Maggio pazzerello? Segnali dell’estremizzazione del clima. Scopriamo il perché
Caldo estremo in Russia, temperature vicine a 40°C in Spagna, mentre in Italia i valori sono di 10 gradi inferiori alla media
Quando si parla di riscaldamento globale o – più in generale – di cambiamento climatico, tra gli aspetti che meglio descrivono il fenomeno figura quello dell’estremizzazione del clima.
Dal punto di vista scientifico possiamo descrivere un evento con l’aggettivo “estremo” ogni volta in cui le variabili (temperatura, precipitazioni, vento, etc.) che lo caratterizzano non rientrano nella statistica dell’area geografica in cui si sta verificando l’evento stesso. Riportando questa definizione rigorosa sul piano della nostra esperienza quotidiana, l’estremizzazione del clima si concretizza con: aumento delle ondate di caldo estreme, freddo o gelo fuori stagione, lunghi periodi di siccità alternati a fasi eccezionalmente piovose, tempeste di vento, oppure cicloni tropicali con maggior intensità oltreoceano. E ogni settore geografico è più o meno esposto (e quindi vulnerabile) all’accadimento sempre più frequente di queste situazioni anomale.
Proviamo a fare qualche esempio: in questa prima metà di maggio, in Italia, stiamo vivendo una fase molto fredda per il periodo, con temperature oltre i 10 gradi sotto le medie climatiche. Ma nel frattempo cosa sta succedendo in altre zone del mondo?
Caldo eccezionale in Russia
Temperature estremamente elevate sono state registrate nella Russia nordoccidentale, vicino al Circolo Polare Artico: domenica 12 maggio la temperatura massima registrata nella località di Koynas, Arkhanelsk Oblast al parallelo 64,8°N ha toccato i 31°C; nella regione le anomalie di temperature rispetto alla media climatica hanno toccato valori di 25-30°C. Qualche dettaglio geografico: Arkhangelsk, in Russia, è una città di circa 350.000 abitanti situata sulla costa del Mar Bianco, propaggine del Mare di Barents, affianco al Mar Glaciale Artico (N.B. ‘glaciale’ sarebbe un aggettivo riferito a qualcosa che dovrebbe essere caratterizzato dalla presenza di ghiaccio).
Caldo in Spagna
Premessa doverosa: quelli che sto per pubblicare non sono valori da record, ma possono essere comunque significativi per «non guardare solo il proprio orticello», perché se fa freddo in Italia non significa che faccia freddo ovunque. Un esempio arriva proprio dalla nostra vicina di casa, la Spagna, dove stanno già sperimentando temperature vicine ai 40°C.
Il 13 maggio 2019 la stazione di El Granado in Andalusia ha toccato i 37,8°C alle 15:40 (fonte: Agencia Estatal del Meteorologia, Gobierno de Espana), valore pienamente estivo, almeno di 10 gradi oltre la media.
Freddo da record in Italia
Nel frattempo, in Italia, proprio a causa dell’attuale (e particolare) circolazione atmosferica sul continente europeo, continuano a registrarsi temperature inferiori alle medie stagionali (regalando soddisfazioni scientificamente ingiustificate a chi continua a sostenere che il cambiamento climatico non esista). Di seguito alcuni record del mese di maggio registrati durante questa anomala fase di freddo fuori stagione:
Martedì 7 maggio 2019
- Aosta Pollein -0,7°C (precedente -0,6°C del 05 maggio);
- Alghero Fertilia +3,0°C (precedente +4,0°C del 01 maggio 1960 e del 02 maggio 1962);
- Isola di Capri Eliporto +8,6°C (precedente +8,8°C del 02 maggio 1989, del 07 maggio 1991 e dell’8 maggio 1997).
Mercoledì 8 maggio 2019
- Lecce Galatina +3,2°C (precedente +3,4°C del 13 maggio 1978 e del 26 maggio 2004);
- Trapani Birgi +6,0°C (eguagliato il 03 maggio 1962, il 04 maggio 1970 e il 07 maggio 1981);
- Sciacca +6,5°C (precedente +8,0°C del 06 maggio 1954).
Concentrazioni di CO2
Approfitto di questo articolo per pubblicare un altro dato importante a livello climatico: esattamente l’11 maggio 2019, i livelli di concentrazione di anidride carbonica sono schizzati a 415 ppm (ppm=parti per milione), proseguendo la preoccupante tendenza di circa 2 ppm in più ogni anno.
Visti da soli, questi numeri restano semplicemente dei dati. Ma insieme a tutti gli altri indicatori di un’atmosfera alterata, vanno a completare l’inconfondibile ritratto del cambiamento climatico indotto dall’uomo.
La misurazione di CO2 pari a 415 ppm è come sempre stata rilevata all’Osservatorio di Mauna Loa, Hawaii, ed è la più alta degli ultimi 3 milioni di anni. Occorre tornare al Pliocene per osservare livelli simili, quando l’homo sapiens ancora non c’era. E anche le variazioni naturali di anidride carbonica avvenute dal Pliocene fino all’ultima rivoluzione industriale mostrato che la concentrazione di CO2 è stata inferiore durante i periodi freddi (circa 180 ppm) e più elevata nei periodi interglaciali caldi, raggiungendo al massimo le 280 ppm.
E tra 280 ppm e 415 ppm, c’è una catastrofe climatica di mezzo.