziano un’ulteriore attenuazione del deficit pluviometrico da inizio anno, che si stabilizza a -26% (corrispondente a circa 36 miliardi di metri cubi di acqua in meno rispetto alla norma) scendendo al 2° posto fra gli analoghi periodi più siccitosi e lasciando risalire al 1° posto il 2003 (con -30%).
Fra le varie zone del Paese è sempre il Nord-Ovest l’area più colpita dalla siccità: nei primi 9 mesi dell’anno, infatti, in queste regioni è mancata la metà del quantitativo normale di precipitazioni, a differenza delle altre zone dove la carenza di pioggia oscilla intorno a un quarto, eccetto al Sud interessato, a partire da maggio, da accumuli oltre la media che hanno quasi controbilanciato il deficit dei mesi precedenti.
Il periodo gennaio – settembre è stato il più caldo dall’inizio delle registrazioni
Per quel che riguarda la temperatura media, invece, i primi nove mesi del 2022 vanno a occupare nettamente il 1° posto fra i più caldi della serie storica con uno scarto che resta intorno a +1.3°C rispetto alla media del trentennio 1981-2010.
Anche in questo caso spiccano le regioni nord-occidentali con un’anomalia pari a +1.8°C da inizio anno; più contenute, ma comunque considerevoli, le anomalie negli altri settori che vanno da +1.3°C in Sardegna, +1.2°C al Nord-Est e al Centro, fino a +1°C al Sud e +0.8°C in Sicilia.
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