Cambiamento climatico o crisi climatica? Il Guardian cambia la sua style guide
Il quotidiano britannico ha deciso di pubblicare nella pagina dedicata alle previsioni meteo anche i livelli della CO2
Il Guardian ha deciso di aggiornare la sua style guide, ovvero la linea guida linguistica seguita dai giornalisti, per introdurre termini che possano descrivere in modo più accurato la crisi ambientale che sta affrontando il Pianeta. Al posto di “cambiamento climatico” verrà utilizzato in modo preferenziale “emergenza climatica” o “crisi climatica”. A “global warming” si preferirà “global heating”, la cui sfumatura semantica è difficilmente traducibile in italiano, ma che comunque enfatizza l’urgenza del problema. Secondo Katharine Viner, caporedattrice del Guardian, il termine “climate change” risulta avere sfumature troppo gentili e passive, quando invece siamo di fronte a un fenomeno potenzialmente catastrofico per l’intera umanità. Inoltre scienziati, climatologi ed anche i meteorologi del Met Office stanno già cambiando la loro terminologia, utilizzando parole più forti per descrivere la situazione climatica che stiamo vivendo.
Già lo scorso settembre il segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha parlato chiaramente di “crisi climatica” aggiungendo che siamo di fronte a una diretta minaccia per la vita. Sulla stessa posizione è anche lo scienziato Hans Joachim Schellnhuber, climatologo, fondatore del Potsdam Institute for Climate Impact Research ed ex presidente del Consiglio consultivo tedesco sui cambiamenti globali.
Il Guardian ha aggiornato anche altri termini per descrivere l’attuale crisi ambientale globale. Bisogna preferire “fauna selvatica” rispetto a “biodiversità”, “popolazioni di pesci” anziché “riserve di pesci” e soprattutto occorre parlare di “negazionisti delle scienze del clima” piuttosto che di “scettici”.
Il Guardian ha anche deciso di aggiungere nelle sue pagine dedicate alle previsioni meteorologiche i dati con il livello aggiornato delle emissioni di CO2. Si tratta di una scelta importante e coraggiosa, fatta per alzare l’attenzione dei lettori su quanto danno l’attività umana stia causando al clima. La proposta è arrivata da Daniel Sharf, un lettore del quotidiano inglese che ha chiesto un segnale incisivo per rendere più capillare e diffusa l’informazione sulla crisi climatica in atto. Il direttore del Guardian ha subito messo in atto questa proposta perché si tratta di uno strumento utile per aiutare le persone a capire che la crisi climatica non è un problema del futuro, ma una questione che va affrontata ogni giorno.
Il Guardian dallo scorso mese di aprile pubblica, nelle pagine dedicate alle previsioni meteo, i dati aggiornati riportati dal Mauna Loa Carbon count, il punto di riferimento globale della Noaa per il conteggio delle emissioni di CO2 nell’atmosfera.