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Il pellet inquina 3 volte più di petrolio e carbone: quanto ne consuma l’Italia?

Una ricerca statunitense mette in forte discussione il ruolo sostenibile della produzione energetica generata da biomassa legnosa

Il pellet inquina quasi 3 volte più di petrolio e carbone. A stabilirlo è una ricerca condotta negli Stati Uniti da scienziati dell’Institute for the Environment dell’Università del Nord Carolina e pubblicata sulla rivista scientifica Renewable Energy. Quindi gli impianti per la produzione di energie elettrica e riscaldamento alimentati da biomassa legnosa – legna, cippato e pellet -, inquinano di più rispetto a quelli che bruciano combustibili fossili tradizionali.

Il pellet inquina più dei combustibili fossili tradizionali: il ruolo sostenibile della produzione energetica derivante da biomassa legnosa è fortemente messo in discussione

La ricerca americana ha dunque messo fortemente in discussione il ruolo sostenibile della produzione energetica generata da biomassa legnosa. Secondo le stime, infatti, la quantità di sostanze inquinanti emessa è quasi 3 volte superiore a petrolio e carbone, per l’esattezza 2,8.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, gli impianti a biomassa producono energia complessiva pari all’1,3% del fabbisogno nazionale, con una percentuale di emissioni inquinanti compresa tra il 3 e il 17%. Secondo la ricerca, sarebbero circa 2,3 milioni gli americani che vivono nel raggio di 2 km dagli impianti di biomassa e quindi particolarmente esporti agli effetti nocivi. Si tratta perlopiù delle popolazioni meno abbienti e che hanno difficoltà ad accedere alle cure ospedaliere.

La moderna bioenergia, negli ultimi anni, è stata descritta come un combustibile ponte nella transizione verso fonti energetiche sostenibili. Eppure – sottolinea la ricerca scientifica -, la combustione della biomassa produce sostanze nocive sia per la salute, come il particolato fine, sia quelle che influenzano il riscaldamento globale.

Tra i combustili basati su biomasse il pellet è quello meno inquinante una volta bruciato, ma lo studio prende in esame anche il processo di produzione

Come spiega su Repubblica Ettore Guerriero dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr, il pellet tra le biomasse legnose è quello che inquina meno all’atto della combustione. Essendo sminuzzato, con bassa umidità e un basso contenuto di ceneri rispetto alle altre biomasse legnose, produce una combustione con meno particolato.

La ricerca statunitense prende in considerazione però anche il processo di produzione del pellet, vale a dire la trasformazione da legna a pellet, che risulta particolarmente inquinante poiché richiede diverse fasi che consumano energie e risorse. Essendo prodotto principalmente da segatura e trucioli di legno compressi – spiega Guerriero -, ma anche da altri residui vegetali, va da sé che questi materiali vanno raccolti selezionati, essiccati, triturati e pressati in piccoli cilindri. Ogni processo richiede macchinari, energia, acqua e quindi produce emissioni e rifiuti. Quindi il processo di produzione del pellet ha un pesante impatto ambientale, molto più delle altre biomasse legnose. La ricerca infatti stabilisce che negli Stati Uniti gli inquinanti abbiano superato almeno di due volte la soglia di concentrazione consentita dalle agenzie statali per la qualità dell’aria.

In Europa e Italia cosa succede?

L’Unione Europea risulta essere leader globale nella produzione del pellet con una produzione di 20,6 milioni di tonnellate nel 2022, seguita dagli Stati Uniti con una produzione di 14,3 milioni di tonnellate. Gli europei sono inoltre i maggiori consumatori di pellet con oltre 24 milioni di tonnellate consumate nel 2022, su un totale mondiale di 46 milioni di tonnellate. L’Italia si trova al secondo posto dopo la Germania.

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Redazione

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