UE verso lo stop al petrolio russo: le 10 proposte di Greenpeace per ridurre la dipendenza dal greggio
L'Europa si prepara a colpire la Russia con un nuovo pacchetto di sanzioni, sul piatto anche l'addio al petrolio: ma quanto ne importiamo da Mosca? Tutti i dati e le misure necessarie a ridurre i consumi
Dalla Russia non importiamo solo gas, ma anche – tra le altre cose – una fetta importante del petrolio che arriva in Europa. La Russia è il terzo produttore mondiale di greggio, dopo Stati Uniti e Arabia Saudita, e vende gran parte del suo petrolio proprio all’Europa.
Un rapporto del centro studi della ong Transport&Environment basato sui dati Eurostat del 2020 rivela che l’UE importa praticamente tutto il greggio che consuma (il 97 per cento) e un quarto arriva dalla Russia (il 26 per cento circa).
Mentre da Mosca non arrivano segnali di distensione, Bruxelles si prepara in queste ore a colpirla con sanzioni più dure. Secondo gli ultimi aggiornamenti il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia sarà varato entro questa settimana, e includerà anche lo stop graduale alle importazioni di petrolio.
Se dire addio al petrolio russo non è certo facile, si tratta di una mossa che può infliggere un duro colpo alle finanze di Mosca. Secondo i dati resi noti dalla Banca mondiale, la Russia guadagna dall’esportazione del greggio il triplo di quanto ricava dal gas: si stima un totale di circa 179 miliardi di dollari all’anno, di cui 104 provenienti da Unione Europea e Regno Unito.
L’UE paga alla Russia quasi 200 milioni di euro al giorno solo per le importazioni di petrolio, fa sapere Transport&Environment.
A livello nazionale, l’addio al petrolio russo peserebbe in modo piuttosto diverso sugli Stati membri. Il Paese che ne dipende maggiormente è la Slovacchia, che prende dalla Russia quasi l’80 per cento del greggio. Seguono la Finlandia, la Polonia e la Lituania, che superano il 65 per cento. L’Italia risulta tra le nazioni che importano una percentuale minore di petrolio russo (il 12,5%).
La maggior parte del petrolio che raggiunge l’Unione Europea viene utilizzato per i trasporti (65%), specie per quelli su strada.
Il decalogo di Greenpeace per ridurre la dipendenza dal petrolio della Russia
Un’analisi pubblicata da Greenpeace Central Eastern Europe ha evidenziato una serie di misure da applicare al settore dei trasporti per ridurre il consumo di petrolio e le importazioni dalla Russia. Secondo l’associazione, la loro attuazione permetterebbe all’Unione Europea anche di tagliare le emissioni di gas serra nell’atmosfera: si stima una riduzione di 144 milioni di tonnellate all’anno, pari a quelle prodotte da 93 milioni di automobili.
«Ogni giorno il nostro sistema di trasporto dipendente dai combustibili fossili alimenta la guerra della Russia in Ucraina. Per sostenere la pace, l’Europa deve fermare le importazioni di petrolio russo il più rapidamente possibile, adottando nell’immediato misure per ridurne il consumo», dichiara Federico Spadini, campagna trasporti di Greenpeace Italia. «I governi europei devono impegnarsi per liberare la mobilità da tutte le fonti fossili, ovunque siano estratte. Solo un sistema di trasporto completamente libero dal petrolio e da false soluzioni potrà garantire un futuro verde e di pace».
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