Il tema del loss and damage, perdite e danni, è tra i nodi cruciale di questa COP27. I Paesi del Sud del mondo affermano da anni che i Paesi ricchi e industrializzati hanno la responsabilità morale e finanziaria di pagare i danni fisici e le perdite economiche che stanno già affrontando a causa del cambiamento climatico. La multinazionale delle assicurazioni AON stima che le perdite economiche globali dovute a disastri naturali solo nel 2022 ammontano già a 227 miliardi di dollari.
Domenica scorsa, all’apertura della conferenza, è arrivata una prima svolta diplomatica. Per la prima volta, infatti, tutti i paesi hanno concordato di discutere “disposizioni di finanziamento” per perdite e danni nell’agenda ufficiale.
Poi sono arrivati piccoli ma significativi gesti politici come quello di Nicola Sturgeon, la premier della Scozia, che l’anno scorso è diventato il primo Paese a offrire denaro per perdite e danni, la quale ha promesso altri 5,7 milioni di dollari, portando l’impegno totale della Scozia a 7,7 milioni di dollari.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ieri per la prima volta ha avallato l’idea di un finanziamento per perdite e danni. Nel frattempo, la Germania ha annunciato 170 milioni di dollari per perdite e danni e il Belgio 2,5 milioni di euro, in particolare destinati al Mozambico, che l’anno scorso ha subito enormi perdite a causa delle piogge estreme.
Anche l’Austria ha annunciato 50 milioni di dollari per perdite e fino ad ora, dunque, solo cinque paesi europei – Austria, Scozia, Belgio, Danimarca e Germania – si sono impegnati ad affrontare il tema dei danni climatici.
Antonio Guterrez, segretario Generale delle Nazioni Unite, ha affermato riguardo al tema del loss and damage che la COP27 deve concordare una tabella di marcia chiara che rifletta la portata e l’urgenza della sfida. “È un imperativo morale e una questione di solidarietà e giustizia climatica”, ha ribadito.
The impacts of climate change are here now, and the loss & damage they cause can no longer be ignored.#COP27 must agree on a clear, time-bound roadmap reflective of the scale and urgency of the challenge.
It’s a moral imperative and a question of solidarity & climate justice pic.twitter.com/YEJXFd7QFF
— António Guterres (@antonioguterres) November 7, 2022
Ieri invece sono intervenuti i rappresentanti dei Paesi che chiedono l’istituzione di un meccanismo volto alla riparazione dei danni provocati dalla crisi climatica. Non sono ancora intervenuti i paesi contrari, o che cercano di evitare di affrontare la questione, cioè quelli ricchi. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, fino ad oggi alle prese con le elezioni di Mid Term, dovrebbe arrivare a breve in Egitto e prenderà senza dubbio una posizione sul tema. Fino ad oggi, in ogni caso, l’ obiettivo principale degli Usa è quello di fornire finanziamenti per il clima sotto forma di prestiti, non di sovvenzioni.
Secondo un recente rapporto commissionato da 55 paesi molto vulnerabili alla crisi climatica (il gruppo V20), i danni da loro subiti negli ultimi vent’anni ammontano a 525 miliardi di dollari.
Loss and damage: la proposta della premier delle Barbados
La premier delle Barbados Mia Mottley ha proposto una tassa del 10% sui profitti delle grandi aziende produttrici: questa mossa avrebbe contribuito per 37 miliardi alla finanza per il clima nei soli primi 9 mesi di quest’anno. Il calcolo è basato sui profitti delle 15 major (ENI inclusa) ed equivale più o meno alle perdite economiche dell’alluvione in Pakistan. “Crediamo che gli attori non-statali, le compagnie dell’oil & gas e coloro che le agevolano devono essere coinvolti attraverso una convocazione speciale da adesso alla Cop28”, ha affermato la premier Mottley.
“Come possono società che hanno ottenuto 200 miliardi di utili negli ultimi tre mesi non aspettarsi di dover contribuire almeno con dieci cents per ogni dollaro di profitto nel Fondo per le perdite e i danni” legati al clima? ha chiesto retoricamente la premier aggiungendo che “questo è quello che la nostra gente si aspetta”.
La piccola alleanza insulare AOSIS (39 membri) vuole un fondo concordato in questa COP e stabilito entro il 2024, una posizione sostenuta dal presidente del Ghana che è anche presidente del Forum sulla vulnerabilità climatica (CVF) di 58 nazioni.