Ue, via libera alla riforma delle quote di emissioni e alla carbon tax alle frontiere. Arriva anche un fondo sociale per sostenere i più vulnerabili
I paesi dell’Unione Europea hanno dato il via libera alla riforma dell’Emission Trading System (ETS), il mercato UE delle quote di CO2, che prevede tra le altre cose l’entrata in vigore di una carbon tax alle frontiere.
L’approvazione definitiva da parte del Consiglio europeo è arrivata martedì 25 aprile e, a pochi giorni dal via libero del Parlamento Europeo, chiude una volta per tutte il lungo iter legislativo della riforma dopo negoziati che si sono protratti per quasi due anni. Dei 27, 24 paesi hanno votato a favore della riforma, mentre Polonia e Ungheria si sono opposte.
La Carbon Tax e le altre misure: cosa cambierà con la nuova legge
L’accordo riguarda una serie di regolamenti considerati essenziali per rispettare l’impegno di ridurre le emissioni nette dell’Europa di almeno il 55 per cento entro il 2030 e azzerarle entro il 2050.
Sul piatto ci sono infatti tre delle misure considerate come colonne portanti di Fit for 55, il piano per la transizione green dell’Unione Europea: la carbon tax alla frontiera per alcuni dei settori più inquinanti; la creazione di un mercato delle emissioni separato per trasporti su gomma e riscaldamento domestico e l’estensione dell’attuale ETS ai trasporti marittimi; l’istituzione di un nuovo fondo sociale per sostenere le fasce più vulnerabili nella transizione.
Rispetto al mercato del carbonio, il Consiglio Europeo ha accettato la decisione del Parlamento di includere anche le emissioni di gas serra del settore marittimo e di integrare in modo più concreto l’aviazione, oltre all’istituzione di un ETS separato per i trasporti su gomma e il riscaldamento domestico che sarà attivo dal 2027 ma potrebbe essere rimandato se dovessero aumentare di nuovo i costi dell’energia.
Dal 2026 entrerà in vigore una carbon tax alle frontiere, ovvero un meccanismo di adeguamento del carbonio (Border Carbon Adjustment Mechanism, BCAM) fondamentale per evitare che gli sforzi climatici dell’UE – dove per i paesi membri è già in vigore una carbon tax – vengano minati dalla delocalizzazione della produzione in paesi extraeuropei. La speranza è che la misura sia utile anche per incentivare paesi terzi ad adeguarsi a politiche climatiche più ambiziose.
La carbon tax alle frontiere colpirà i beni ad alta intensità energetica importati da paesi esterni all’Unione Europea.
Sul fronte carbon tax, la riforma prevede anche la progressiva cancellazione delle quote che finora sono state concesse gratuitamente all’interno dell’UE con l’obiettivo di mantenere bassi i prezzi. Sarà un addio decisamente lento, però: nel 2026 si partirà da un taglio di appena il 2,5 per cento, con un aumento graduale che dovrebbe arrivare alla scomparsa definitiva delle quote gratuite solo nel 2034.
Via libera, infine, al nuovo Fondo sociale per il clima, il Social Climate Fund: sul piatto un totale di circa 86,7 miliardi di euro da destinare al sostegno dei più vulnerabili nell’ambito della transizione ecologica, e in particolare famiglie, utenti dei trasporti e piccole imprese che rischiano di essere i più esposti agli inevitabili aumenti dei prezzi. 65 miliardi di euro saranno finanziati dall’Europa con i proventi della vendita delle quote ETS, fa sapere Bruxelles, e a questi si sommerà un 25 per cento in più che dovrà essere aggiunto dai singoli stati.
Today is a good day for climate: EU climate laws now match our ambition.
This final adoption puts the EU on the right path to implement our 2030 target.
The ETS will be strengthened and Member States will have more revenues to reinvest and redistribute for a fair transition ⬇️ https://t.co/uD2ooQRh4k
— Frans Timmermans (@TimmermansEU) April 25, 2023
«È un buon giorno per il clima», ha commentato Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea con delega al Green Deal.
In una nota, il Consiglio europeo ha affermato che «l’UE dimostra ancora una volta il suo forte impegno a trasformare la nostra economia e la nostra società per un futuro equo, verde e prospero».
«D’ora in poi – aggiunge Bruxelles -, gli Stati membri dovranno spendere la totalità delle entrate derivanti dallo scambio di quote di emissione in progetti climatici ed energetici e affrontare gli aspetti sociali della transizione, oltre alla spesa per il clima prevista dal bilancio dell’UE. Il nuovo Fondo sociale per il clima fornirà un sostegno finanziario dedicato agli Stati membri per aiutare i cittadini vulnerabili e le microimprese a investire in misure di efficienza energetica, per garantire che nessuno venga lasciato indietro in questa transizione».