La crisi climatica e la salvaguardia del futuro dei giovani ottengono una vittoria definita “epocale” nella Corea del Sud. La corte costituzionale ha infatti stabilito che parte della legge nazionale sul clima non è conforme alla tutela dei diritti costituzionali delle generazioni future.
La corte ha ritenuto che l’assenza di obiettivi giuridicamente vincolanti per la riduzione dei gas serra per il periodo 2031-2049 violava i diritti costituzionali della popolazione più giovane e non rispettava il dovere del governo di proteggere tali diritti.
Il verdetto da poco emesso nella Corea del Sud conclude quattro anni di battaglie legali e crea un precede importante per le future battaglie climatiche nella regione. La corte costituzionale ha affermato che questa assenza di obiettivi climatici a lungo termine ha spostato un onere eccessivo sul futuro, dando tempo fino al 28 febbraio 2026 all’Assemblea nazionale e al governo per modificare la legge inserendo gli obiettivi a lungo termine.
La sentenza ricorda quanto avvenuto in Germania nel 2021, quanto la Corte costituzionale federale del Paese dichiarò che la legge nazionale sul clima non prevedeva disposizioni sufficienti per la riduzione delle emissioni oltre il 2030, violando potenzialmente le libertà delle generazioni future.
Alla sentenza definitiva in Corea del Sud si è giunti dopo quattro anni. La causa infatti è stata intentata nel 2020 quando Youth 4 Climate Action, un gruppo che guida il ramo coreano del movimento globale per lo sciopero del clima nelle scuole, ha intavolato la prima causa, sostenendo che gli obiettivi inadeguati di riduzione dei gas serra del governo violavano i diritti fondamentali dei cittadini, in particolare quelli delle generazioni future. Successivamente, sono state consolidate altre tre cause, portando il numero di querelanti a 255.
Al momento della presentazione della denuncia, i ricorrenti rappresentavano diverse fasce d’età: bambini, neonati e addirittura un feto, volendo appunto sottolineare l’impatto a lungo termine delle politiche climatiche sulle generazioni future.
La Corte della Corea del Sud non ha approvato una parte della denuncia, ovvero quella in cui i querelanti sostenevano che l’obiettivo del governo per il 2030 di ridurre le emissioni di gas serra del 40% rispetto ai livelli del 2018, come stabilito dalla legge sulla neutralità carbonica del Paese, violasse i diritti costituzionali. Secondo la Corte questo obiettivo climatico a breve termine è invece sufficiente.
Dopo il verdetto, i querelanti hanno affermato in una dichiarazione congiunta: “C’è una certa delusione per le parti che non sono state confermate. Tuttavia, è chiaro che la sentenza odierna rappresenta un progresso significativo nella protezione dei diritti di tutti, al di là della crisi climatica”.
Si prevede che questo risultato ottenuto dai giovani attivisti della Corea del Sud possa andare anche oltre il Paese, influenzando le cause climatiche in altri Paesi asiatici come Giappone e Taiwan, dove sono in corso casi simili.
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