Dalla COP29 in corso a Baku, in Azerbaigian, arrivano notizie piuttosto sconcertanti. Secondo un rapporto del Kick Big Polluters Out (KBPO), sono almeno 1773 i lobbisti di gas e petrolio presenti all’evento.
Come per i colloqui sul clima della COP28 dello scorso anno a Dubai, alla COP29 è stato concesso l’accesso a un numero significativamente maggiore di lobbisti delle fonti fossili rispetto a quasi tutte le delegazioni nazionali: i 1773 lobbisti dei combustibili fossili registrati a Baku sono superati solo dalle delegazioni inviate dall’Azerbaigian, paese ospitante (2229), dal Brasile, paese ospitante della COP30 (1914), e dalla Turchia (1862).
🚨 Breaking!
🕴️Today we uncover that there are more than 1770 fossil fuel lobbyists are attending #COP29 – more than delegates from all climate vulnerable nations combined.Read all about it here: https://t.co/eOw6ssuY2z#kickbigpollutersout pic.twitter.com/9YEWKvrBBe
— Corporate Europe Observatory (CEO) (@corporateeurope) November 15, 2024
La coalizione Kick Big Polluters Out ha analizzato linea per linea l’elenco provvisorio dei partecipanti alla COP29 ed è emerso che i lobbisti dei combustibili fossili hanno ricevuto più pass per la COP29 di tutti i delegati delle 10 nazioni più vulnerabili per il clima messe insieme (1033), sottolineando come la presenza dell’industria stia nullificando quella di coloro che sono in prima linea nella crisi climatica.
Un gran numero di lobbisti dei combustibili fossili ha avuto accesso alla COP come parte di un’associazione di categoria. Otto dei 10 gruppi commerciali con il maggior numero di lobbisti provengono dal Nord del mondo. Il più grande è stato l’International Emissions Trading Association, che ha portato 43 persone, tra cui i rappresentanti dei grandi inquinatori TotalEnergies e Glencore.
Il Giappone ha portato il gigante del carbone Sumitomo come parte della sua delegazione; il Canada ha acquistato i produttori di petrolio Suncor e Tourmaline; il Regno Unito ha portato 20 lobbisti e l’Italia ha portato i dipendenti dei giganti dell’energia Eni ed Enel.
Chevron, ExxonMobil, Bp, Shell ed Eni, che hanno portato un totale di 39 lobbisti.
Nnimmo Bassey, membro della Health of Mother Earth Foundation, ha dichiarato: “La presa della lobby dei combustibili fossili sui negoziati sul clima è come un serpente velenoso che si avvolge intorno al futuro stesso del nostro pianeta. Dobbiamo smascherare il loro inganno e intraprendere un’azione decisiva per eliminare la loro influenza e fargli pagare le loro infrazioni nei confronti del nostro pianeta. È ora di dare priorità alle voci di coloro che si battono per la giustizia e la sostenibilità, non agli interessi degli inquinatori”.