Anche il clima tra i temi che maggiormente dividono l’ex presidente Donald Trump e la sempre più probabile candidata democratica, l’attuale vicepresidente Kamala Harris, nella corsa verso le prossime elezioni presidenziali degli Stati Uniti, che si terranno a novembre.
Per quanto riguarda il clima, le posizioni antiscientifiche di Trump sono purtroppo ben note: durante il suo mandato alla Casa Bianca ha ritirato gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, ha indebolito importanti politiche ambientali e ha mostrato un atteggiamento scettico verso le questioni climatiche, proponendo perfino di smantellare la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), accusata di alimentare gli allarmi sul cambiamento climatico. In confronto, Harris appare come una figura fortemente orientata verso la protezione dell’ambiente e l’azione per il clima.
Anche se finora il suo lavoro non è stato spesso al centro dell’attenzione mediatica, Kamala Harris ha giocato un ruolo significativo nelle politiche americane per il clima e l’ambiente. Su questo fronte, dunque, il largo sostegno raccolto fino a oggi dalla sua candidatura per una delle posizioni di maggior potere al mondo rappresenta una buona notizia. Anche se, naturalmente, la vera partita si giocherà a novembre.
Cos’ha fatto Kamala Harris, fino ad ora, per il clima e l’ambiente
L’impegno di Kamala Harris sulle questioni ambientali risale ai primi anni della sua carriera, circa due decenni fa, quando, come procuratrice distrettuale di San Francisco, creò una delle prime unità di giustizia ambientale degli Stati Uniti.
In seguito, come procuratrice generale della California, impose risarcimenti multimilionari a Volkswagen per aver equipaggiato i suoi veicoli con un software che manipolava i dati sulle emissioni, e alle compagnie petrolifere Phillips 66 e ConocoPhillips per violazioni ambientali.
Nel suo ruolo di senatrice, Harris ha co-sponsorizzato il Green New Deal, un progetto volto a trasformare radicalmente il sistema energetico statunitense, spingendo per una transizione rapida verso l’energia pulita e garantendo al contempo posti di lavoro ben retribuiti e assicurazioni sanitarie.
Durante la sua campagna per le primarie democratiche nel 2019 ha proposto un’agenda ambiziosa, che includeva una tassa sul carbonio, il divieto di fracking su terreni pubblici e un investimento di 10 trilioni di dollari per combattere il riscaldamento globale.
Infine, come vicepresidente di Joe Biden, Harris ha giocato un ruolo cruciale nell’approvazione dell’Inflation Reduction Act, una legislazione d’importanza storica che prevede lo stanziamento di centinaia di miliardi di dollari per sviluppare capacità di energia pulita e veicoli elettrici.
L’impegno di Kamala Harris sul clima si è fatto notare anche sul piano internazionale.
Durante la COP28 a Dubai, l’ultima conferenza ONU sui cambiamenti climatici, ha rappresentato gli Stati Uniti e ha sottolineato l’importanza dell’azione collettiva per affrontare la crisi climatica. Ha criticato apertamente i leader che negano la scienza climatica e le aziende che praticano il greenwashing.
La sua posizione è chiara: il progresso climatico richiede una lotta incessante contro la disinformazione e l’inazione.
Alla COP28 Harris ha anche annunciato l’impegno degli Stati Uniti a raddoppiare l’efficienza energetica e triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030, insieme a un piano da 3 miliardi di dollari per il “Fondo verde per il clima” per aiutare le nazioni in via di sviluppo ad adattarsi alle sfide climatiche.
La candidatura di Harris alla Casa Bianca ha finora raccolto il sostegno di numerose figure politiche di spicco, da Barack Obama ad Alexandra Ocasio-Cortez, da Nancy Pelosi a Bill e Hillary Clinton. A supportare l’attuale vicepresidente anche diverse organizzazioni che si impegnano per il clima e l’ambiente, come Evergreen, Sierra Club, League of Conservation Voters Action Fund e NRDC Action Fund.
La speranza è che, se dovesse essere eletta, Kamala Harris continui a spingere per politiche ambiziose sul fronte del clima e dell’ambiente, guidando gli Stati Uniti verso un impegno più significativo e concreto.