La crisi energetica (l’energy crunch) che sta affrontando in primis l’Europa, ma anche Asia e Nord America, si sta traducendo in un aumento delle bollette e del costo della benzina. Il prezzo dell’energia aumenta perché legato a quello del gas: «è importante che le persone sappiano che abbiamo prezzi elevati dell’energia perché il prezzo del gas sta aumentando drasticamente», ha spiegato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante una conferenza stampa a Tallin, e il motivo di questo rialzo è dovuto «all’aumento della domanda globale a causa della ripresa economica» e dal fatto che «le forniture non stanno aumentando allo stesso modo». Per questo, ha detto von der Leyen, «siamo molto grati che la Norvegia stia aumentando la sua produzione, ma lo stesso non è il caso per esempio della Russia».
Il prezzo del gas è aumentato di sei volte in meno di un anno, passando dai 16 euro a megawatt per ora di gennaio, a 96 euro di fine settembre. Molti i motivi alla base: lo stoccaggio di gas quest’anno in Europa è molto inferiore alla media degli ultimi 10 anni, il clima più freddo ad inizio anno ha contribuito ad esaurire il gas in stoccaggio, l’aumento dei prezzi nel periodo primavera-estate, le basse disponibilità dalla Norvegia per problemi di manutenzione, la riduzione dell’energia proveniente da altre fonti come l’eolico, e l’aumento della domanda di gas da altri Paesi del Mondo, coma la Cina.
E gli elevati costi dell’energia si traducono a cascata, non solo sulle bollette, ma anche su un aumento dei costi per le aziende che necessitano di una grande quantità di elettricità per la produzione, ad esempio, di fertilizzanti, acciaio, vetro e altri materiali.
Le conseguenze della crisi energetica stanno avendo conseguenze anche sul piano politico. L’Unione Europea sta infatti valutando nuove strategie energetiche, che magari le permettano di avere una maggiore indipendenza e nel rispetto delle politiche climatiche per poter raggiungere gli ambiziosi obiettivi del Green Deal. Ad oggi, infatti, l’Europa dipende per il 90% dalle importazioni di gas e per il 97% per quelle di petrolio. La Russia è il più grande fornitore di gas dell’UE (circa il 50%) – tra l’altro accusato di aver manipolato i prezzi – mentre il resto arriva principalmente da Norvegia e Algeria.
«I prezzi dell’elettricità sono alti a causa dei prezzi del gas e dobbiamo esaminare la possibilità di separare questi due elementi all’interno del mercato perché abbiamo un’energia molto più economica, come ad esempio le rinnovabili», ha detto Ursula von der Leyen. Secondo la Commissione europea servono 350 miliardi di euro di investimenti extra nel settore dell’energia per raggiungere l’obiettivo del 2030, e altri 130 miliardi per gli altri obiettivi ambientali. Questo dibattito, tra l’altro, sta sollevando il problema del nucleare, se considerarlo o meno una fonte pulita di energia, decisione che la Commissione, visti i disaccordi tra gli stati membri, ha rimandato a fine anno.
Per raggiungere le emissioni zero nel 2050 bisogna modificare il settore dell’energia, che oggi è responsabile di un tre quarti delle emissioni globali di CO2, e di un terzo di quelle del G7. In un rapporto, appena pubblicato dalla IEA, l’Agenzia Internazionale dell’Energia, è stato individuato un piano che potrebbe fare raggiungere ai Paesi del G7 questo obiettivo, limitando al massimo i costi.
L’energia solare e eolica dovrà aumentare dai 75 GW del 2020 ai 230 GW nel 2030, raggiungendo il 60% della fornitura di energia dei Paesi del G7 entro il 2030 (un salto in avanti di 12 punti percentuali rispetto alle politiche attuali). Allo stesso tempo il G7 dovrà portare avanti il processo di decarbonizzazione dell’elettricità, che al contempo creerà molte opportunità di lavoro, con una richiesta di 2.6 milioni di posti di lavoro nei Paesi del G7 nei prossimi 10 anni a fronte di una perdita di 0.3 milioni di posto di lavoro degli impianti a combustibili fossili.