L’eco-viaggio di Carola Farci, la professoressa sarda che si è presa un anno sabbatico per ripulire il Mare Mediterraneo. Ha già raccolto 3 tonnellate di rifiuti
C'è chi inquina ma anche chi ha trovato il coraggio di mollare tutto e attraversare l'Europa per fare qualcosa di concreto per il nostro Pianeta
In questo articolo vi voglio raccontare la storia di un viaggio, quello di Carola Farci, trentaduenne, dottoressa di ricerca in Letterature Comparate nelle scuole superiori di Cagliari; il 17 ottobre ha mollato tutto, salendo sulla sua macchina e si è presa un anno sabbatico con solo un’idea in testa: fare qualcosa per il Pianeta. Il suo infatti non è un viaggio qualunque ma un eco-viaggio, fatto in solitaria, con la sola compagnia della sua cagnolina Polly, un labrador. Sul suo profilo instagram dove il suo nickname è ecoprof.travel, c’è scritto “Io e Polly giriamo l’Europa per pulire il mare” e così stanno facendo. Ho avuto l’opportunità di intervistarla.
Come ti è venuta l’idea di questo eco-viaggio?
Il mio eco-viaggio più che da un’idea nasce da un’esigenza: quella di fare qualcosina in più per il Pianeta. La scorsa estate guardandomi intorno, pulendo la spiaggia di Cagliari, viaggiando in altre città marittime, ho visto un Mar Mediterraneo davvero sporco; in realtà non avevo idea di quanto lo fosse e me ne sono accorta solo durante il viaggio.
Perché hai pensato di partire in solitaria, accompagnata solo dal tuo cane Polly?
Non credo avrei tollerato una persona accanto per così tanti giorni.
Hai lasciato la scuola dove insegni e ti sei presa un anno sabbatico… partendo con la tua auto e la tua cagnolina. Non hai mai avuto momenti di sconforto? Voglia di rientrare a casa, alla tua vita di tutti i giorni?
Insegno italiano e storia alle superiori di Cagliari, all’Azuni, un professionale. In generale no, anche nei pochi momenti di malinconia ho sempre cercato di ricordarmi che un’esperienza del genere non ritorna e che dunque va vissuta appieno. Ho tutto il tempo che voglio per tornare alla mia vita di tutti i giorni.
Come scegli le città in cui andare? Ti eri fatta un planning oppure vai dove ti porta il cuore?
Né planning né cuore, vado dove mi porta l’ospitalità: in base alle persone che mi offrono da dormire, mi disegno il tragitto per il viaggio.
Come raccogli i rifiuti e cosa ne fai dopo? Sei in contatto con qualche azienda di riciclo?
I rifiuti li raccolgo semplicemente con guanti e buste. Niente di complesso. Ero partita con una pinza di quelle lunghe per raccogliere la spazzatura ma me l’hanno rubata in Grecia. L’ho ricomprata e mi si è rotta pochi giorni dopo. Dunque mi armo di mani e pazienza e raccolgo, sperando di fare almeno un po’ di attività fisica! Dopo li smaltisco in base alle regole del luogo. La triste realtà è che in molti Paesi non esiste neppure la raccolta differenziata e lo stesso smaltimento dell’indifferenziata (e parlo di realtà come i paesini dell’Albania e addirittura della Bulgaria, che ricordo a tutti che fa parte dell’UE) è estremamente complicato, con i cassonetti che vengono svuotati molto raramente. Per cui spesso ho dovuto caricare i vari bustoni recuperati, montarli nel tettuccio della mia utilitaria e fare chilometri alla ricerca di un cassonetto o di un cassonetto che non stesse straripando.
Quali sono i rifiuti più comuni?
La mia top three dei rifiuti comprende, senza dubbio: bottiglie di plastica (e rispettivi tappi), buste di plastica e polistirolo. Ma si trovano anche molte reti e lenze, poi lattine, indumenti, a volte giocattoli. Poi ci sono i rifiuti che io chiamo “endemici” che si trovano solo in un Paese o prevalentemente in un Paese rispetto agli altri. In Albania, ad esempio, sono i pannolini: montagne di pannolini usati. In Grecia e Turchia c’è una netta predominanza di polistirolo che però si trova un po’ ovunque. In Italia le mascherine si trovano in numero nettamente spropositato rispetto agli altri luoghi.
So che fai affidamento su applicazioni come Workaway, che offrono alloggio in cambio di lavoro, per trovare dove soggiornare: hai sempre rimediato qualcuno che ti ospitasse?
Questo viaggio non lo avrei potuto fare senza Workaway e Couchsurfing perché non mi sarei mai potuta permettere di dormire fuori tutte queste notti. Direi che mi hanno salvata in un buon 90% dei casi. Certo, è anche capitato di non trovare ospitalità e mi sono arrangiata tra ostelli, B&B economici o dormite in macchina.
Quanti Paesi hai toccato finora ma soprattutto sai dirmi quanta spazzatura hai raccolto?
Sono passata in 11 Paesi (Italia, Grecia, Turchia, Bulgaria, Macedonia, Kosovo, Albania, Montenegro, Bosnia, Croazia, Slovenia) pulendo le spiagge o, quando non era possibile, i fiumi. Su questi ultimi in particolare bisognerebbe accendere un bel riflettore, perché sono terribilmente sporchi e tutto ciò che c’è lì dentro, se non si escogita una soluzione rapidamente e universalmente, finisce in mare. Quando son partita ero convinta avrei raccolto circa una tonnellata di rifiuti. Invece sono arrivata a 3.
Quali posti in cui hai viaggiato ti sono sembrati “più puliti”? I peggiori?
I luoghi più puliti e non stupisce, sono la Croazia e la Slovenia (in realtà in quest’ultima son stata davvero troppi pochi giorni per giudicare ma quel poco che ho visto l’ho trovato positivo). La maglia nera spetta invece all’Albania. Ma la triste realtà è che non c’è stato luogo in cui non abbia trovato rifiuti: tutto è inquinato. L’ambiente è così pieno di spazzatura che non la vediamo più.
Pensi sia possibile inculcare nelle persone una corretta consapevolezza ambientale?
È possibile ed è necessario. Servono delle ore apposite a scuola (il generico “educazione civica” non basta). Lo dico da docente di italiano e da dottoressa di ricerca in letteratura: oggi è più importante sapere dove si butta l’olio esausto che conoscere i Promessi Sposi. Perché la letteratura è la cosa più bella che l’uomo abbia mai creato, ma continuando così non avremo più un Pianeta in cui insegnarla. Lo stesso vale per tutte le altre materie: oggi la priorità è l’ambiente. Ed è talmente tanto prioritario che procedere a livello scolastico è fondamentale ma non sufficiente, perché non potrà essere la prossima generazione a salvarci, non abbiamo tutto questo tempo. Servono leggi e tutele: la Legge Salva Mare è un ottimo passo avanti, ma al contempo serve bandire il polistirolo delle cassette del pesce, regolamentare in maniera nettamente più rigida la pesca, multare senza pietà chiunque butti qualcosa in mare, attivare dei commissari straordinari statali che controllino l’operato dei Comuni nelle spiagge, incentivare i cittadini a raccogliere i rifiuti (al momento se un cittadino raccoglie rifiuti senza previa autorizzazione può essere multato), tassare la fast fashion, disincentivare gli acquisti compulsivi e incoraggiare, invece, un’economia circolare. In una frase: cambiare il nostro stile di vita. Ora e subito.
Qual è la prima cosa che farai appena tornata a casa?
Senza la benché minima ombra di dubbio: una doccia e nanna.
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