Ondate di caldo estremo: l’impatto pericoloso della crisi climatica sulla salute dell’uomo
Il mese di giugno 2021 sarà ricordato a livello globale per ondate di caldo estremo in diversi settori del Pianeta. Secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale sono stati battuti così tanti record che è difficile tenerne traccia.
L’ondata di caldo senza precedenti che ha duramente colpito gli Stati Uniti nordoccidentali e il Canada con il record inimmaginabile di 49,6°C. toccato a Lytton nella British Columbia, ha causato centinaia di vittime e sta avendo molteplici impatti anche su animali e vegetazione, determinando anche un peggioramento della qualità dell’aria, un aumento del rischio di incendi boschivi, la possibilità di frane causate dallo scioglimento dei ghiacciai in montagna, danneggiamenti e malfunzionamenti di infrastrutture e sistemi di trasporto non predisposti per temperature così elevate.
Diversi settori dell’emisfero settentrionale hanno sperimentato condizioni di caldo senza precedenti con temperature più normali per il Medio Oriente. Anche la Russia occidentale e le aree intorno al Mar Caspio hanno registrato temperature insolitamente elevate a causa della continua presenza di una vasta area di alta pressione. A Mosca la fine di giugno è stata rovente con diversi record infranti e la Siberia ha visto di nuovo il diffondersi di roghi ed incendi, dopo i drammatici eventi dello scorso anno.
Questo caldo così intenso per l’inizio dell’estate si sta verificando a causa del cambiamento climatico indotto dall’uomo, con le temperature globali già di 1,2°C superiori ai livelli preindustriali.
Secondo Omar Baddour, responsabile della Climate Monitoring and Policy Division della WMO: “le ondate di calore stanno diventando più frequenti e intense poiché le concentrazioni di gas serra portano a un aumento delle temperature globali. Stiamo anche notando che iniziano prima e finiscono più tardi e stanno avendo un impatto crescente sulla salute umana”.
Ondate di caldo: killer silenziosi della crisi climatica
In un articolo apparso sul Financial Times pochi giorni fa, Friederike Otto, associate director dell’ Environmental Change Institute dell’Università di Oxford, ha affermato che “non è più una novità che i record di caldo vengano battuti ogni estate. Sapevamo che sarebbe successo in un mondo in fase di riscaldamento, e così è stato”.
Every heatwave occurring today is made more likely and more intense by human-induced climate change. In some cases local factors enhance or counteract this effect. – For the numbers on the PNW wait for our team @wxrisk @gjvoldenborgh we’re working hard on them! pic.twitter.com/0sP2UY5Zkj
— Dr Friederike Otto (@FrediOtto) June 28, 2021
La climatologa aggiunge un’osservazione amara sulla copertura giornalistica dell’ondata di caldo che ha colpito questi settori del Nord America: a suo parere vi è stata una generale esitazione a collegare l’ondata di calore al cambiamento climatico.
Le alterazioni più drammatiche negli eventi meteorologici estremi causati dai cambiamenti climatici si evidenziano nella loro velocità e intensità. Gli eventi di freddo estremo stanno diminuendo di frequenza mentre quelli legati al caldo stanno aumentando drammaticamente, con conseguenze disastrose per la società.
Secondo Otto “questa non è solo un’estate memorabile: le ondate di caldo sono un killer silenzioso. Le persone raramente muoiono per strada, ma muoiono in silenzio nelle loro case mal isolate e senza aria condizionata. Se vengono conservati i registri, queste morti evitabili diventano una statistica visibile solo pochi mesi dopo l’evento. In molte parti del mondo queste statistiche non esistono nemmeno, rendendo le ondate di caldo, la loro crescente intensità e le vittime del tutto invisibili”.
La relazione speciale del gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici ha previsto che i rischi legati al clima per la salute, i mezzi di sussistenza, la sicurezza alimentare, l’approvvigionamento idrico, la sicurezza umana e la crescita economica aumenteranno con il riscaldamento globale di 1,5°C e in modo ancora più drammatico con 2 °C. Limitare il riscaldamento a 1,5°C anziché a 2°C potrebbe comportare l’esposizione di 420 milioni di persone in meno a gravi ondate di calore.
Nel 2018, le persone vulnerabili di età superiore ai 65 anni hanno subito un record di 220 milioni di esposizioni in più alle ondate di calore, rispetto alla media del periodo di riferimento del 1986-2005, secondo il rapporto dell’OMM sullo stato del clima globale nel 2019.