Pneumatici come principali fonti di microplastiche negli oceani
I rifiuti galleggianti di plastica presenti in superficie in realtà sono solo la punta dell'iceberg
Differenti studi internazionali hanno dimostrato che una delle principali fonti di microplastiche presenti negli oceani sono i pneumatici. Secondo i ricercatori del Norwegian Institute for Air Research in un anno le micro-particelle prodotte da pneumatici e da pastiglie dei freni, si aggirerebbero intorno a 550000 tonnellate di frammenti più piccoli di 0,01 mm: circa 200000 verrebbero riversati in mare mentre 8.000 finirebbero con il depositarsi su aree remote coperte di ghiaccio e neve. Andreas Stohl, coordinatore del team di ricerca, ha dichiarato che nonostante vengano spesso sottovalutate, le strade costituiscono una fonte molto significativa delle microplastiche presenti in aree remote, oceani compresi; durante il proprio ciclo di vita una gomma rilascia in media 4 kg di plastica. Anche un’altra analisi condotta dalle Università di Manchester, di Durham e di Brema sotto la supervisione del National Oceanography Centre e dell’ente francese IFREMER ha evidenziato come le correnti marine profonde agiscano come nastri trasportatori che veicolano minuscoli frammenti di plastica e fibre attraverso fondali marini.
La concentrazione di microplastica sul fondo degli oceani si stima sia pari a 1,9 milioni di sedimenti al di sopra di una superficie di appena un metro quadrato. I rifiuti galleggianti di plastica presenti in superficie in realtà sono solo la punta dell’iceberg, sarebbero l’1 % del totale con il 99% mancante accumulato nei fondali marini. Gli equilibri dell’ecosistema marino e la tutela della sua biodiversità sono a rischio. Patrizio Scarpellini, direttore del Parco Nazionale delle Cinque Terre, ha sottolineato che oltre 260 specie, tra cui invertebrati, tartarughe, pesci e mammiferi marini sono direttamente o indirettamente colpiti dal fenomeno; alcuni rimangono impigliati all’interno dei micro-frammenti depositati sui fondali, altri ancora finiscono per ingerirli, con conseguente disfunzione del movimento e dell’efficienza riproduttiva, lacerazioni, ulcere e morte. Nel tratto digestivo di oltre il 65% delle tartarughe Caretta caretta esaminate nel 2019 durante un monitoraggio effettuato da MadSeaLitter e nel 50% dei pesci Boga è stata rivelata la presenza di oggetti e frammenti plastici.