Clima

Negare, ingannare, ritardare: così la disinformazione ostacola l’azione sul clima

Per risolvere la crisi climatica, dobbiamo anche affrontare quella dell'informazione

L’azione nei confronti della crisi climatica non ammette rimandi o tentennamenti ma la disinformazione di insinua proprio in questi aspetti. Un nuovo studio dimostra come l’emergenza climatica – e le misure necessarie per affrontarla – si stiano in alcuni casi confondendo con questioni divisive come la teoria critica della razza, i diritti LGBTQ+, l’accesso all’aborto e le campagne anti-vaccino. Tutto ciò causerebbe un sottile clima di diffidenza con conseguente ritardo nella consapevolezza della necessità di un’azione rapida.

Si tratterebbe insomma di una tattica diffusa su Internet da un numero esiguo di persone, capace però di confondere le acque e di trascinare il dibattito sull’emergenza climatica nel campo della post-verità, della condizione secondo cui, in una discussione relativa a un fatto o una notizia, la verità viene considerata una questione di secondaria importanza.

Lo studio è stato pubblicato dall’Institute for Strategic Dialogue e dal Climate Action Against Disinformation coalition ed è intitolato “Deny, Deceive, Delay: Documenting and Responding to Climate Disinformation at COP26 and Beyond”.
Il rapporto ha esaminato i post sui social media negli ultimi 18 mesi e in particolare quelli sul vertice sul clima della Cop26 a Glasgow dello scorso anno.

Il tema sulla necessità urgente di strategie di mitigazione e adattamento ad ampio raggio è stato continuamente minimizzato o condannato come irrealizzabile, eccessivamente costoso, o ipocrita. Tutti i post presi in esame si concentravano sulla presunta ricchezza e sui doppi standard di coloro che chiedono un’azione per il clima, e in alcuni casi facevano riferimento a cospirazioni più ampie sul globalismo o sul “Nuovo Ordine Mondiale“. Lo studio ha identificato 199.676 menzioni di questa narrativa su Twitter (tweet e retweet) e 4.377 post su Facebook nel periodo in cui si è svolta la COP26.

Sono stati scoperti 16 account “superdiffusori” di disinformazione climatica su Twitter, con 13 sottogruppi legati in larga parte alle comunità anti-scienza e con tesi cospirazioniste negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Canada.

Alcuni degli “influencer” di questi gruppi avevano in origine una formazione scientifica e addirittura accademica, e altri erano stati in precedenza coinvolti nel movimento ambientalista.

Questo loro background è estremamente pericoloso perché permette loro di presentarsi come ambientalisti “razionalisti” e di rivendicare una maggiore credibilità per le loro analisi, intrise di negazionismo e disinformazione. Questi soggetti, inoltre, sono spesso invitati dai media tradizionali come fantomatici “esperti del clima”.

L’azione per il clima minacciata dalla disinformazione: l’allarme Ipcc

Nel febbraio 2022, il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) ha compiuto un passo senza precedenti, citando la disinformazione e la “politicizzazione della scienza” come barriere chiave all’azione per il clima. Per la prima volta, un documento accettato da tutti i governi membri ha affermato che la retorica di “interessi economici e politici acquisiti mina la scienza del clima” e, a sua volta, ha guidato “l’errata percezione pubblica dei rischi climatici e il sostegno pubblico polarizzato alle azioni per il clima”.

La diagnosi è esplicita e si basa su un corpus crescente di prove prodotte negli ultimi anni nei settori dell’ambiente e della ricerca: per risolvere la crisi climatica, dobbiamo anche affrontare la crisi dell’informazione. Secondo gli autori del report, l’incapacità di arginare la disinformazione, anche quella online, ha consentito l’insorgere di “scienza spazzatura” e ritardi nel capire la necessità di un’azione urgente sul clima.

Questo rapporto è uno sforzo collettivo per quantificare il problema e stabilire risposte concrete per i mesi e gli anni a venire.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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