Energia rinnovabile al 100 per cento? L’Italia può farcela, uno studio rivela come
Un nuovo studio conferma che l'Italia può raggiungere il 100 per cento di energia rinnovabile entro il 2035, ma deve agire subito. Serve la volontà politica
Tra i passaggi imprescindibili per ridurre e azzerare le emissioni, in linea con gli impegni che l’Italia e l’Europa si sono assunte per contrastare la crisi climatica, c’è la decarbonizzazione del sistema elettrico. Ovvero, raggiungere il 100% di energia rinnovabile e smettere di produrre emissioni per generare energia.
Secondo i dati di Terna, nel 2021 l’energia rinnovabile ha coperto circa il 36 per cento del fabbisogno totale dell’Italia. La strada da fare appare quindi piuttosto lunga, per un Paese ancora strettamente legato alle fonti fossi e in particolare al gas.
Tuttavia, secondo quanto promesso un anno fa dal G7, il tempo stringe: per rispettare gli impegni l’Italia dovrebbe infatti decarbonizzare “in massima parte” il proprio settore elettrico entro il 2035.
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100% energia rinnovabile: si può fare
Per raggiungere entro il 2035 un approvvigionamento di energia rinnovabile al 100 per cento l’Italia dovrà affrontare una trasformazione su vasta scala. Un obiettivo ambizioso ma raggiungibile secondo un nuovo studio, che ha esaminato gli scenari e le strategie necessarie.
La ricerca, presentata a Roma lunedì 12 giugno, è stata commissionata da Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia e realizzata dal think tank ECCO e Artelys.
Gli obiettivi chiave dell’Italia includono l’aumento della produzione di energia rinnovabile, come quella solare e l’eolica, l’implementazione di tecnologie avanzate di storage dell’energia e l’elettrificazione dei settori che attualmente dipendono da combustibili fossili. Il rapporto sottolinea che questa transizione richiederà un impegno significativo a livello di politiche, investimenti e infrastrutture.
«Anche in Italia la transizione energetica verso una base completamente rinnovabile del sistema elettrico è ampiamente possibile e con tecnologie già disponibili», sottolinea il Direttore Esecutivo di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio. «Combattere la crisi climatica implica soprattutto un cambio di paradigma energetico: occorre elettrificare progressivamente gli usi dell’energia e produrre idrogeno da rinnovabili ove necessario. Si può fare, si deve fare. Chi continua a negarlo, si attesta su posizioni ideologiche a conservazione del sistema fossile».
La rotta da seguire
Decarbonizzare il settore elettrico dell’Italia richiederà investimenti importanti e cambiamenti significativi. Tra gli elementi chiave, lo studio individua:
1. Rapido incremento della capacità rinnovabile
Secondo il rapporto, sarà necessario un incremento di oltre 90 GW rispetto alla capacità installata nel 2021. Ciò implica un cambiamento di passo significativo rispetto agli attuali livelli di installazione annua di capacità rinnovabile, che dovrebbe aumentare di circa otto volte. L’obiettivo è raggiungere circa 250 GW di capacità installata rinnovabile entro il 2035.
2. Flessibilità del sistema
Serviranno soluzioni che consentano di gestire l’offerta e la domanda energetica a livello giornaliero, settimanale e stagionale. Questa flessibilità sarà ottenuta attraverso un mix di tecnologie, inclusa la flessibilità della domanda, gli accumuli energetici, lo sviluppo delle reti e l’utilizzo degli elettrolizzatori.
3. Riduzione dell’uso di combustibili fossili
L’uso di gas naturale e carbone per la generazione di energia dovrà essere ridotto in modo drastico, ma alcuni impianti di generazione termoelettrica potrebbero ancora essere utilizzati con alimentazione a idrogeno e biogas.
Sfide e opportunità
La transizione verso un sistema elettrico decarbonizzato presenta sfide e difficoltà significative. Non basterà, infatti, investire nella capacità di produrre energia rinnovabile da fonti come il solare e l’eolico.
Una delle criticità principali riguarda la stabilità della rete elettrica durante la transizione, minacciata dalla produzione intermittente dell’energia rinnovabile. Questo – avvertono gli esperti – richiederà l’implementazione di tecnologie avanzate di storage dell’energia, come batterie ad alta capacità e sistemi di accumulo idroelettrici.
Tuttavia, il rapporto evidenzia anche le numerose opportunità che derivano da una transizione completa verso un sistema elettrico decarbonizzato. Tra i principali vantaggi, l’analisi evidenzia lo sviluppo di tecnologie innovative e la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore delle rinnovabili, la riduzione delle importazioni di combustibili fossili e la diminuzione delle emissioni di gas serra, con il miglioramento della qualità dell’aria e della salute pubblica.
Lo scenario di decarbonizzazione del sistema elettrico italiano entro il 2035, proposto nel rapporto di eccoclimate.org, rappresenta un obiettivo ambizioso ma raggiungibile. La transizione verso un sistema elettrico a basse emissioni di carbonio richiederà investimenti significativi, ma porterà vantaggi a lungo termine per l’ambiente, l’economia e la sicurezza energetica dell’Italia. È necessario un impegno congiunto da parte dei decisori politici, delle imprese e dei cittadini per realizzare questa visione di un futuro sostenibile ed ecologicamente responsabile.
Il ruolo della politica
Naturalmente, la politica gioca un ruolo chiave per raggiungere il 100 per cento di energia rinnovabile entro il 2035 e al più basso costo possibile.
Tra le mosse fondamentali individuate dagli esperti troviamo l’allineamento del PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) agli obiettivi di decarbonizzazione; accelerare e semplificare il processo di autorizzazione per gli impianti rinnovabili e per le infrastrutture necessarie per supportarli; facilitare la diffusione dei contratti di commercializzazione dell’energia di nuovi impianti rinnovabili a lungo termine; promuovere l’efficienza energetica e la gestione della domanda di energia; aggiornare il sistema di incentivi per i gestori di rete; eliminare gli investimenti non in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione.
«Ai numeri sulla potenza di nuovi impianti rinnovabili, necessità di accumuli, domanda flessibile e potenziamento della rete, che offrono un’indicazione quantitativa per l’aggiornamento del PNIEC al 2030, il lavoro accompagna una raccolta di raccomandazioni di policy per fare esplodere gli investimenti e raccogliere i benefici in termini di sviluppo, uscita dal gas e occupazione», sottolinea Matteo Leonardi, co-fondatore e direttore delle politiche nazionali di ECCO. «Non solo numeri, ma soprattutto la necessità di assicurare politiche coerenti con gli obiettivi. La mancanza di un governance sul clima, di meccanismi di monitoraggio e correzione delle politiche, a partire dal processo autorizzativo, ha determinato uno sviluppo ridicolo delle rinnovabili negli ultimi anni. Le perdite di tale ritardo sono cifre a nove zeri».
«La ricetta c’è, gli ingredienti anche: ora serve la volontà politica», avverte il presidente di WWF Italia, Luciano Di Tizio.
La versione integrale dello studio è disponibile a questo link.