Quasi un quarto dei fondali oceanici è mappato: perché è importante per il clima
L'obiettivo è quello di arrivare almeno all'80% entro il 2030 ma servono investimenti
Continuano gli sforzi per mappare i fondali oceanici: in questo momento siamo a poco meno di un quarto di superficie totale, che corrisponde al 23,4%. L’obiettivo, ribadito di recente anche dal segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres, è quello di arrivare almeno all’80% entro il 2030.
Circa 10 milioni di kmq di nuovi dati batimetrici (cioè relativi alla profondità) sono stati aggiunti solo nell’ultimo anno. Si tratta di un’area equivalente alla superficie dell’Europa.
Questi nuovi dati aggiornati sono stati resi noti durante la Conferenza delle Nazioni Unite sull’Oceano, tenutasi nei giorni scorsi a Lisbona, in Portogallo.
David Millar of @fugro explains that directly measured bathymetry is vital; detailed knowledge of the topography of the seafloor is a critical foundational component for most scientific research concerning the ocean #seabed2030 #UNOC2022 pic.twitter.com/jaAWmAJdOO
— Seabed 2030 (@seabed2030) June 29, 2022
Oceani: perché è fondamentale mappare i fondali
La mappatura dei mari e degli oceani è di fondamentale importanza non solo per una navigazione sicura e per la gestione della pesca ma anche perché i fondali marini con le loro diverse altezze influenzano il comportamento delle correnti oceaniche e la miscelazione verticale dell’acqua. Si tratta di informazioni necessarie per migliorare i modelli che prevedono il futuro cambiamento climatico, perché sono gli oceani a svolgere un ruolo fondamentale nello spostamento del calore intorno al pianeta.
Con quasi l‘80% degli oceani del mondo inesplorato e non mappato, è in corso una collaborazione internazionale per facilitare la mappatura completa dei fondali oceanici entro il 2030. La General Bathymetric Chart of Oceans (GEBCO) sta collaborando con la Nippon Foundation (NF) e di recente anche con la NOAA per riunire tutti i dati batimetrici per produrre la mappa definitiva del fondo oceanico mondiale entro il 2030.
Il progetto Nippon Foundation-GEBCO Seabed 2030, lanciato alla Conferenza oceanica delle Nazioni Unite a New York il 6 giugno 2017, è in linea con l’obiettivo di sviluppo sostenibile n. 14 delle Nazioni Unite per conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine.
Il primo progetto ufficiale volto a studiare e realizzare una mappatura degli oceani è infatti partito cinque anni fa col nome di Seabed 2030 ed è stato realizzato dalla Nippon Foundation-Gebco.
Lo scopo principale del progetto Seabed 2030 è quello di aumentare la sensibilità pubblica e scientifica sull’argomento. Conoscere gli oceani è fondamentale perché significa prevenire tsunami e catastrofi naturali, oltre che gestire un più corretto uso dei mari monitorando meglio la pesca e la navigazione, l’estrazione dei minerali, il rispetto della fauna, la posatura di cavi e di condotti sottomarini.