L’Italia potrebbe sostituire tutto il gas proveniente dalla Russia nel 2025: nei prossimi 3 anni, infatti, grazie all’energia derivante dalle rinnovabili, dal pieno uso delle infrastrutture esistenti e dal miglioramento dell’efficienza energetica, potremmo avere la capacità strutturale per fare a meno del gas russo. Questa la conclusione dell’ultimo rapporto realizzato da Ecco, Think Tank italiana sul cambiamento climatico.
Adottare una strategia precisa e basata sulle rinnovabili è la chiave per svincolarsi dal gas della Russia, per cui l’Italia dall’inizio della guerra ha dato al Cremlino l’equivalente di 3 miliardi di euro.
Le strategie di diversificazione identificate dal Governo permetterebbero di raddoppiare gli standard metri cubi delle importazioni russe (29 miliardi di standard metri cubi o smc), portandoli a 59 miliardi di smc. Questo però porterebbe l’Italia ad avere il doppio dei costi d’infrastruttura e “intrappolerebbe il sistema italiano nel gas per un lungo periodo (effetto lock-in), entrando in contraddizione con gli obiettivi di decarbonizzazione”.
Ma nelle misure indicate dal Governo non sono state incluse le misure e direttive di efficienza energetica nazionali e internazionali, e intervento come l’ecobonus e il superbonus. E mancano anche i contributi dei programmi europei Fit for 55 e RepowerEU.
Solo grazie all’efficientamento energetico, l’Italia potrebbe “risparmiare” 2,3 miliardi di smc di gas russo nel 2025. A questo si potrebbero aggiungere 6,9 miliardi di smc derivanti da ulteriori misure di efficienza. La riduzione del riscaldamento e dell’uso del condizionatore per uso domestico e pubblico potrebbe contribuire con circa 5-7 miliardi di smc. Quest’ultima mossa da sola potrebbe permetterci di sostituire il 24% delle importazioni di gas russo.
Le rinnovabili sono l’unica opzione percorribile, ma l’Italia è ferma
Le rinnovabili potrebbero portarci altri 9-15 miliardi di smc. Ma solo seguendo gli obiettivi del Fit for 55. Si tratta di una strategia fondamentale per uscire dalla dipendenza energetica dal gas russo e perseguire gli obiettivi climatici, ma che si scontra con la capacità del Governo di autorizzare il contingente necessario di impianti, per circa 50 GW.
Secondo l’analisi “la mancanza di un impegno preciso quantitativo di sviluppo delle rinnovabili nel sistema elettrico è, insieme alla totale mancanza dell’efficienza, la maggiore debolezza di tutto l’impianto della risposta alla crisi russa“. “Lo sviluppo delle rinnovabili non è riconosciuto come un’infrastruttura indispensabile allo sviluppo e sicurezza nazionale e per la quale deve essere trovato lo spazio e la modalità di inserimento nel territorio”.
Manca la volontà, manca un piano d’azione, manca uno snellimento delle procedure di autorizzazione. E volendo di spazio ne abbiamo: l’Italia potrebbe produrre altri 48 GW di energia solare, con impianti fotovoltaici su una superficie di 480 km2 pari allo 0,16% del territorio nazionale e a 1% delle aree industriali dismesse e quelle agricole non utilizzate.
“Gli obiettivi rinnovabili – si legge nel rapporto – potranno essere raggiunti solo a fronte di una determinazione a rimuovere gli attuali ostacoli alle autorizzazioni, dovuti massimamente alla rinuncia da parte del Governo di assumersi le responsabilità di sviluppo delle rinnovabili”.
A mancare sono anche agevolazioni o incentivi per famiglie e imprese per l’efficienza e decarbonizzazione dei processi produttivi. Si tratta di misure che oggi ammontano a 20 miliardi di euro, e che “rischiano di diventare insostenibili e risultano insufficienti a mitigare l’aumento dei prezzi, in particolare per le classi più vulnerabili”.