Taglio alle emissioni: tre Paesi dei “Grandi Quattro” in linea con gli obiettivi climatici
Cina, Unione Europea e India, tre dei quattro grandi Paesi per emissioni di gas serra, oggi sono in linea con il processo di decarbonizzazione
In tutto quello che sta accadendo, arrivano segnali incoraggianti sul fronte delle emissioni: almeno 3 dei 4 grandi Paesi per emissioni di gas serra (Cina, India, Unione Europea e Stati Uniti) fanno progressi più velocemente di quanto previsto dagli obiettivi nazionali e dagli NDC (Nationally Determined Contribution, promesse dei governi per la riduzione delle emissioni in ambito globale) nella transizione ecologica ed energetica verso fonti pulite e rinnovabili. A questa conclusione è arrivato un rapporto realizzato dalla Energy & Climate Intelligence Unit (ECIU), organizzazione senza scopo di lucro che sostiene il dibattito informato sui temi dell’energia e del cambiamento climatico nel Regno Unito.
Emissioni: Cina, UE e India accelerano nel processo di decarbonizzazione
Quello che è successo negli ultimi 3 anni, la pandemia, l’invasione russa in Ucraina e la conseguente crisi energetica, ci hanno fatto capire qual è il costo politico ed economico di una dipendenza da merci la cui produzione è intrinsecamente cartellizzata. Questa presa di coscienza ha scosso un po’ tutto il Mondo, e molti Paesi hanno deciso finalmente di puntare su fonti di energia rinnovabili, la cui produzione di energia risulta ad oggi meno influenzabile da fattori esterni.
In realtà anche il mercato delle rinnovabili oggi è nelle mani di pochi soggetti: se parliamo ad esempio di terre rare, materiali necessari per la produzione di pannelli e turbine, la Cina ha oggi il pieno controllo del mercato. Per far fronte a questa condizione, molti Paesi stanno cercando soluzioni alternative per costruire una filiera di produzione interna, con il recupero di materiali dal riciclo.
Ma nel frattempo, la grande notizia è che questa accelerazione verso fonti rinnovabili ci permetterà di ridurre significativamente le emissioni del settore energetico, specie in 3 dei 4 Paesi con più alte emissioni (Cina, UE e India). Il quarto Paese sono gli Stati Uniti. In questo modo India, UE e Cina sono infatti in linea con gli obiettivi climatici nazionali e internazionali.
La Cina fa passi avanti molto in fretta: arrivano segnali incoraggianti nonostante gli NDC
La Cina, in particolare, da sola genera tra un terzo e un quarto delle emissioni globali, è una potenza economica e industriale, la seconda più grande economia del pianeta. L’NDC della Cina prevede una graduale decarbonizzazione della sua economia per almeno il 65% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005, con raggiungimento del net zero (emissioni zero) entro e non oltre il 2060. Obiettivi però che secondo il Climate Action Tracker non risultano essere in linea con l’obiettivo di frenare il riscaldamento globale alla soglia degli 1,5 gradi, anzi: provocherebbero un aumento della temperatura globale di 3-4 gradi. Il fatto però, che le promesse fatte dalla Cina siano già in qualche modo superate dai fatti, è un punto di partenza incoraggiante.
La Cina ha installato oltre 260 GW di capacità di generazione di energia eolica, più del doppio degli Stati Uniti d’America e più di un quarto del totale mondiale. Lo rivelano i dati del Global Energy Monitor. La capacità di generazione dal solare è in una situazione simile. Con 130 GW, ancora una volta, la Cina ha la maggiore capacità installata al Mondo, un quinto della capacità totale globale, tre volte superiore a quella del suo rivale più vicino, gli Stati Uniti. E tutta la nuova capacità installata da inizio del 2022 (55 GW) rende la Cina in linea con i suoi obiettivi, anzi viaggia con un po’ di anticipo. Il suo progresso risulta quindi “incoraggiante” secondo gli esperti.
Gli Stati Uniti fanno progressi, ma sono sotto la sufficienza
Dopo l’amministrazione Trump, Biden ha faticato per rimettere gli Stati Uniti in pista nella lotta al cambiamento climatico. Gli USA sono rientrati nell’Accordo di Parigi nel 2021 e il presidente Biden ha rilanciato con un NDC più ambizioso, con una riduzione delle emissioni del 50-52% entro il 2030. Si tratta di un salto in avanti, a parole, ma che di fatto non è del tutto sufficiente con l’obiettivo climatico globale, che prevede un taglio del 57-63% delle emissioni degli Stati Uniti per restare negli 1,5 gradi.
Gli Stati Uniti sono secondi solo alla Cina per dispiegamento di energia solare ed eolica, e si prevede che potrebbero generare fino all’85% della propria energia da fonti rinnovabili entro il 2030.
Molto viene fatto negli Stati Uniti anche a livello di città e singoli stati, un contributo importante nella transizione ecologica per l’abbattimento delle emissioni. La California, ad esempio, la quinta economia più grande del mondo, si è recentemente impegnata con 54 miliardi di dollari per raggiungere l’impegno climatico del “net zero” entro il 2045: un record per quanto riguarda la spesa pubblica che è stato anche accompagnato da una regolamentazione per limitare nuove perforazioni per l’estrazione di petrolio e gas.
L’Unione Europea con la transizione energetica prende tre piccioni con una fava
L’invasione della Russia in Ucraina ha contribuito al senso di urgenza dell’Unione Europea verso una transizione energetica ed ecologica, e una maggiore indipendenza. In questo contesto i Paesi hanno deciso di impegnarsi con obiettivi climatici ed energetici nuovi, proseguendo nell’implementazione di tutte le misure necessarie, che includono l’efficienza energetica, le rinnovabili, il trasporto elettrico, il riscaldamento, l’idrogeno. E questo viene fatto con decisioni a livello anche aziendale e individuale, decisioni che accelerano il progresso.
Per gli europei, il passaggio più rapido possibile verso energia pulita fornisce ora risposte a tutti obiettivi della politica energetica. Soddisfa infatti tutti e tre gli elementi del “trilemma“: sicurezza energetica, decarbonizzazione e basso costo. Oltre ad offrire altri vantaggi, come nuovi posti di lavoro, sviluppo di industrie importanti e l’indipendenza della politica estera.
Come effetto di questa mobilitazione generale nella ricerca di fonti alternative, specie rinnovabili, permettono all’UE di aumentare la propria ambizione e di solidificare tutte le politiche necessarie per la transizione, anche se tutto questo non si legge ancora negli impegni climatici dell’Unione Europa. Ma presto, questa situazione potrebbe permettere all’UE di poter ambire a NDC più grandi.
La scelta da fare, per la politica dei Paesi dell’UE è piuttosto semplice ma purtroppo non scontata. Ridurre il prima possibile la dipendenza dal gas e dal altri fonti fossili permette di ridurre le bollette, eliminare la necessità di pacchetti di supporto, smettere di acquistare dalla Russia, garantire l’indipendenza energetica, permettere alle compagnie europee di competere nella corsa a fonti di energia pulita contro la sempre maggiore forza asiatica e, in ultimo, centrare gli obiettivi climatici.
Prendere la strada sbagliata a questo bivio manterrebbe bollette alte per i prossimi anni, creando la necessità di sussidi ricorrenti, favorendo una maggiore insicurezza energetica, inchiodando i Paesi ad una “nuova dipendenza” e compromettendo ogni progresso verso il raggiungimento degli obiettivi climatici.
India sulla giusta strada per tagliare le emissioni, ma a quale ritmo?
L’India sta trasformando il settore elettrico, puntando tutto sul rinnovabile, principalmente sul solare. La generazione di elettricità dal carbone sta diventando sempre meno conveniente perfino per compensare la variabilità del solare e dell’eolico, un ripiego che verrà definitivamente messo da parte con l’uso di batterie di accumulo. Anche gli investimenti finanziari oggi puntano sulla transizione ecologica.
Si prevede che la generazione da rinnovabili aumenti del 250% nell’arco del prossimo decennio. La transizione seguirà una convenienza economica, questa volta, vantaggiosa anche per l’ambiente: i costi di costruzione di un nuovo impianto fotovoltaico e di batterie di accumulo oggi è molto inferiore persino ai costi di gestione di una centrale a carbone già esistente. Investire nel solare è anche un modo per creare una catena di approvvigionamento alternativa a quella che oggi detiene la Cina.
L’India ha l’obiettivo di installare 570 GW di rinnovabili entro il 2032: oggi ne ha solo 165 GW, ma i tassi di nuove installazioni che sta raggiungendo sono in linea con quanto annunciato.
Però, bisogna dire anche che le centrali a carbone sono ancora in funzione, ne stanno costruendo di nuove, e stanno ampliando anche le miniere. Ma secondo gli esperti il carbone sta diventando sempre più debole, rispetto alla crescita forte delle rinnovabili: entro il 2032 il carbone potrebbe rispondere ad una domanda di 363 GW, mentre l’elettricità da fonti non fossili potrebbe generare 590 GW. Una prospettiva che quindi decreta l’abbandono progressivo del carbone in favore di fonti pulite a basse emissioni. E il taglio delle emissioni avverrà anche nell’ambito dei trasporti, con una elettrificazione delle auto e delle moto. Secondo gli esperti, quindi, nonostante ci sia una certezza rispetto alla transizione energetica ed ecologica, non è ancora chiaro quale sia il suo ritmo.