Il 2020, l’anno più caldo di sempre, ha determinato importanti anomalie anche in Europa. Le concentrazioni di gas a effetto serra (CO2 e CH4), inoltre, hanno continuato ad aumentare e hanno toccato i livelli annuali più alti almeno dal 2003, quando sono iniziate le osservazioni satellitari.
Secondo l’analisi di Copernicus, State of the Climate 2020, l’anno appena trascorso ha visto in Europa l’inverno e l’autunno più caldi mai registrati. L’inverno 2020 nel nostro Continente ha registrato un’anomalia di oltre 3,4°C. L’anomalia termica è stata più evidente sull’Europa nord-orientale, con un grave impatto sul manto nevoso, sul ghiaccio marino e sul numero di giorni con una temperatura massima inferiore allo zero. Tra l’altro Il 2020 ha visto il maggior numero di ore di sole in Europa da quando sono iniziate le registrazioni satellitari nel 1983.
In Europa un autunno e un inverno di caldo record
La stagione invernale ha stabilito un nuovo record con un’anomalia di oltre 3,4°C sopra la media 1981-2010 battendo di ben 1,4°C il record precedente. La zona del Continente che ha visto le maggiori anomalie e un caldo eccezionale è stata l’Europa nord-orientale: le temperature sono state di quasi 1,9°C più elevate rispetto al record precedente. Durante l’inverno, l’anomalia rispetto al record precedente è stata impressionante, addirittura fino 9°C in più rispetto alla media 1981-2010.
L’estate è stata segnata da ondate di calore, dovute all’espansione dell’Anticiclone Africano, ma non sono state così intense come quelle del 2019, 2016 e 2003. L’anomalia termica più evidente, infatti, si è toccata nelle stagioni “fredde”. Tuttavia, durante l’estate, si sono verificati episodi di caldo intenso a livello regionale con nuovi record di temperatura, così come accaduto nel mese di giugno in Scandinavia a giugno e nell’Europa occidentale ad agosto. In Francia, ad esempio, sono stati battuti diversi record di temperatura massima per il mese di agosto e si sono raggiunti addirittura i 45°C.
Tra siccità e piogge intense: grossi contrasti nel 2020
Nel 2020 l’Europa ha vissuto momenti estremamente secchi e altre fasi segnate da eventi meteo estremi, piogge eccezionalmente abbondanti e alluvioni. Nel mese di febbraio 2020, una vasta area dell’Europa è stata interessata da precipitazioni superiori alla media a causa di intense perturbazioni. Nell’Europa nord-occidentale è poi seguita una tra le fasi più aride e secche degli ultimi 40 anni, sia a livello di umidità del suolo che per ciò che riguarda le precipitazioni.
La portata media dei fiumi nei mesi di aprile e maggio è stata la più bassa dal 1991.
A inizio ottobre è stato poi rilevante l’impatto della tempesta Alex. Nel Regno Unito sono stati battuti diversi record di pioggia, ma le precipitazioni sono state eccezionali anche sulla Francia nordoccidentale e sulle Alpi meridionali. Sui versanti francesi e italiani delle Alpi Marittime in un solo giorno la pioggia ha superato di tre volte la media tipica di ottobre.
Un anno di caldo eccezionale per l’Artico
Anche l’Artico ha vissuto un 2020 estremamente caldo. È stato infatti il secondo anno più caldo mai registrato con una temperatura dell’aria di 2,2°C superiore alla media 1981-2010. La prima parte dell’anno è stata più fredda della media ma l’estate e l’autunno hanno registrato temperature molto elevate. La Siberia artica è stata la zona più calda con 4,3°C di anomalia e 1,8°C in più rispetto al 2019. Il ghiaccio marino è stato ai minimi record per la maggior parte dell’estate e dell’autunno.