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La neve sta scomparendo: l’effetto del riscaldamento globale sull’inverno in Europa

Nonostante la tendenza che mostra una chiara diminuzione della neve, non si possono escludere eventi nevosi intensi: una dicotomia dettata dalla crisi climatica

L’effetto del riscaldamento globale sull’inverno dell’Europa – e dell’Italia – prevede una sostanziale scomparsa della neve, specie in pianura e bassa collina, ma non esclude la possibilità che si possano verificare intense nevicate, anzi. Sebbene possa sembrare una contraddizione, diversi studi dimostrano come la crisi climatica stia in effetti agendo su questi termini, da un lato riducendo le possibilità di neve, ma dall’altro estremizzando i fenomeni intensi, come le abbondanti nevicate.

La crisi climatica e il riscaldamento globale stanno spingendo in alto le temperature: lo vediamo chiaramente d’estate, quando in ondate di caldo, sempre più intense e prolungate, le temperature abbattono record dopo record. Il nesso è piuttosto semplice e immediato da comprendere.

Eppure nonostante questa tendenza, nonostante il susseguirsi di mesi e stagioni sempre più calde, a livello nazionale e globale, in alcune stagioni, come l’inverno, l’impatto della crisi climatica è meno intuitivo e ancora oggetto di studio: non è detto infatti che, persino durante una stagione complessivamente più mite, non si possano verificare tempeste invernali o nevicate degne di nota. Insomma, inverni più caldi non si traducono necessariamente in nevicate meno intense. Ma com’è possibile?

Meno neve, ma nevicate più intense: come sta cambiando l’inverno?

Gli scienziati sono concordi nell’affermare che, con un aumento delle temperature – per forza di cose – cadrà complessivamente meno neve, e su un’area più ristretta rispetto al passato. Ma un’atmosfera più calda è capace di trattenere anche più umidità, con la possibilità di eventi nevosi (e piovosi) più intensi e in un arco di tempo inferiore. Inoltre, oceani e mari più caldi, immettono in atmosfera più umidità, che sappiamo essere il carburante delle perturbazioni.

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Foto: Tommaso Fimiano

Quando l’umidità presente in atmosfera condensa, l’aria calda prende quota più velocemente, e trasporta più umidità. Si tratta di un circolo virtuoso capace di creare nubifragi, o intense nevicate. Lo abbiamo visto a gennaio in California, uno stato storicamente soggetto a lunghi ed intensi episodi di siccità, dove nell’arco di pochi giorni sono cadute piogge torrenziali e nevicate importanti, colpa di un intenso “fiume atmosferico“.

Da un lato, quindi, l’aumento delle temperature, spostando il termometro sopra lo zero, potrebbe trasformare le nevicate in piogge abbondanti. Allo stesso tempo però, potrebbe trasformare gli eventi nevosi, in eventi nevosi molto più intensi, proprio perché la temperatura dell’aria aumenta, spostandosi verso lo zero.

In questa situazione, una leggera variazione di temperatura può fare tutta la differenza, anche nei momenti successivi all’intensa nevicata. Se il clima invernale resta intorno allo zero, c’è il rischio che la neve caduta si sciolga – o meglio fonda – e che la nevicata si trasformi presto in pioggia, con alto rischio di allagamenti e esondazioni.

Si tratta, di fatto, dell’estremizzazione degli eventi meteo, una delle conseguenze del riscaldamento globale.

Neve: come cambierà l’inverno in Italia?

Studi dell’Agenzia Europea dell’Ambiente hanno osservato un cambiamento nel numero di giorni piovosi sull’Europa, d’estate e d’inverno, e nell’intensità degli eventi registrati. Quello che attualmente è possibile dire è che il riscaldamento globale in Europa potrebbe portare ad un generale aumento delle precipitazioni intense e ad un allungamento dei periodi di siccità durante l’anno.

Entrando nello specifico della stagione invernale, le nevicate e la copertura nevosa in Europa è generalmente diminuita, specie a basse altitudini.

In futuro le nevicate potrebbero diminuire specie nell’Europa centrale e meridionale, dove potrebbe addirittura scomparire nei settori di pianura o bassa collina. Nel nord Europa, invece le proiezioni sono contrastanti: alcune proiezioni ne vedono un aumento, altre un calo, a seconda degli scenari delle emissioni.

 

Osservando la proiezione delle mappe, in Italia le precipitazioni nevose dovrebbero sostanzialmente sparire nella seconda metà del secolo in vaste aree del territorio intorno ai 1000 metri e al di sotto, in uno scenario ad alte emissioni (il più pessimista). In uno scenario ad emissioni più contenute è comunque previsto un calo sensibile delle nevicate a circa 1000 metri di quota, previsto intorno al -40% nelle zone del Centro-Nord, e del -50/-60% in quelle del Sud.

Anche spostandoci a quota 2000 metri, è previsto un calo in entrambi gli scenari climatici. Nello scenario RCP 8.5 le nevicate potrebbero diminuire del 50% sulle Alpi Italiane di Nord-Ovest e tra l 30 e il 40% su quelle centro-orientali, mentre nello scenario RCP 4.5 potrebbero diminuire del 10-20% sull’intero arco alpino.

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Silvia Turci

Ho conseguito una laurea specialistica in Comunicazione per l’Impresa, i media e le organizzazioni complesse all’Università Cattolica di Milano. Il mio percorso accademico si basa però sullo studio approfondito delle lingue straniere, nello specifico del francese, inglese e russo, culminato con una laurea triennale in Esperto linguistico d’Impresa. Sono arrivata a Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995) nel 2014 e da allora sono entrata in contatto con la meteorologia e le scienze del clima: una continua scoperta che mi ha fatto appassionare ogni giorno di più al mio lavoro.

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