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Dai blocchi stradali ai sit-in, l’attivismo di Laura Zorzini in Extinction Rebellion. «Con lo sciopero della fame la paura più grande»

A soli 27 anni, Laura Zorzini ha le idee molto chiare e tanto coraggio: da anni si dedica all'attivismo per il clima, anche a costo di rischiare la vita

Nei giorni scorsi il movimento ambientalista Extinction Rebellion è stato protagonista di una intensa campagna per chiedere al mondo della politica un confronto diretto e, soprattutto, aperto al pubblico.

Dopo settimane che hanno fatto registrare anche momenti di tensione, con l’irruzione di alcuni attivisti all’interno del Ministero della Transizione Ecologica, numerosi sgomberi da parte delle forze dell’ordine e uno sciopero della fame che si è protratto per ben 11 giorni, l’incontro ci sarà: a confrontarsi con attivisti e cittadini sarà il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, che nella serata di giovedì 3 marzo parlerà insieme a loro presso l’auditorium del Ministero.

Tra i protagonisti della campagna – rinominata “Ultima Generazione” – c’è Laura Zorzini, ventisettenne di Trieste e membro di Extinction Rebellion da quando il movimento è arrivato in Italia, tre anni fa. L’abbiamo contattata per farci raccontare come si è arrivati all’incontro e cosa si aspetta dalla giornata di giovedì.

«Extinction Rebellion è un movimento internazionale di disobbedienza civile – ci spiega -, ha sempre puntato a coinvolgere ogni fascia della popolazione ma di recente ha sentito la necessità di organizzare una campagna più forte». È così che a dicembre sono iniziati i blocchi stradali nella Capitale: si tratta di una forma di disobbedienza civile e non-violenta che caratterizza il movimento anche negli altri Paesi in cui è attivo.

Uno degli episodi più noti in cui Extinction Rebellion ha fatto parlare di sé per iniziative di questo tipo si è verificato nel 2018, quando migliaia di persone hanno completamente bloccato il transito su diversi ponti di Londra, mandando in tilt il centro della City.

Di recente a Roma alcuni attivisti di Extinction Rebellion si sono spinti oltre la strategia dei blocchi stradali, e hanno fatto irruzione nell’edificio del Ministero della Transizione Ecologica, dove all’inizio di febbraio hanno imbrattato alcune pareti esterne e interne. Abbiamo contattato i membri dell’ufficio stampa del movimento, e ci hanno spiegato che l’azione non è stata organizzata ufficialmente da Extinction Rebellion ma la sua struttura orizzontale prevede che i suoi membri siano liberi di agire come credono, con il solo vincolo di rispettarne i valori fondanti, tra cui la non violenza.
Tra chi è entrato al MiTE c’era anche Laura: «mi spaventa di più l’idea di avere la fedina penale pulita ma la coscienza sporca» ci dice, raccontando che le autorità hanno reagito in modo duro all’irruzione. Gli attivisti sono stati prelevati dalle loro case e portati in commissariato, racconta, affermando che nei giorni successivi sono stati seguiti dalle forze dell’ordine ogni volta che uscivano di casa, «anche solo per fare la spesa».

Dopo quanto accaduto nell’edificio del Ministero la campagna non poteva fermarsi, ci spiega Laura, ma l’alta tensione e lo stretto controllo da parte delle autorità hanno impedito di organizzare altre azioni come blocchi e imbrattamenti: «serviva un cambio di strategia», ci dice, ed è arrivata così la decisione di dare inizio a uno sciopero della fame.

Un’iniziativa che ha sicuramente un impatto molto forte, e in questo caso anche un profondo significato simbolico. «Quella di non mangiare oggi è una scelta, per lo meno nella nostra società, ma fra pochi decenni può diventare una condizione inevitabile per molte persone perfino nel nostro Paese, che va incontro a fenomeni sempre più estremi e a un grave rischio di desertificazione». I primi campanelli d’allarme stanno già suonando: «il 2021 è stato definito “l’anno nero dell’agricoltura“, tra perdite enormi e un brusco aumento dei prezzi», ci spiega la giovane attivista.

Lo sciopero della fame anche a costo di rischiare la vita: «ho avuto paura, ma mi spaventa di più l’inazione»

Laura Zorzini non si è nutrita per 11 giorni.
Un’esperienza dura per chiunque e ancora di più per lei, che a causa di alcune patologie ha corso pericoli maggiori rispetto ai compagni: al sesto giorno è stata portata in ospedale e ha avuto spesso problemi per tachicardia e aritmia.
«Adesso va meglio», ci ha detto, «ma ho ancora degli strascichi».

Extinction Rebellion Laura Zorzini
Crediti: Ultima Generazione

L’esperienza di Laura nell’attivismo è iniziata prestissimo: è stata tra i primi esponenti di Fridays For Future in Friuli Venezia Giulia, ci racconta, e anche prima era attiva in diverse associazioni locali. Un’esperienza che l’ha formata ma non le ha dato le risposte che cercava: «ero molto frustrata, i metodi tradizionali non si sono rivelati efficaci – spiega -. Petizioni, cortei, sit-in autorizzati… sono sempre azioni inserite in un contesto istituzionale, non bastano».

Poi arriva Extinction Rebellion: il primo contatto con i suoi esponenti è avvenuto in Svizzera, dove si era recata per un evento con Fridays For Future ed è finita per prendere parte al suo primo blocco stradale. Lì, la sensazione di fare la cosa giusta: «stavo provocando un disagio, e mi dispiaceva, ma era necessario provocarlo e lo è ancora».

L’attivismo con Extinction Rebellion tra timori e solidarietà: «c’è chi ci minaccia, ma la paura più grande l’ho avuta con lo sciopero della fame»

Pur essendo molto giovane Laura ha già alle spalle una grande esperienza nell’attivismo. Un’esperienza che più di una volta l’ha portata a temere per la propria sicurezza.

Durante i blocchi stradali, ci racconta, «riceviamo molta solidarietà ma ci sono anche diverse persone che reagiscono in modo aggressivo. Spesso scendono dai propri mezzi e ci insultano o ci fanno male, ma più volte ho avuto paura per la mia sicurezza e per quella di chi era insieme a me soprattutto quando restano a bordo e, tenendo accesi i motori, minacciano di passare sui nostri corpi. Non puoi mai sapere se si spingeranno davvero oltre».

«La paura più grande, però, l’ho vissuta con lo sciopero della fame. Il mio corpo era al limite e mi sono sentita davvero a rischio». Ma non ci sono stati ripensamenti, assicura: «mi spaventa di più l’inazione».

Parteciperà anche Laura all’incontro di Extinction Rebellion con Cingolani, ma non ha aspettative in una risposta politica: «spero sia un momento collettivo di risveglio delle coscienze»

Tra gli attivisti che giovedì si confronteranno con il ministro Cingolani in un incontro pubblico ci sarà anche Laura, che va verso l’appuntamento con una visione decisamente disincantata della politica, ma spera sia l’occasione per informare più persone possibile.

«Non credo nella politica: se il governo non protegge i suoi cittadini, il contratto sociale viene meno. 

Vorrei che la popolazione potesse sapere come vanno le cose, spero che sia un momento collettivo di risveglio delle coscienze, in grado di contrastare la narrativa rassicurante di chi ci governa»

Il confronto con il ministro si snoderà attraverso alcune questioni chiave, cercando di far luce sulla situazione italiana e di rispondere al quesito che gli attivisti hanno posto al centro della campagna stessa “Siamo l’ultima generazione?“. Non è inserito nella scaletta in modo esplicito, ma vista la situazione si parlerà sicuramente anche dell’approvvigionamento dell’energia in relazione alla guerra in Ucraina, ci spiega Laura.

Infine, il ministro sarà chiamato a rispondere alla richiesta principale di Extinction Rebellion, ovvero l’istituzione di un’assemblea straordinaria che prevede l’estrazione a sorte di un certo numero di cittadini, rappresentativi di ogni fascia sociale e anagrafica e di tutto il territorio nazionale, chiamati a scrivere proposte di legge su una determinata materia dopo un periodo di formazione e confronto.

Una forma di «democrazia partecipativa meravigliosa», secondo Laura, e necessaria: «abbiamo bisogno di misure così drastiche che non possono essere portate avanti da chi ha interessi economici o di partito, con il bisogno di farsi votare», ci spiega. Alcuni esperimenti simili portati avanti all’estero «hanno già dimostrato che le persone si sentono responsabilizzate, e deliberano nell’interesse dei cittadini».

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Valeria Capettini

Iscritta all'ordine dei Giornalisti, faccio parte della squadra di Meteo Expert dal 2016: un'esperienza che mi ha insegnato tanto e mi ha permesso di avvicinarmi al mondo della climatologia lavorando fianco a fianco con alcuni dei maggiori esperti italiani in questo settore. La crisi climatica avanza, con conseguenze estremamente gravi sull’economia, sui diritti e sulla vita stessa delle persone. Un'informazione corretta, approfondita e affidabile è più che mai necessaria.

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