Fusione dei ghiacci: queste le città che finirebbero sott’acqua
Uno degli effetti più catastrofici del riscaldamento globale è l'innalzamento del livello di mari e oceani
In passato, con 2-3 gradi in più di temperatura atmosferica, il mare era 16 metri più alto. Un team di scienziati, studiando formazioni geografiche in una grotta lungo la costa, ha scoperto che più di 3 milioni di anni fa la Terra era dai 2 ai 3 gradi più calda di oggi e il livello di oceani e mari era più altro di 16 metri. I risultati di questa ricerca sono preziosi per comprendere e prevedere il ritmo del riscaldamento globale attuale e il conseguente innalzamento del livello dei mari.
Il livello di mare e oceani si alza principalmente per effetto della fusione dei ghiacci che ricoprono Groenlandia e Antartide. Il contributo della fusione dei ghiacci dell’Antartide farebbe aumentare il livello dei mari di 61 metri. Altri 13 metri arriverebbero dai ghiacci continentali del Polo Nord (soprattutto Groenlandia). Inoltre, ogni 100 anni l’espansione termica farebbe aumentare di un 1 altro metro il livello degli oceani.
Se il livello dei mari si alzasse di 1 metro Venezia sarebbe la prima a finire sott’acqua. Se si alzasse di 2-4 metri la stessa sorte toccherebbe nell’ordine ad Amsterdam, Amburgo e San Pietroburgo, Los Angeles, San Francisco e Lower Manhattan. Tra i 5 e i 7 metri l’acqua allagherebbe le strade di New Orleans, il sud di Londra, Shanghai e Edimburgo. Oltre gli 8 metri il livello del mare raggiungerebbe i negozi di New York, Londra e Taipei.
La ricerca
Lo studio dei depositi dentro le spettacolari grotte ad Artà, sull’isola di Maiorca, forniscono un prezioso contributo alla scienza del clima. Grazie a questo studio, pubblicato sulla rivista Nature, è possibile comprendere con maggiore chiarezza la stabilità dei ghiacci in un’era segnata dal riscaldamento dell’atmosfera e le previsioni dell’innalzamento del livello dei mari. Attraverso lo studio delle dinamiche avvenute in passato è possibile affinare la previsione sulla risposta dei ghiacci al riscaldamento dell’atmosfera. Gli scienziati hanno analizzato le formazioni geologiche che oggi si trovano tra i 22 e i 32 metri sopra il livello del mare. I depositi appartenevano al Pliocene, tra i 4.4 e i 3.3 milioni di anni fa, era in cui la temperatura era di 2-3 gradi più alta dei livelli preindustriali e i livelli di CO2 erano alti come quelli attuali. |
Livello degli oceani sempre più alto: cosa succederà in futuro?
L’aumento dei mari è uno degli effetti più pericolosi del cambiamento climatico. I livelli medi del mare si sono gonfiati di circa 23 cm dal 1880, con un’accelerazione negli ultimi 25 anni. Ogni anno, il mare aumenta di 3,2 mm. I fattori che determinano l’innalzamento del mare sono principalmente:
• l’espansione termica, perché quando l’acqua si riscalda, si espande occupando più spazio;
• la fusione dei ghiacciai montani e continentali, come le calotte di Groenlandia o Antartide.
I ghiacci marini, come quelli della banchisa artica, al contrario non sono responsabili dell’innalzamento del livello del mare.
Entro il 2100 il livello degli oceani si alzerà di quasi un metro. Centinaia di città costiere di tutto il Mondo potrebbero trovarsi in estrema difficoltà. Il rapporto speciale più recente del gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici dice che entro il 2100 il livello del mare potrebbe salire dai 26 ai 77 centimetri con temperature più calde di 1,5°C.
Se tutto il ghiaccio presente sulla Terra dovesse fondersi, il livello del mare di alzerebbe di oltre 60 metri, facendo scomparire interi stati, dalla Florida al Bangladesh. Questo non è uno scenario che gli scienziati ritengono probabile, ma neanche impossibile se il mondo continuerà a bruciare i combustibili fossili indiscriminatamente.
L’innalzamento del mare è uguale in tutto il mondo? – Anche se può sembrare strano, la risposta è no. L’innalzamento del livello del mare nelle diverse zone del mondo può essere superiore o inferiore alla media globale a causa di numerosi fattori locali, come la subsidenza, l’erosione o le correnti oceaniche regionali. Ci sono strumenti in grado di rilevare come i livelli dei mari cambino nel tempo: le boe sono in grado di dirci cosa sta succedendo a livello locale, mentre le misurazioni satellitari forniscono informazioni globali.
Chi è a rischio? – A causa del riscaldamento globale molte aree costiere sono oggi a rischio allagamento e sempre più persone rischiano di dover lasciare la propria casa, diventando a tutti gli effetti migranti climatici. Negli Stati Uniti sono circa 25 milioni gli abitanti che vivono in territori vulnerabili alle inondazioni, mentre in Europa un terzo della popolazione abita entro 50 km dalla costa. In Italia, in particolare, l’estensione totale delle coste a rischio inondazione è di 5.686,4 km quadrati.
Le regioni geografiche più vulnerabili sono gli atolli. Le Bahamas, ad esempio, verranno quasi totalmente sommerse. Qui circa il 98% degli abitanti vive al di sotto della soglia dei 3 metri sul livello del mare. Il rischio di allagamenti sarà sempre più frequente e l’impatto degli uragani sempre più distruttivo. Con un riscaldamento globale di 4 gradi, come riportato dal rapporto di Climate Central, è a rischio il 93% della popolazione delle Isole Marshall, l’88% delle Isole Cayman, l’81% della popolazione di Tuvalu, il 77% di Kiribati, il 76% delle Bahamas e il 73% delle Maldive.
Tra le 20 Nazioni più popolose del Mondo, l’Italia si posiziona al 18/mo posto. In Cina, al primo posto della classifica, con un riscaldamento di 2 gradi il livello del mare inonderebbe una zona abitata da 64 milioni di persone, ma il numero più che raddoppia (145 milioni) alla soglia dei 4 gradi. In Italia alla soglia dei 2 gradi il livello del mare inonderebbe una zona abitata oggi da 3 milioni di persone; raggiunti i 4 gradi sarebbero 5 milioni gli italiani a rischio (l’8% della popolazione).
Tra le città più a rischio (in termini di % di popolazione residente in zone che verranno sommerse con un riscaldamento globale di 4 gradi), c’è Shanghai (76%), Hanoi (60), Calcutta (51), Hong Kong (46), Osaka e Tokyo (38 e 30), Rio de Janeiro (24), New York (23) e Buenos Aires (19).