Iniziato processo Greenpeace-Energy Transfer. Molte preoccupazioni etiche sui giurati selezionati
La settimana scorsa ha preso il via un'importante causa legale tra Greenpeace USA e Energy Transfer, nota per il controverso Dakota Access Pipeline
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Il Dakota Access Pipeline (DAPL) è un oleodotto di circa 1.900 km progettato per trasportare petrolio dal North Dakota all’Illinois, attraversando diversi stati degli USA. Questa infrastruttura ha attirato l’attenzione non solo per il suo scopo commerciale, ma anche per le numerose controversie legate alla sua costruzione. Uno dei principali motivi di controversia riguarda il passaggio dell’oleodotto attraverso terre sacre dei Sioux di Standing Rock e lungo il fiume Missouri. Le tribù native hanno denunciato la violazione dei loro diritti, evidenziando il rischio di contaminazione delle fonti di acqua potabile e la potenziale distruzione di siti storici e culturali.
“La nostra terra è sacra, e non vogliamo che venga danneggiata per il profitto di pochi.” – Attivista Sioux
Il DAPL ha una capacità di trasporto di 470.000 barili di petrolio al giorno, il che solleva preoccupazioni significative riguardo ai rischi di perdite e inquinamento. Le conseguenze ambientali di una potenziale fuoriuscita potrebbero essere devastanti per gli ecosistemi locali e per le comunità circostanti. Nel periodo tra il 2016 e il 2017, migliaia di attivisti, ambientalisti e membri delle comunità indigene si sono radunati a Standing Rock per fermare la costruzione dell’oleodotto. Le manifestazioni sono state accolte con una risposta violenta da parte delle forze dell’ordine, che hanno utilizzato lacrimogeni e proiettili di gomma, portando a numerosi arresti e a una crescente tensione tra manifestanti e autorità.
Le posizioni politiche riguardo al DAPL sono cambiate con l’alternanza dei presidenti. Nel 2016, l’amministrazione Obama bloccò temporaneamente il progetto per rivedere le preoccupazioni ambientali. Tuttavia, nel 2017, Trump firmò ordini esecutivi per accelerare la costruzione dell’oleodotto. Infine, nel 2021, Biden ha deciso di mantenere attivo il DAPL, richiedendo però una revisione ambientale che potrebbe influenzare il suo futuro. Quest’anno Energy Transfer ha citato in giudizio Greenpeace per una somma stratosferica di 300 milioni di dollari, accusandola di diffamazione e di aver orchestrato attività illegali durante le manifestazioni del 2016-2017 contro l’oleodotto. Greenpeace, dal canto suo, respinge con forza queste accuse, etichettando la causa come un tentativo di soffocare l’attivismo e minacciare la libertà di parola e il diritto alla protesta pacifica negli Stati Uniti.
La Composizione della Giuria e le Preoccupazioni Etiche
Un elemento di discussione chiave è la composizione della giuria: oltre la metà dei giurati selezionati ha legami con l’industria dei combustibili fossili. Questa situazione solleva interrogativi significativi riguardo a possibili pregiudizi nel processo. Greenpeace ha richiesto un cambio di sede per garantire un processo giusto, ma finora tali richieste sono state respinte, alimentando ulteriormente le preoccupazioni sulla imparzialità del processo.
In un’iniziativa parallela, Greenpeace International ha avviato una causa nei Paesi Bassi contro Energy Transfer, accusandola di utilizzare cause legali infondate per silenziare l’organizzazione e minare le sue risorse finanziarie. Questa azione rappresenta un tentativo di sfruttare le nuove direttive dell’Unione Europea contro le cause strategiche contro la partecipazione pubblica (SLAPP), cercando di proteggere la libertà di espressione. Come affermato da un portavoce di Greenpeace, “Non possiamo permettere che la paura di ritorsioni legali freni la voce di chi lotta per un futuro sostenibile”.