Extinction Rebellion, assolti gli attivisti che avevano contestato la COP26 a Milano: “il reato non sussiste”
Diversi processi si stanno chiudendo con assoluzioni o archiviazioni, ma non si ferma la repressione per dissuadere gli attivisti dal continuare le proteste
Tutti assolti gli attivisti e le attiviste di Extinction Rebellion che nel settembre 2021 avevano protestato in occasione della preCOP26 a Milano, la conferenza preparatoria della COP26 ospitata alcune settimane dopo dalla città scozzese di Glasgow.
Otto persone erano state denunciate per manifestazione non preavvisata e imbrattamento: durante gli incontri della preCOP26, presso un centro congressi di Milano, avevano brevemente bloccato il traffico e dipinto il simbolo del movimento Extinction Rebellion – un pianeta Terra che inscrive una clessidra – sui banner di plastica dell’evento. Sono stati assolti ieri, martedì 13 febbraio: «il fatto non sussiste».
«Viene riconosciuto ancora una volta il diritto a manifestare», commenta Extinction Rebellion, esprimendo soddisfazione per la sentenza. «Il processo è stato lungo, ma si è finalmente concluso e tutte le persone coinvolte possono finalmente eliminare questa preoccupazione dalla loro vita. Ne rimane una più grande: quella per la crisi climatica».
Tanti i processi che di recente si stanno chiudendo con assoluzioni, archiviazioni e annullamento di fogli di via illegittimi: strumenti che «le Questure usano in modo improprio – commenta Extinction Rebellion – nel tentativo di dissuadere gli attivisti climatici dal continuare con le proteste».
Qualche settimana fa era arrivata anche l’archiviazione per le nove persone che il 29 novembre 2023 si erano calate dal tetto dell’Oval Lingotto di Torino, durante l’Aerospace and Defence Meeting, e avevano appeso un grande striscione con scritto Qui si finanzia guerra e crisi climatica.
Anche in questo caso è stata netta la valutazione del pubblico ministero, che ha argomentato la richiesta di archiviazione sottolineando che «le condotte statiche e ostruzionistiche degli indagati non integrano nessuna forma di violenza nemmeno impropria» in riferimento all’accusa di “violenza privata”.
Proprio a Torino, avvocati e docenti di Diritto Costituzionale di UniTo sono intervenuti in una conferenza stampa davanti al Comune per analizzare la situazione repressiva in cui si trovano i movimenti climatici in Italia. «Ogni volta che viene condotta un’azione di sensibilizzazione su questi temi, la polizia non solo interviene immediatamente per impedirla o interromperla – ha commentato l’avvocato Vitale, che da tempo difende gli attivisti di Extinction Rebellion -, ma identifica e denuncia tutte le persone presenti; anche con ipotesi di reato fantasiose ed infondate, tanto che a volte è la stessa magistratura inquirente a riconoscere l’infondatezza delle denunce».
Uno schema che di recente si è ripetuto anche a Milano, dove 8 attiviste di Extinction Rebellion sono state fermate e identificate prima ancora che potessero svolgere alcuna azione. Nelle prime ore del mattino del 7 febbraio avevano infatti provato ad appendere due striscioni davanti al palazzo della Regione Lombardia, in via Melchiorre Gioia, per esprimere il dissenso del movimento ambientalista verso le olimpiadi di Milano Cortina 2026, a 2 anni esatti dalla cerimonia inaugurale.
«Le attiviste erano arrivate sul luogo da pochi minuti e ancora non avevano aperto gli striscioni quando Polizia, Carabinieri e D.I.G.O.S. sono intervenuti tenendo le attiviste in fermo identificativo e sequestrando gli striscioni», riferisce l’ufficio stampa di Extinction Rebellion.
«Nonostante non fosse stata svolta alcuna azione, il processo di identificazione da parte delle forze dell’ordine è durato 3 ore, durante le quali le attiviste sono rimaste al freddo in un angolo della strada senza ricevere informazioni sulla loro situazione. Hanno ricevuto ciascuna una multa per affissione abusiva per un ammontare massimo complessivo di 2400€ per una affissione mai avvenuta».
«Mi sento presa in giro e zittita da un sistema che cerca di eliminare qualsiasi dissenso», commenta una delle attiviste fermate a Milano.
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