COP27, António Guterres: serve siglare un patto storico, il Patto di Solidarietà Climatica
L'anno scorso le Nazioni hanno deciso per un aiuto di 40 miliardi di dollari l'anno entro il 2025
La COP27 ha preso il via a Sharm El-Sheikh e in questa prima settimana si entrerà nel vivo dei negoziati centrati principalmente sul tema Perdite e Danni, il “Loss and Damage“.
I Paesi in via di sviluppo stanno subendo i danni più ingenti e irreversibili provocati dalla crisi climatica, crisi innescata dai Paesi più ricchi. Per questo motivo stanno chiedendo una compensazione dei danni subiti alle Nazioni responsabili delle emissioni e dell’inquinamento alla base del riscaldamento globale.
L’anno scorso le Nazioni hanno deciso per un aiuto di 40 miliardi di dollari l’anno entro il 2025 per aiutare i Paesi più poveri nel processo di adattamento alla crisi climatica. Ma secondo una stima dell’ONU, questa cifra è meno di un quinto di quello di cui i paesi in via di sviluppo avrebbero bisogno, e per questo cresce la richiesta di finanziamenti separati per far fronte alle conseguenze dei disastri climatici.
COP27 al via: “l‘umanità può scegliere se cooperare o morire, se siglare il Patto di Solidarietà Climatica o il Patto di Suicidio Collettivo”
Nel suo discorso di apertura, António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, si è rivolto direttamente al Presidente dell’Egitto Al-Sisi e al Presidente della COP27 Sameh Shoukry, e alle altre cariche che parteciperanno alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici chiedendo di siglare un patto storico, il Patto di Solidarietà Climatica tra economie emergenti e sviluppate. “Il Patto in cui ogni Paese fa uno sforzo in più per ridurre le emissioni in questo decennio, il Patto in cui le Nazioni più ricche e le Istituzioni Finanziarie Internazionali forniscano assistenza tecnica e finanziaria alle economie emergenti per accelerare la transizione energetica verso le rinnovabili”; “un Patto per mettere fine alla dipendenza dai combustibili fossili e alla costruzione di impianti a carbone, uscire dal carbone entro il 2030 nei Paesi OECD e nel 2040 nel resto del Mondo”; “un Patto che possa fornire a tutti energia universale, conveniente e sostenibile”; “un Patto che possa unire economie emergenti e Paesi sviluppati attorno ad una strategia comune, per poter contribuire tutti con capacità e risorse per il beneficio dell’umanità“.
Antonio Guterres ha sottolineato come Stati Uniti e Cina, le due economie più importanti, abbiano una responsabilità maggiore nel trovare un accordo e rendere questo Patto possibile. Per poter raggiungere gli obiettivi climatici, “questa è la nostra unica speranza” – ha aggiunto Guterres.
“L’umanità ha di fronte a sé una scelta: cooperare o morire, il Patto di Solidarietà Climatica o il Patto di Suicidio Collettivo“
“Questa Conferenza ONU ci ricorda che la risposta sta nelle nostre mani. Ma il tempo passa, stiamo lottando per le nostre vite e stiamo perdendo: le emissioni di gas serra continuano ad aumentare, così come le temperature, e il nostro Pianeta sta raggiungendo punti di non ritorno che faranno scoppiare un caos climatico irreversibile” ha detto Guterres. “La guerra in Ucraina, il conflitto nel Sahel, le violenze e l’instabilità di altri posti costituiscono una crisi terribile, piaga del Mondo di oggi. Ma il cambiamento climatico viaggia su un altra sequenza temporale e con una grandezza diversa: è il problema determinante della nostra epoca, è la sfida centrale del nostro secolo. È inaccettabile, oltraggioso e controproducente metterlo in secondo piano“.
“L’attività umana è la causa del problema climatico. L’azione umana deve essere la soluzione. Azione per ristabilire l’ambizione, e azioni per ricostruire la fiducia, soprattutto tra Nord e Sud“. “Tutti i paesi del G20 devono accelerare la loro transizione ora, in questo decennio: i paesi sviluppati devono prendere l’iniziativa“.
“Abbiamo un disperato bisogno progredire nell’adattamento, per costruire la resilienza alla distruzione provocata dal cambiamento climatico. Oggi circa tre miliardi e mezzo di persone vivono in paesi altamente vulnerabili agli impatti del clima“.
Quello deciso alla COP26 era solo “il primo passo“, aggiunge. “Abbiamo bisogno di una tabella di marcia” perché la necessità di misure di adattamento “è destinata ad aumentare a 300 miliardi l’anno entro il 2030. “Metà della finanza climatica deve confluire nell’adattamento“.
Ma allo stesso tempo – spiega – “non è possibile adattarsi al crescente numero di eventi catastrofici che stanno già causando sofferenza enorme nel Mondo. Gli impatti letali del cambiamento climatico sono qui e ora. Perdite e danni non possono più essere nascosti sotto il tappeto. È un imperativo morale. È una questione fondamentale di solidarietà internazionale e giustizia climatica. Coloro che almeno hanno meno contribuito alla crisi climatica stanno subendo un vortice seminato da altri. Questo è il motivo per cui chiedo la copertura universale dei sistemi di allerta precoce nei prossimi cinque anni. Ed è per questo che chiedo a tutti i governi di tassare gli extra profitti delle compagnie di combustibili fossili. Reindirizziamo questi soldi alle persone alle prese con l’aumento dei prezzi di cibo ed energia e ai Paesi che subiscono perdite e danni causati dalla crisi climatica“.
“La buona notizia – conclude – è che sappiamo cosa dobbiamo fare e abbiamo gli strumenti finanziari e tecnologici per poterlo fare. Ora è tempo che le Nazioni si uniscano nell’implementazione [di queste strategie]; è tempo di una solidarietà internazionale“. “Non dimentichiamo che la guerra alla natura è di per sé una massiccia violazione dei diritti umani. Abbiamo bisogno di tutti per un’azione climatica più rapida e audace. La finestra d’opportunità rimane aperta, ma rimane solo un sottile raggio di luce. La lotta globale per il clima sarà vinta o persa in questo decennio, sotto la nostra sorveglianza. Una cosa è certa: chi si arrende perderà sicuramente. Quindi combattiamo insieme e vinciamo. Per gli 8 miliardi di membri della nostra famiglia umana e per le generazioni a venire“.