Riforma della PAC, altolà dei Verdi: è una “eco truffa”
Sul piatto quasi 400 miliardi di euro, ma l'80% andrà ad appena il 20% delle imprese, favorendo solo i grandi dell'agri-business: le conseguenze sono economiche, ambientali e anche etiche
Si è svolta sabato un’assemblea pubblica digitale in cui numerosi esperti e osservatori hanno discusso della nuova PAC, la Politica Agricola Comune dell’Unione Europea. L’assemblea è stata promossa dai Verdi Europei, e tra i principali interventi c’è stato proprio quello dell’europarlamentare Eleonora Evi, che non ha usato mezzi termini nel descrivere la riforma della PAC come una «eco truffa».
Dal valore di quasi 400 miliardi di euro, la riforma è stata votata dal Parlamento Europeo durante lo scorso autunno, a pochi mesi dal Green Deal, e nonostante ciò «non ha nulla di verde», denuncia Evi, e continua a finanziare un modello agricolo intensivo che privilegia in maniera assolutamente sproporzionata i “big” dell’agri-business.
I punti deboli della riforma riguardano principalmente le misure previste per lo stanziamento dei fondi, con importanti implicazioni economiche per le aziende agricole di tutto il continente, ambientali e perfino etiche.
Come ha sottolineato Evi, la PAC che le istituzioni europee sono a un passo dall’approvare definitivamente è una Politica «a misura di grande impresa, dove viene confermata la logica dei finanziamenti in base agli ettari di terra, che favorisce i grandi e fa scomparire i piccoli: l’80 per cento dei finanziamenti va al 20 per cento delle imprese, in un sistema che di fatto ha già portato a una decimazione delle imprese agricole negli scorsi decenni».
Grande delusione anche dal punto di vista ambientale: la “nuova” PAC non contribuisce alla salvaguardia dell’ambiente e a rendere sostenibili le aziende agricole, mostrando di non fare propri i principi e gli obiettivi che caratterizzano il Green Deal europeo e che di questo passo, avverte Evi, rischiano di «diventare mere dichiarazioni d’intenti».
Si continua invece a finanziare gli allevamenti intensivi, che come osserva l’europarlamentare infliggono «sofferenze indicibili a milioni di animali», ormai sono considerati anche dai cittadini «delle vere e proprie aberrazioni, e soprattutto sono il mix perfetto per generare nuove zoonosi».
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Sebbene sul tavolo ci sia una cifra enorme, con quasi 400 miliardi finanziati dai cittadini europei, la riforma della PAC sta incontrando un grande disinteresse da parte dei principali media (nel nostro piccolo, noi di IconaClima ne avevamo parlato qui).
Nel periodo della votazione che si è tenuta in autunno, anche Greta Thunberg aveva criticato l’atteggiamento dei media, che in un momento così importante hanno dedicato la propria attenzione solo a tematiche poco rilevanti come la terminologia da usare per alcuni prodotti vegani.
While media was reporting on “names of vegan hot dogs” the EU Parliament signed away €387bn to a new agricultural policy that basically means surrender on climate &environment. No awareness means no pressure and accountability so the outcome is no surprise. They just don’t care. https://t.co/evW9SzQFZx
— Greta Thunberg (@GretaThunberg) October 21, 2020
Nonostante il silenzio da parte dei principali media, la società civile si è mobilitata in modo significativo, prima e dopo la votazione, per chiedere di cambiare rotta. «Un’altra PAC è possibile», assicura Europa Verde.
Chiediamo una Politica agricola «che utilizzi soldi pubblici per finanziare beni pubblici – spiega Eleonora Evi -, e quindi un’agricoltura che non solo ci alimenti ma che, nel farlo, contribuisca a fare il bene del pianeta, che rispetti i diritti di chi lavora la terra, che valorizzi il lavoro dei contadini, favorendo redditi dignitosi, che generi prodotti sani senza minacciare la salute umana e che non sfrutti gli animali come se fossero una merce qualsiasi, sconvolgendo qualsiasi limite etico e morale per aumentare il profitto».
Il testo della riforma è ancora in fase di negoziazione, quindi è ancora possibile agire per far cambiare rotta all’agricoltura europea. Ma la partita «non si gioca solo a Bruxelles – sottolinea Evi -, ma anche in Italia»: la nuova PAC dovrà essere attuata a livello nazionale attraverso il Piano Strategico Nazionale, quindi una volta approvata la Politica Agricola Comune servirà che l’Italia adotti un Piano coraggioso e in linea con gli obiettivi del Green Deal.
Anche la conduttrice Giulia Innocenzi ha preso la parola durante l’assemblea, sottolineando in particolare l’importanza di informare i cittadini su una questione che, pur essendo cruciale per tutti gli europei, è stata quasi completamente ignorata a livello mediatico. I cittadini devono sapere che «il 75% dei fondi stanziati dalla PAC finisce negli allevamenti intensivi, che a detta della scienza sono delle vere e proprie bombe ecologiche – ha detto Innocenzi -, che noi dovremmo semplicemente fermare». I cittadini si ritrovano quindi a finanziare «la tortura sugli animali, l’inquinamento delle falde acquifere e dell’aria e la produzione di alimenti basata su un uso massiccio di antibiotici».
Il video integrale dell’assemblea pubblica “Un’altra PAC è possibile” è disponibile qui: