Australia, campagne di disinformazione per screditare l’influenza della crisi climatica
Gli incendi sono per la stragrande maggioranza di natura dolosa o accidentale, salvo rari casi di combustione spontanea, questo è un dato di fatto, ma le condizioni climatiche in cui riversa l’Australia (periodi siccitosi duraturi e temperature elevate) hanno favorito la diffusione dei roghi, le condizioni meteorologiche del periodo hanno a loro volta alimentato le fiamme ostacolandone lo spegnimento.
L’Australia deve fare i conti con due problematiche: la possibile esistenza di piromani (la notizia dei 183 piromani è stata smentita – leggi qui ) e l’emergenza climatica non mitigata con nessuna politica di adattamento (recentemente l’Australia si è classificata al 57° posto su 57 paesi per le azioni sul cambiamento climatico, di mitigazione e adattamento).
Negli ultimi giorni la rete ha visto il prolificarsi di account che, attraverso post, enfatizzano la particolarità dolosa come causa unica del disastro ambientale epocale che sta vivendo l’Australia. L’hashtag di riferimento è #ArsonEmergency. Un professore dell’Università del Queensland, il dott.Timothy Graham ha esaminato i contenuti che seguono questo hashtag su Twitter, analizzando 1.340 tweet, 1.203 dei quali unici, pubblicati da 315 account. L’analisi ha evidenziato la presenza di un numero decisamente elevato di account simili a bot e troll. La pubblicazione del risultato di questa analisi si deve al The Guardian, al quale il professore ha rilasciato una intervista in cui dichiara che è in corso una vera e propria campagna di disinformazione atta al fine di screditare il legame tra incendi boschivi e crisi climatica.
Al contempo, non mancano account sospetti che seguono post con l’hashtag #australiafire e #bushfireaustralia e errori grossolani come i post che definiscono questa immagine, virale, come una “foto” e non come l’elaborazione di una immagine grafica in 3D.
ok so the latest Bad Bushfires Map doing the rounds makes the mistake of re-rendering grids from the FIRMS map into a heat map, instead of using points and scaling correctly pic.twitter.com/hDpWpzhOYi
— Nick Evershed (@NickEvershed) January 6, 2020
Di fronte a quello che sta accadendo, potremmo dire che un errore di forma o di comunicazione grossolano non può essere il sassolino che fa cadere la montagna dell’evidenza. Invece al giorno d’oggi ogni piccolo sassolino può far cadere evidenze grandi oltre 5 milioni di ettari dominati dalle fiamme nelle menti confuse degli utenti. Il meccanismo della disinformazione si innesca polarizzando le opinioni e creando dei flussi di informazioni incontrollabili, riducendo la capacità dei cittadini di distinguere la verità anche di fronte a quella che potrebbe sembrarci una evidenza.