Energia solare, settore in totale crisi negli USA: oltre 300 progetti bloccati da una investigazione
A rischio centinaia di aziende, migliaia di posti di lavoro e la possibilità di raggiungere gli obiettivi climatici
In un momento storico che dovrebbe vedere la nascita spedita di nuovi impianti rinnovabili, negli USA il settore dell’energia solare è stato letteralmente messo in attesa a causa di una investigazione del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. L’investigazione, richiesta da una petizione della compagnia Auxin Solar, riguarda aziende cinesi che potrebbero aver aggirato le tariffe americane, spostando i componenti per la fabbricazione di pannelli solari attraverso Paesi del Sud-Est asiatico.
Industria dell’energia solare “congelata”: l’intero settore è bloccato da una investigazione
Una situazione che ha mandato in crisi esistenziale l’intero settore dell’energia fotovoltaica statunitense, del valore di 10 miliardi di dollari. Tutto per una petizione lanciata da una relativamente piccola azienda, la Auxin Solar, che aveva come unico obiettivo la promozione della manifattura americana.
Questa procedura ha di fatto però bloccato tutto il settore mettendo oltre 300 progetti in attesa o addirittura a rischio di annullamento. Ad esempio, in Vermont un progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico, con 60 chilometri quadrati di pannelli solari, è stato messo in pausa. Nel Maine un impianto fotovoltaico in via di costruzione non può essere completato. In Texas, un progetto che stava per entrare in fase di costruzione, è stato posticipato di almeno 1 anno: porterebbe elettricità a oltre 10 mila abitazioni.
Ma non sono solo i progetti a subire uno stop: a rischio ci sono compagnie, aziende, fornitori, costruttori e decine se non centinaia di migliaia di lavoratori. Secondo la Solar Energy Industries Association (SEIA) sono 318 i progetti di impianti solari bloccati dal procedimento e centinaia di aziende coinvolte, che stanno considerando di cessare la propria attività, con il licenziamento dei dipendenti. Nel settore del solare americano lavorano oltre 200 mila persone.
E’ dal 2012 con l’amministrazione Obama che gli Stati Uniti applicano una tassazione maggiore ai componenti di pannelli solari provenienti dalla Cina. Lo scopo era quello di disincentivare l’acquisto di componenti cinesi e promuovere la capacità manifatturiera americana. L’amministrazione Trump aveva deciso di aumentare le tariffe su particolari componenti cinesi, e Biden a febbraio ha deciso di prolungare questa misura.
Per ovviare a questa situazione e per evitare problemi, quindi, molte aziende americane hanno acquistato pannelli da Paesi del Sud-Est Asiatico. Ma secondo l’azienda Auxin Solar alla base ci sarebbe comunque la manifattura nonché la proprietà intellettuale di aziende cinesi.
L’accusa mossa a queste aziende che ha dato il via all’investigazione per ora non è stata ancora supportata da prove concrete. Ciononostante, per paura di tariffe retroattive, sono state bloccate gran parte delle importazioni di pannelli di silicio monocristallino e altri componenti da Cambogia, Malesia, Tailandia e Vietnam. Da queste 4 Nazioni arriva l’82% dei moduli solari utilizzati negli Stati Uniti.
Il blocco delle importazioni di materiali da questi 4 Paesi potrebbe avere conseguenze a cascata su tutto il settore, e ritardare la crescita delle rinnovabili prevista dal governo Biden per frenare la crisi climatica. L’anno scorso negli Stati Uniti sono stati installati circa 24 gigawatt di pannelli solari, ma solo un quinto è stato prodotto in America.
A rischio non solo aziende e lavoratori, ma anche gli obiettivi climatici
«L’intero settore è praticamente congelato» ha commentato Leah Strokes al Guardian, scienziata politica dell’Università della California. Le conseguenze stanno già riguardando molte aziende e molti lavoratori, ma questa situazione mette a rischio anche gli obiettivi climatici.
Biden ha deciso di impegnarsi nel contrastare la crisi climatica attraverso la sottoscrizione di importanti obiettivi climatici, che includono anche una sostanziale accelerazione delle installazioni di impianti fotovoltaici. Per rispettare gli obiettivi entro il 2030 gli Stati Uniti devono almeno dimezzare le proprie emissioni rispetto ai livelli del 2005. Secondo le proiezioni della SEIA entro il 2030 la produzione di energia dal solare negli Stati Uniti avrebbe potuto raggiungere il 30% del totale. Ma l’investigazione in atto sta mettendo tutto in forse.
Questa investigazione sta «minando la decisione di includere l’energia rinnovabile negli obiettivi primari di sviluppo» fatta dall’amministrazione Biden, ha spiegato al Guardian Nick Bullinger COO dell’azienda solare Hecate Energy. «L’investigazione sta avendo un effetto catastrofico sul settore dell’energia rinnovabile, e causando un aumento dei prezzi dell’elettricità. Ogni giorno che passa con questa investigazione, la Nazione aumenta il suo ritardo nel raggiungimento degli obiettivi climatici».
Secondo la Solar Energy Industries Association, lo stop all’installazione di nuovi pannelli solari dovuto all’investigazione potrebbe provocare 364 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 aggiuntive entro il 2035, pari alle emissioni annuali di 97 centrali a carbone.
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