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Il santuario dei ghiacciai estinti: l’eredità del progetto Ice Memory per le generazioni future

Ice Memory è un progetto di ricerca internazionale che ha il duplice obiettivo di prelevare carote di ghiaccio da almeno 20 ghiacciai a rischio di estinzione e di conservarle per secoli o millenni in Antartide, creando così un archivio mondiale del clima e dell’ambiente della Terra che potrà essere studiato con nuove tecnologie dalle generazioni future, anche quando il riscaldamento globale avrà distrutto i ghiacciai.

I ghiacciai sono archivi naturali unici: ci consentono di ricostruire e studiare i cambiamenti climatici e ambientali del passato, aiutandoci così a prevedere le conseguenze nel lungo termine dei recenti mutamenti indotti dall’uomo. Strato dopo strato, secolo dopo secolo, registrano informazioni sulla composizione atmosferica, la temperatura, le precipitazioni, le emissioni di aerosol e tanto altro.
Purtroppo il riscaldamento globale li sta divorando, consumando così la memoria della Terra che custodiscono, persa per sempre nell’acqua di fusione, senza alcuna possibilità per le generazioni future di studiarla.
La minaccia della perdita irreversibile delle informazioni intrappolate nei ghiacci è una delle grandi sfide affrontate dalla comunità scientifica. Nella ferma convinzione che sia ormai giunto il momento di iniziare a salvaguardare questo inestimabile patrimonio, gli scienziati di diverse nazioni hanno deciso di prelevare carote di ghiaccio dai ghiacciai in via di estinzione, e di conservarle in un luogo naturale protetto. E’ così nato il progetto Ice Memory.

20 ghiacciai in 20 anni: il progetto di Ice Memory Foundation per lasciare in eredità agli scienziati del futuro la storia del clima e dell’ambiente della Terra

Ice Memory è un progetto di ricerca internazionale coordinato dalla Ice Memory Foundation  e riconosciuto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) . Ha il duplice obiettivo di prelevare carote di ghiaccio da almeno 20 ghiacciai in pericolo di estinzione in 20 anni e di conservarle in Antartide, creando così una banca-dati del ghiaccio che consentirà alle future generazioni di scienziati di studiare con tecnologie più avanzate di quelle attuali il clima e l’ambiente della Terra, anche quando i ghiacciai non ci saranno più a causa del riscaldamento globale.

Questa iniziativa riunisce la competenze e l’esperienza di un nutrito gruppo di studiosi appartenenti a diversi Istituti di ricerca europei. L’Italia è tra i capifila del progetto con l’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISP-CNR) e l’Università Ca’ Foscari Venezia, assieme alla Fondation Université Grenoble Alpes. Nel progetto sono inoltre coinvolti il nostro Programma Nazionale per le ricerche in Antartide (PNRA), il Paul Scherrer Institute (PSI, Svizzera) e altre realtà d’Oltralpe, come l’Istituto Polare Francese (IPEV).
A partire dal 2016 sono stati eseguiti con successo diversi carotaggi in diverse aree del Pianeta: sul ghiacciaio Holtedahlfonna nell’arcipelago delle Isole Svalbard (Norvegia), sulle Ande (Nevajo Illimani, in Bolivia), sui Monti Ebrus e Belukha, in Russia e, più volte, sulle nostre Alpi, su Monte Bianco e Monte Rosa. L’ultima spedizione felicemente riuscita è stata quella del maggio 2023 al ghiacciaio del Colle del Lys, sul Monte Rosa a quasi 4200 metri di quota.
La missione sul Kilimanjaro (Tanzania), prevista per il 2022, non è stata portata a termine per motivi diplomatici e amministrativi e non sarà probabilmente riprogrammata, nonostante si preveda che il ghiacciaio, che in poco più di un secolo ha perso l’85 % della sua copertura, si estinguerà entro il 2040.

Purtroppo non sono mancate le brutte sorprese. Confrontando due carote di ghiaccio estratte nel 2018 e nel 2020 dal ghiacciaio Corbassière, sul massiccio Grand Combin, nelle Alpi occidentali svizzere, gli studiosi hanno scoperto che in soli due anni la fusione del ghiaccio aveva distrutto gli inquinanti solubili, rendendo il ghiacciaio irrimediabilmente perduto come archivio per la ricostruzione dei principali componenti dell’aerosol atmosferico. “Abbiamo trovato acqua sul fondo della perforazione», ricorda Barbante, direttore dell’Istituto di Scienze Polari del CNR e professore di chimica analitica all’Università Ca’ Foscari Venezia. «Significa che il ghiacciaio aveva perso la capacità di restituirci informazioni utili. È come se un antico manoscritto si fosse bagnato e l’inchiostro diluito, e le parole non più leggibili». Per questo motivo l’anno successivo l’equipe ha subito avviato i carotaggi nel ghiacciaio del Gorner al Colle Gnifetti sul Monte Rosa, un sito che per la sua relativa stabilità glaciale avrebbe dovuto essere tra gli ultimi a essere analizzati. I risultati dell’esperienza del ghiacciaio Corbassière sono stati recentemente pubblicati su Nature Geoscience e sono la triste dimostrazione che nelle Alpi, anche ad altitudini intorno a 4.000 metri sul livello del mare, i ghiacciai sono sul punto di diventare inadatti come paleoarchivi naturali.

Il ghiacciaio di Corbassière nel 2007. Foto di ZachT da Wikipedia

Prossimamente Ice Memory concentrerà la sua attenzione sull’Himalaya e il Karakorum, l’area glaciale più estesa del Pianeta dopo i poli, per questo motivo spesso definita “Terzo Polo”. Quest’anno una valanga sul campo di perforazione ha purtroppo fermato le attività di estrazione sul ghiacciaio Godwin Austen, sotto la parete orientale del K2, nel Karakorum. Come ha spiegato il coordinatore dell’equipe alla rivista del Club Alpino Italiano “Lo Scarpone”, le operazioni di carotaggio avevano l’obiettivo di prelevare un campione di ghiaccio superficiale per comprendere se tra 5800 e 6000 metri di quota il grande ghiacciaio è ancora sufficientemente conservato da riuscire a fornire dati utili alla ricerca, e quindi per decidere se procedere in futuro con un carotaggio profondo.

Il santuario della memoria del ghiaccio in Antartide: una grotta nella neve vicino alla base italo-francese Concordia

Tagliate in barre di circa un metro di lunghezza e otto centimetri di diametro, le carote di ghiaccio estratte nei diversi siti di perforazione sono in attesa di essere trasportate nel luogo più remoto della Terra, dove resteranno per secoli o millenni: una grotta scavata nella neve presso la base permanente Concordia, il laboratorio italo-francese situato nel cuore dell’Altopiano Antartico ad oltre 3000 metri di quota e distante 1000 chilometri dalla costa. In questo freezer naturale vicino al Polo Sud, le temperature medie intorno a -50 gradi conserveranno i campioni di ghiaccio dai quali gli scienziati e le scienziate del futuro potranno estrarre nuove informazioni con nuovi metodi.

Costruito sotto il livello del suolo grazie all’impiego di escavatori meccanici, il Santuario della Memoria del Ghiaccio è una soluzione innovativa che combina la robustezza delle infrastrutture rigide esistenti e gli elementi naturali che l’ambiente offre, la neve e il ghiaccio, al fine di garantire la massima durata possibile del deposito e al contempo limitare l’impatto sull’ambiente antartico in conformità con il Protocollo di Madrid. Gli studi e i test sui prototipi sono stati condotti dalle agenzie logistiche polari italiane e francesi (PNRA e IPEV).

Questo archivio del clima e dell’ambiente, completamente naturale, senza consumo energetico per la refrigerazione e senza l’impiego di materiale da costruzione importato, limiterà notevolmente l’impatto sull’ambiente antartico rispetto ai congelatori commerciali, e garantirà una conservazione a lungo termine del materiale stoccato migliore e più sicura.

Maggio 2024: il Trattato Antartico approva ufficialmente lo stoccaggio in Antartide dei campioni di ghiaccio di Ice Memory

L’Antartide è un terra non assoggettata alla sovranità di alcuno Stato. La presenza dei Paesi sul suolo antartico è regolata dal Trattato Internazionale per l’Antartide, che si prefigge di favorire gli usi pacifici del Continente e di assicurare la conservazione del suo ambiente naturale. L’introduzione e la conservazione, per secoli e perfino millenni, di materiale proveniente da diverse parti del Mondo richiede grande attenzione in termini di impatto ambientale e necessita del pieno consenso da parte dei 57 firmatari del Trattato.
Il rischio principale che negli ultimi anni ha sollevato qualche preoccupazione è la possibile introduzione in Antartide di specie aliene intrappolate nel ghiaccio proveniente dalle diverse regioni del Pianeta in cui Ice Memory raccoglie i campioni.
Il Trattato ha quindi richiesto una valutazione ambientale formale, al quale la Fondazione Ice Memory ha aggiunto uno specifico protocollo per il campionamento e la conservazione delle carote di ghiaccio che preleva.
La valutazione ambientale ha permesso di dimostrare che i campioni di ghiaccio estratti dai ghiacciai di tutto il mondo non rappresenteranno un pericolo per l’ecosistema antartico: i pollini, i batteri e altri microrganismi che le carote potranno contenere sono infatti già presenti in Antartide, trasportati dalla circolazione atmosferica da luoghi distanti, come il Sud America, o introdotti dalle attività umane esistenti sul Continente.

Per minimizzare comunque questo rischio, Ice Memory ha redatto un protocollo di campionamento e conservazione delle carote di ghiaccio, che prevede il confezionamento di ogni singolo campione direttamente sul campo al momento della perforazione ed estrazione, e la sua conservazione in un imballaggio sigillato ermeticamente durante la fase di stoccaggio intermedio in laboratorio o nei congelatori. Fondamentale sarà inoltre il mantenimento di un’adeguata catena del freddo dai siti di stoccaggio intermedi al deposito finale in Antartide, per evitare la fusione dei campioni di ghiaccio e la dispersione nell’ambiente di specie non autoctone.
Il 30 maggio 2024, a conclusione del 46° incontro consultivo del Trattato sull’Antartide (ATCM), è stato finalmente approvato in via ufficiale lo stoccaggio delle carote di ghiaccio patrimonio di Ice Memory nel loro Santuario in Antartide presso la stazione Concordia. Non ci sono quindi più vincoli per il loro trasferimento nel luogo più estremo del Pianeta.

La corsa contro il tempo e il sostegno economico per accelerare le operazioni di perforazione dei ghiacciai a rischio di estinzione

Dopo il via libera dell’ATCM, “in linea di principio, possiamo iniziare domani a trasportare i campioni di Ice Memory in Antartide”, spiega Carlo Barbante. Tuttavia, “la Fondazione Ice Memory ha bisogno di un forte sostegno finanziario per accelerare le operazioni di perforazione. La sfida è perforare altri 12 ghiacciai, ma le operazioni sui ghiacciai richiedono risorse economiche per la logistica, le attrezzature, la catena del freddo, le spedizioni, ecc”, aggiunge lo scienziato. Il costo medio indicativo di un’operazione di perforazione e stoccaggio di una carota di ghiaccio storica è compreso tra 300.000 € e 1.000.000 €, si legge nel sito ufficiale della Fondazione.
Per aiutare Ice Memory a creare l’archivio della memoria del clima e dell’ambiente del nostro Pianeta, da lasciare in eredità alle generazioni future, il primo passo è fare una donazione.

Laura Bertolani

Laureata in Scienze Naturali, nel 1997 è entrata a far parte del team di meteorologi di Meteo Expert. Fino al 2012, all’attività operativa ha affiancato attività di ricerca, occupandosi dell’analisi della performance dei modelli di previsione. Attualmente si dedica a quest’ultima attività, ampliata implementando un metodo di valutazione dell’abilità dei modelli a prevedere dodici configurazioni della circolazione atmosferica sull’Italia, identificate per mezzo di una rete neurale artificiale.

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