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Le zone aride sono oggi il 40% di tutte le terre emerse: lo studio ONU

A differenza della siccità, che è un fenomeno temporaneo, l'aridità rappresenta una trasformazione permanente e inesorabile

Le zone aride costituiscono oggi il 40% di tutte le terre emerse del nostro pianeta, escluso l’Antartide. Secondo un recente studio dell’UN Science Policy Interface, un organismo di scienziati convocato dalle Nazioni Unite, tre quarti delle terre emerse nel mondo hanno sofferto di condizioni di aridità negli ultimi 30 anni, che probabilmente saranno permanenti.

Secondo il rapporto, tra il 1990 e il 2015 l’Africa ha perso circa il 12% del suo PIL a causa dell’aumento delle condizioni di aridità. Le perdite previste sono ancora più gravi: l’Africa perderà circa il 16% del suo PIL e l’Asia quasi il 7% nel prossimo mezzo decennio.

Nonostante in alcune parti del mondo si siano intensificati i disastri legati all’acqua, come le inondazioni e le tempeste, più di tre quarti delle terre emerse sono diventate permanentemente più secche negli ultimi decenni.
Secondo il rapporto della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD), circa il 77,6% del territorio terrestre ha sperimentato condizioni più secche nei tre decenni precedenti al 2020 rispetto al precedente periodo di 30 anni.

Nello stesso periodo, le zone aride si sono espanse di circa 4,3 milioni di km2, un’area quasi un terzo più grande dell’India (il 7° Paese più grande del mondo) e ora coprono il 40,6% di tutta la terraferma del pianeta (escluso l’Antartide).

Negli ultimi decenni, circa il 7,6% delle terre globali – un’area più grande del Canada – è stato spinto oltre le soglie di aridità, passando cioè da terre non secche a terre secche o da classi di terre secche meno aride a classi più aride.

Europa tra le zone più colpite dall’inaridimento

Secondo lo scienziato UNCCD Barron Orr: “per decenni gli scienziati di tutto il mondo hanno segnalato che le nostre crescenti emissioni di gas serra sono alla base del riscaldamento globale. Ora, per la prima volta, un organismo scientifico delle Nazioni Unite avverte che la combustione di combustibili fossili sta causando l’inaridimento permanente di gran parte del mondo, con impatti potenzialmente catastrofici sull’accesso all’acqua che potrebbero spingere l’uomo e la natura verso punti di svolta disastrosi. Man mano che vaste aree del pianeta diventano più aride, le conseguenze dell’inazione diventano sempre più terribili e l’adattamento non è più una scelta, è un imperativo”.

Le aree particolarmente colpite dalla tendenza all’inaridimento comprendono quasi tutta l’Europa (95,9% del suo territorio), parti degli Stati Uniti occidentali, il Brasile, parti dell’Asia (in particolare l’Asia orientale) e l’Africa centrale.
Il Mediterraneo e l’ Europa meridionale un tempo erano considerate come dei veri e propri “granai agricoli” ma ora purtroppo queste aree si trovano ad affrontare un futuro difficile a causa dell’espansione delle condizioni di semi-aridità.

Ibrahim Thiaw, segretario esecutivo della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD), ha dichiarato: “a differenza della siccità, che è un fenomeno temporaneo, l’aridità rappresenta una trasformazione permanente e inesorabile.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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