Di recente la politica italiana è tornata a parlare più spesso della possibilità di un ritorno al nucleare, ma secondo un nuovo report della coalizione 100% Rinnovabili Network – che include associazioni ambientaliste, docenti universitari, ricercatori e rappresentanti del mondo delle imprese – sarebbe una scelta poco conveniente anche per quanto riguarda i costi dell’energia elettrica in Italia.
Secondo l’analisi, infatti, i costi complessivi di produzione e gestione del nucleare superano di gran lunga quelli delle energie rinnovabili, come fotovoltaico ed eolico, mettendo in evidenza le criticità economiche e ambientali di una scelta che appare ormai obsoleta per il nostro Paese.
I costi del nucleare a confronto con le rinnovabili
Secondo il World Energy Outlook 2024 dell’Agenzia Internazionale per l’Energia, il costo di generazione dell’energia da nuove centrali nucleari in Europa sarebbe di 170 $/MWh, contro i 50 $/MWh del fotovoltaico e quella dell’eolico onshore di 60$/MWh e quella dell’eolico offshore pari a 70 $/MWh.
La differenza è sostanziale: l’energia solare costa 3,4 volte meno del nucleare, quella eolica onshore 2,8 volte meno. Questi dati tengono conto dei costi di costruzione, funzionamento, manutenzione e smantellamento degli impianti.
Oltre ai costi diretti, il nucleare presenta ulteriori oneri significativi legati alla gestione delle scorie radioattive, alla bonifica dei siti contaminati e allo smantellamento delle centrali. In Europa, si stimano costi tra i 422 e i 566 miliardi di euro per la gestione dei rifiuti radioattivi, escluso lo smantellamento degli impianti. Solo in Italia, il deposito nazionale dei rifiuti ad alta e media radioattività – che il nostro Paese sta ancora aspettando – richiederà almeno 8 miliardi di euro.
Anche la proposta di adottare piccoli reattori (Small Modular Reactor, SMR) non rappresenta una soluzione economicamente vantaggiosa. Secondo il World Nuclear Industry Status Report 2024, l’energia generata da questi reattori risulterebbe più costosa rispetto a quella dei reattori tradizionali. Inoltre, gli SMR non sono ancora stati realizzati in nessun Paese occidentale, il che rende questa tecnologia non solo costosa ma anche piuttosto incerta.
Il modello francese, spesso citato come esempio di successo, presenta in realtà gravi problemi finanziari. Il rapporto di 100% Rinnovabili Network riporta che EDF, la società che gestisce il parco nucleare francese, è stata nazionalizzata nel 2023 a causa di una crisi di debito, con un costo di oltre 9 miliardi di euro per i contribuenti.
Secondo il report, l’Italia potrebbe soddisfare il proprio fabbisogno energetico al 100% con fonti rinnovabili entro il 2050, sfruttando solare, eolico, idroelettrico, geotermico e biomasse. La discontinuità di produzione delle fonti rinnovabili può essere superata combinando diverse tecnologie di accumulo, come batterie, sistemi idraulici e termici, e idrogeno verde. Nonostante i costi iniziali di queste tecnologie, il minor costo di generazione delle rinnovabili le rende economicamente più vantaggiose rispetto al nucleare.
Un ritorno al nucleare in Italia sarebbe insomma insensato, sia dal punto di vista economico che ambientale. La costruzione di centrali richiederebbe enormi investimenti ma anche molto tempo, anni preziosi nella lotta contro i cambiamenti climatici che stanno già avendo impatti sempre più catastrofici nel mondo e nel nostro Paese. In questa situazione di emergenza, il focus dovrebbe essere posto sull’accelerazione dello sviluppo delle fonti rinnovabili, che rappresentano una soluzione più sostenibile e conveniente per il futuro energetico del Paese. Come sottolinea 100% Rinnovabili Network, è necessario investire in tecnologie innovative e sistemi di accumulo per garantire una transizione energetica efficace e duratura.
Il rapporto può essere consultato a questo link.