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Nucleare: la Germania chiude le sue centrali ma la Ue vuole includerlo tra le fonti pulite

La Germania dice no al nucleare. Il Paese ha infatti chiuso tre delle sue ultime sei centrali nucleari in servizio. Entro il 2022 poi chiuderanno altre centrali e il processo di smantellamento, molto lungo e complicato, dovrebbe concludersi entro il 2040. Il tutto si situa nel solco della volontà di abbandono di questa fonte energetica in forma definitiva. Gli ultimi tre impianti in funzione si trovano in Baviera, Baden-Wuerttemberg e Bassa Sassonia.
In questi primi giorni del 2022 sono state chiuse le centrali nucleari di Brokdorf (Schleswig-Holstein), Grohnde (Bassa Sassonia) e Gundremmingen (Baviera). In particolare la centrale di Grondhe è stata tra le più potenti del mondo con una produzione di circa 410 miliardi di kilowatt/ora. In Germania rimarranno in funzione solo due impianti per la produzione di combustibile nucleare destinato all’esportazione. La volontà di porre fine all’utilizzo dell’energia nucleare, già espressa dall’ex cancelliera Angela Merkel, deriva anche dall’onda emotiva suscitata dal disastro di Fukushima del 2011, con il terremoto e il successivo tsunami.

La Ue invece apre al nucleare: è tra le energie “pulite”

Proprio in queste ore è arrivata la notizia della volontà dell’Unione Europea di aprire alla possibilità di inserire il nucleare tra le fonti di energia pulita, con l’obiettivo di accelerare il percorso verso un’Europa a emissioni zero. La Commissione Ue ha infatti elaborato una bozza di piano che potrebbe entrare in vigore dal 2023, soltanto se riceverà l’approvazione della maggioranza degli Stati membri.

L’Europa su questo delicato tema resta divisa. Soltanto poche settimane fa il presidente francese Emmanuel Macron aveva presentato un piano di investimenti da 30 miliardi di euro per favorire il rilancio dell’economia francese. L’obiettivo principale del piano denominato Francia 2030 è quello di “reinventare il nucleare”, costruendo nuove centrali ad alta efficienza per la produzione di energia elettrica.

E l’Italia? Il leader della Lega Matteo Salvini ha subito rilanciato proponendo un referendum per reintrodurre il nucleare nel nostro Paese. Il Nobel per la Fisica Giorgio Parisi in una recente intervista al Corriere della Sera aveva usato parole chiare: “un ritorno al nucleare è una questione da valutare di Paese in Paese, ma da escludere in Italia a causa dell’alta densità di popolazione, perché se Chernobyl fosse avvenuta in Val Padana avrebbe provocato milioni di morti”.
Intanto rimane ancora senza soluzioni il problema di trovare un’area per il deposito nazionale delle scorie nucleari. Nessuno dei 67 potenziali candidati infatti è disposto ad accogliere l’impianto.

Secondo il report “Nuclear Power in a Clean Energy System” pubblicato dalla International Energy Agency (IEA) nel maggio 2019, negli ultimi 50 anni il nucleare ha contribuito a ridurre le emissioni di CO2 di una quantità equivalente a due anni di emissioni globali da parte dell’intero settore energetico. Ma negli ultimi anni la frazione di energia elettrica prodotta dal nucleare – pari al 10% nel 2018 – è andata diminuendo, trainata da quanto è accaduto nei paesi industrializzati, dove le aggiunte di nuova capacità sono state ridotte al minimo e molte centrali, ormai vecchie, sono in fase di dismissione.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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