Corsa al Net-Zero: come si posiziona l’Europa in confronto a Cina e Stati Uniti?
Ad oggi l'Europa è la seconda sede più attraente per gli investitori
La corsa dei Paesi verso il net-zero è una transizione trasformativa delle economie globali: Europa, Cina e Stati Uniti stanno entrando in competizione per assicurarsi il comando di questa nuova era industriale. A fare il punto sulla situazione attuale è lo studio di Strategic Perspectives, che con il rapporto ”The global net-zero industrial race is on. A wake-up call for a Powerful Clean Industrial Deal”, scatta una fotografia e fornisce un quadro sulle posizioni degli attori in gioco sui principali indicatori del processo di decarbonizzazione.
Cina, Europa e Stati Uniti competono per il net-zero: la situazione
Dal rapporto emerge che l’Unione Europea è la seconda sede più attraente per gli investitori net-zero dopo la Cina. L’UE ha ottenuto 76 miliardi di dollari di investimenti in più rispetto al 2022, per un totale di 334 miliardi.
La Cina guida la corsa e punta al monopolio mondiale per quando riguarda la tecnologia pulita. Il 39% degli investimenti globali net-zero vengono effettuati proprio in Cina, per un totale di 654 miliardi nel 2023. La Cina rappresenta anche il 60-80% della catena del valore del solare e dell’eolico, e non si ferma certo qui: entro il 2030 ha come obiettivo quello di quadruplicare la produzione di batterie.
Gli Stati Uniti al momento seguono, ma sono sulla buona strada per diventare il leader tecnologico del futuro. Gli USA attraggono oltre un terzo degli investimenti mondiali in start-up legati al mondo dell’energia rinnovabile o ad emissioni zero, mentre l’UE resta a guardare.
L’Unione Europea difatti, un po’ per questioni di budget e un po’ anche per sua natura, essendo composta da numerosi stati con governi e strategie plurime, incontra una maggiore resistenza all’innovazione.
Net-Zero: l’Europa sta preparando un piano per l’industria pulita
Quello che è certo, è che nessuno stato membro dell’UE può farcela da solo, nemmeno Francia e Germania. Il rischio, inoltre, è che si crei un’Europa a due velocità, in cui pochi grandi Stati catturino la maggior parte degli investimenti. In questa fase cruciale, è importante che l’UE resti unita e focalizzata su questa transizione, e in questo contesto il Clean Industrial Deal può rappresentare una soluzione tempestiva per riposizionare l’Unione Europea in prima linea nella corsa globale e tecnologica verso le emissioni zero.
Il Piano per l’industria pulita, annunciato da Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea lo scorso luglio, mira a tradurre in azione le politiche già esistenti in materia di transizione verde, per permettere al settore una accelerazione decisiva.
I dettagli del piano, le sue modalità di attuazione, gli strumenti e le misure necessarie per il suo compimento, verranno rese note in conclusione dei primi cento giorni del nuovo mandato di von der Leyen. Sicuramente la sfida centrale sarà quella di semplificare il quadro normativo e facilitare gli investimenti puliti, con l’obiettivo ultimo di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 e del 90% entro il 2040, ambizione che dovrà però ancora trovare un inserimento formale della legge europea sul clima.