Emergenza siccità, da inizio anno 20 miliardi di metri cubi d’acqua in meno del normale
La siccità soffoca il Nord, ma anche nel resto d'Italia ha piovuto meno del solito. A Roma è arrivata meno della metà della pioggia tipica
Il mese di marzo in Italia è stato dominato soprattutto dalla siccità e da un clima piuttosto freddo.
Infatti, mentre dal punto di vista pluviometrico – in continuità col periodo precedente – le precipitazioni si sono purtroppo rivelate scarse, dal punto di vista termico si è andati incontro, fin dall’inizio, a una circolazione atmosferica caratterizzata da strutture anticicloniche di blocco posizionate alle alte latitudini che hanno favorito frequenti irruzioni di aria artica continentale da est con conseguente ritorno a condizioni pienamente invernali per buona parte del mese, contrassegnate anche al ritorno della neve a bassa quota sul versante adriatico.
Grave la siccità, ma il clima è stato più freddo del normale
È indicativo il fatto che dalle elaborazioni scaturisca una media mensile delle temperature di marzo paragonabile a quella di febbraio, con la sostanziale differenza che, mentre a febbraio si è trattato di un dato molto al di sopra della norma, per marzo il valore si pone decisamente sotto la media. Più esattamente ne è emersa un’anomalia di -1°C rispetto alla media del trentennio 1981-2010 che, se nella visione complessiva rappresenta il 12° valore più basso dalla fine degli anni ’50, nel periodo più recente per trovare un marzo più freddo di quello appena concluso occorre tornare indietro fino al 1996. In evidenza soprattutto le temperature minime con un’anomalia di -1.5°C, il 6° valore più basso della serie storica. In generale gli scarti più ampi sono stati osservati al Centro-Sud dove le irruzioni fredde si sono manifestate in maniera più efficace. Solo in due fasi si è osservato un tentativo di ritorno a condizioni termiche più in linea con la norma, se non addirittura sopra la media: un primo breve sblocco della circolazione atmosferica è avvenuto appena dopo la metà del mese, la seconda fase, invece, nell’ultima settimana. Il radicale cambio di scenario rispetto al mese precedente è stato causato dall’indebolimento del Vortice Polare.
In particolare, a livello stratosferico, pur rimanendo inizialmente compatto come per gran parte dell’inverno, il Vortice Polare ha cominciato a risentire degli effetti del riscaldamento iniziato un po’ in sordina alla fine di febbraio, ma culminato nella seconda metà di marzo in un vero e proprio evento di stratwarming che ha causato dapprima la sua suddivisione in due lobi (split) e successivamente l’inversione dei venti in senso anticiclonico, fattore che ha sancito la sostanziale disgregazione e indebolimento del vortice stesso.
I dati sulla siccità: a marzo sono mancati all’appello circa 20 miliardi di metri cubi di acqua
Come già accennato, il mese si è contraddistinto anche per la scarsità di precipitazioni con conseguente proseguimento della lunga e preoccupante siccità.
Sull’Italia sono transitate 8 perturbazioni, la maggior parte delle quali ha interessato le regioni meridionali e qualche volta il Centro. Solo l’ultimo sistema nuvoloso è riuscito a invadere più decisamente anche le regioni settentrionali determinando piogge più diffuse e a tratti intense. In effetti gli ultimi due giorni del mese sono stati gli unici piovosi al Nord e contemporaneamente anche i più significativi per il Centro, mentre le regioni meridionali hanno visto qualche fase piovosa in più in un contesto, comunque, di precipitazioni in gran parte inferiori alla media.
Complessivamente il deficit mensile sull’Italia è stato di -44%. Resta quindi molto elevato anche lo scarto da inizio anno che si assesta a -47%, ossia quasi la metà delle piogge mancanti, equivalente a circa 20 miliardi di metri cubi di acqua in meno rispetto alla norma: si tratta del 11° valore più basso di accumulo di precipitazioni nell’ambito della serie storica dal 1959.
A farne maggiormente le spese continuano ad essere le regioni nord-occidentali con -81% di anomalia mensile (il 7° valore più basso mai registrato). Da inizio anno il deficit è pari a -74%: da gennaio ha piovuto solo un quarto del quantitativo normale.
La regione più colpita dalla siccità resta il Piemonte: per esempio, a Torino il deficit di marzo risulta essere -92%, mentre da inizio anno si assesta a -95%, ossia dal 1 gennaio al 31 marzo il capoluogo piemontese ha ricevuto solo un ventesimo delle precipitazioni medie totalizzando appena 2 giorni piovosi e neppure molto rilevanti.
Fermo restando che è stato un marzo decisamente siccitoso su tutto l’arco alpino, compreso quindi il settore orientale e le vicine aree di pianura con anomalie superiori a -80%, dal Nord-Est nel suo complesso è emerso uno scarto un po’ meno estremo rispetto al resto del settentrione e pari a -52%, grazie ai fenomeni intensi che hanno interessato l’Emilia Romagna e il settore dell’alto Adriatico a fine mese. Seguono le regioni centrali con -32%, ma caratterizzate anche da aree più penalizzate rispetto ad altre, come ad esempio il Lazio e in particolare la zona di Roma dove lo scarto di -56% indica che nella Capitale ha piovuto meno della metà della norma.
Un’anomalia molto simile è stata osservata mediamente anche sulle regioni meridionali, comprese le Isole, con un valore complessivo pari a -30%, ma anche in questo caso con ampie differenza a seconda delle zone: si è arrivati, infatti, fino a scarti intorno a -60% in alcune aree soprattutto su Calabria e Sicilia, controbilanciati da locali accumuli sopra la media ad esempio su Puglia e Sardegna.
Sebbene non raggiunga i livelli del Nord-Ovest, la carenza di precipitazioni nel primo trimestre del 2022 è stata piuttosto rilevante anche nel resto del Paese, con anomalie che al 31 marzo si sono assestate intorno a -34% al Sud, -40% al Centro, -44% al Nord-Est, fino a -49% in Sicilia e -62% in Sardegna, ma con valori che localmente si sono spinti anche oltre -70% ad esempio in Veneto, nel Lazio e sulle isole maggiori.