Per le grandi banche la crisi climatica non esiste: aumentano gli investimenti nei combustibili fossili
L'emergenza globale dovuta al virus COVID-19 ha causato anche il crollo del prezzo del petrolio e il trend potrebbe rallentare
Per le grandi banche di investimento mondiali la crisi climatica in atto non esiste. I colossi finanziari continuano senza sosta a investire nei combustibili fossili dopo l’Accordo di Parigi, con una nuova impennata nel 2019. Lo rivela il report Banking on Climate Change 2020, redatto da diverse Ong come Rainforest Action Network, BankTrack, Indigenous Environmental Network e Oil Change International.
L’accordo, firmato nel 2015, prevede, com’è noto, una riduzione dell’utilizzo dei combustibili fossili per contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1,5° gradi centigradi rispetto al periodo pre-industriale. Le industrie del petrolio e del gas nel loro complesso sono responsabili di circa metà delle emissioni globali di CO2.
Le grandi banche di investimento sembrano aver letteralmente ignorato il patto e hanno continuato senza sosta a investire, immettendo nel settore circa 2,7 miliardi di dollari ossia più del doppio del Pil della Spagna, come riporta il quotidiano “La Vanguardia”.
La banca americana JP Morgan Chase è stato il più grande finanziatore di combustibili fossili nei quattro anni successivi all’accordo, investendo oltre 250 miliardi di dollari in servizi finanziari per estrarre petrolio, gas e carbone e in società attive nel fracking e nella ricerca di petrolio e gas nell’Artico.
La stessa JP Morgan, pochi mesi fa, aveva redatto un documento ad uso interno in cui per la prima volta si definiva la crisi climatica come una minaccia globale per la stessa sopravvivenza dell’umanità. “La crisi climatica- si legge- avrà un impatto sull’economia mondiale, sulla salute umana, sulle risorse idriche, sulle migrazioni e sulla sopravvivenza di altre specie sulla Terra. Non possiamo escludere esiti catastrofici per l’umanità”, afferma il documento, risalente al 14 gennaio 2020. Il documento “segreto” fu poi pubblicato in esclusiva dal Guardian grazie a Rupert Read, un portavoce di Extinction rebellion.
Ma Jp Morgan continua a puntare sui combustibili fossili ed è in buona compagnia. Il report ha analizzato 35 tra le principali banche di investimento globali, arrivando a dimostrare, dati alla mano, che i finanziamenti per le aziende legate all’estrazione dei combustibili fossili sono aumentati di quasi il 40% solo nell’ultimo anno. Tra le grandi banche compare anche l’italiana Intesa San Paolo che dal 2016 al 2019 ha messo sul piatto finanziamenti per circa 12 miliardi di dollari. L’emergenza globale dovuta alla pandemia del Covid19 potrebbe cambiare le carte in tavola. Il crollo del prezzo del petrolio in atto in queste settimane potrebbe rischiare infatti di mettere in discussione gli investimenti delle grandi banche nel settore dei combustibili fossili.