Emissioni di gas serra: il monitoraggio dallo spazio potrebbe costituire una svolta
Dopo la conclusione della COP27 che ha visto fallire di fatto l’obiettivo della riduzione delle emissioni rimane lo sconcerto. Occorrono politiche e strumenti per consentire di ridurre drasticamente le emissioni di gas serra che, dopo il calo dovuto ai blocchi e ai lockdown della pandemia, sono tornate drammaticamente ad aumentare nel 2022 arrivando a livelli record. La CO2 è il principale gas serra che guida il cambiamento climatico. La combustione di combustibili fossili per la produzione di elettricità, il riscaldamento degli edifici, l’industria e i trasporti ha fatto aumentare la CO2 nella nostra atmosfera ben oltre i livelli naturali.
Il monitoraggio delle emissioni è di fondamentale importanza per capire come agire ed è possibile effettuarlo anche dallo spazio.
Attualmente, la comunicazione delle emissioni di CO2 viene effettuata principalmente tenendo conto della massa di combustibili fossili acquistati e utilizzati, quindi calcolando le emissioni previste, non le effettive misurazioni della CO2 atmosferica. I dettagli più precisi su quando e dove si sono verificate esattamente le emissioni spesso non sono disponibili, ma un monitoraggio più trasparente delle emissioni di CO2 potrebbe aiutare a monitorare l’efficacia delle politiche per ridurre le emissioni.
La rete globale di misurazione delle emissioni non basta
La rete globale di misurazioni di CO2 a terra è iniziata nel 1957 e ora è composta da oltre cento stazioni in tutto il mondo. Misurazioni accurate e precise di queste stazioni hanno rivelato molto sui cambiamenti nella CO2 atmosferica globale e sul ciclo complessivo del carbonio della Terra, ma non è ancora sufficiente.
Dopo un decennio di studi da parte della NASA è stato sviluppato il satellite Orbiting Carbon Observatory (OCO) per effettuare misurazioni precise della CO2 atmosferica sulla Terra.
Nel 2009, OCO è andato però perduto a causa di un problema di lancio. In seguito la NASA si è assicurata nuovi finanziamenti per lanciare il satellite OCO-2 nel 2014 e OCO-3 verso la Stazione Spaziale Internazionale nel 2019. Le missioni OCO sono state progettate per migliorare la nostra comprensione dell’assorbimento di CO2 della vegetazione, ma si è reso necessario uno strumento che analizzasse anche le emissioni di CO2 da combustibili fossili.
Meet the #Copernicus #CO2M Carbon Dioxide Monitoring mission
A future constellation to measure atmospheric #CO2 produced by human activity
It will be a key contributor to #GHG monitoring and facilitate the verification of emission levels agreed in the #ParisAgreement pic.twitter.com/I31tGA7mWG
— Copernicus EU (@CopernicusEU) February 23, 2022
Nel 2017 un gruppo di ricerca ha pubblicato il primo studio che dimostra come si possano quantificare le emissioni di CO2 alla scala di una singola centrale elettrica utilizzando le osservazioni OCO-2. Utilizzando OCO-2 e OCO-3 è stato dimostrato che le osservazioni satellitari possono tenere traccia dei cambiamenti nelle emissioni di CO2 in modo molto più efficace. Ciò significa che i satelliti possono essere utilizzati per verificare (o confutare) le riduzioni delle emissioni di CO2 riportate che derivano dalla mitigazione dei cambiamenti climatici, come i miglioramenti obbligatori dell’efficienza, la tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio.
Importantissimo in questo senso sarà il lancio della missione Copernicus di monitoraggio della CO2 antropogenica finanziata dalla Commissione europea o “CO2M” previsto per la fine del 2025.
Questi satelliti forniranno una copertura circa 50 volte superiore rispetto a OCO-2 e OCO-3 messi insieme e costituiranno la componente spaziale del sistema europeo per il monitoraggio, la verifica e il supporto delle emissioni di CO2 (MVS).
Si spera che, con un monitoraggio diverso, più dettagliato e trasparente delle emissioni di gas serra, si possano ottenere le riduzioni necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici in tempo.