Tassonomia, dal Parlamento UE un primo stop all’inclusione di gas e nucleare tra le “fonti verdi”. Cosa succede adesso
Da Strasburgo un primo no alla proposta di Bruxelles per includere gas e nucleare nella tassonomia verde dell'UE, ora si attende la votazione della plenaria a inizio luglio
Martedì 14 giugno a Strasburgo i deputati delle Commissioni agli affari economici e all’ambiente si sono opposti all’inclusione di gas e nucleare nella tassonomia.
La proposta era stata portata avanti dalla Commissione europea, che aveva trovato l’accordo per inserire queste fonti di energia tra quelle considerate “verdi” nella cosiddetta tassonomia, una sorta di lista delle attività e degli investimenti sostenibili dal punto di vista ambientale.
Sei gli obiettivi identificati per la redazione della lista:
- mitigazione del cambiamento climatico, ovvero ridurre le emissioni di gas serra per contrastare l’aumento della temperatura media globale;
- adattamento alla crisi climatica, che identifica le azioni necessarie a far fronte agli effetti ormai inevitabili;
- utilizzo sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine;
- transizione verso una economia circolare;
- prevenzione dell’inquinamento;
- protezione e restauro degli ecosistemi e della biodiversità.
Sul piatto non c’è una semplice “etichetta verde”: includere o meno alcuni tipi di attività e investimenti nella tassonomia può fare davvero la differenza. Chi conduce attività che rientrano nella tassonomia verde, o chi fa investimenti nei settori da questa previsti, ha infatti accesso ai fondi e ai finanziamenti che secondo il Green deal europeo spetteranno alla cosiddetta finanza sostenibile.
Nucleare e gas nella tassonomia, il primo no del Parlamento europeo
I deputati delle Commissioni competenti (ambiente e affari economici) si sono espressi con 76 voti favorevoli, 62 contrari e 4 astenuti per adottare un’obiezione alla proposta della Commissione di includere tra le attività sostenibile quelle dell’energia nucleare e del gas.
«I deputati riconoscono il ruolo del gas nucleare e fossile nel garantire un approvvigionamento energetico stabile durante la transizione verso un’economia sostenibile», specificano in una nota. Tuttavia, sottolineano, «ritengono che gli standard di screening tecnico proposti dalla commissione a sostegno della loro inclusione non rispettino i criteri per le attività economiche ecosostenibili di cui all’articolo 3 del regolamento sulla tassonomia».
Come hanno sottolineato gli eurodeputati, la tassonomia si limita a rendere chiaramente identificabili le attività e gli investimenti sostenibili, evitando che finanziamenti destinati alla sostenibilità vengano sottratti ai settori realmente green. Ma non implica alcun vincolo: «gli Stati membri continuano a essere liberi di decidere il proprio mix energetico e gli investitori possono continuare a investire come desiderano, poiché non vi è alcun obbligo per gli investitori di investire esclusivamente in attività economiche che soddisfano criteri specifici».
«Putin e gli inquinatori perdono un voto chiave», ha commentato Greenpeace Italia. Secondo Ariadna Rodrigo, campagna finanza sostenibile di Greenpeace EU, «gli eurodeputati si sono schierati oggi al fianco dell’Ucraina, votando per non alimentare più con altri soldi la macchina da guerra di Putin e per non peggiorare la crisi climatica».
Cosa succede adesso?
Dopo il primo no delle Commissioni competenti, la palla adesso resta a Strasburgo. Sarà ancora il Parlamento europeo, infatti, a doversi pronunciare sulla questione, ma stavolta riunito in plenaria. L’appuntamento è tra meno di un mese: la risoluzione verrà votata durante la sessione plenaria del Parlamento, in programma dal 4 al 7 luglio. Se la maggioranza assoluta dei deputati si oppone alla proposta della Commissione relativa all’inclusione di gas e nucleare tra le fonti di energia sostenibili, questa dovrà essere modificata o ritirata.
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