
La fine dell’illusione: il tempo per salvare il pianeta sta per scadere
La tregua con l’ambiente è finita. Smettiamo di fingere che non sia così. Siamo già in un’epoca di eventi climatici estremi, di temperature record, di mari che si alzano e di ecosistemi sull’orlo del collasso. Non pensate a ciò che sta accadendo oggi, ma a ciò che sarà ovvio tra un mese, tre mesi, sei mesi, un anno.
Ad esempio: la notizia di questi giorni è che le grandi potenze industrializzate hanno sabotato gli accordi sul clima, con la nuova amministrazione Trump in primis, continuano a sovvenzionare i combustibili fossili e hanno bloccato nuovi finanziamenti per le energie rinnovabili. Ecco, siate mentalmente proattivi. Date per scontato che stiano già espandendo la perforazione per il petrolio e per il gas, intensificando il fracking, investendo su carbone e nucleare di vecchia generazione senza una vera transizione ecologica.
Un’altra certezza: lo scontro tra chi vuole difendere il pianeta e chi lo sta devastando è già iniziato. La lotta sarà politica, economica e sociale. Verranno chiusi progetti di cooperazione scientifica per lo studio del clima, ridotti i fondi alla ricerca ambientale, smantellati gli incentivi alle rinnovabili, rendendo sempre più difficile una transizione energetica sostenibile. Un’altra certezza: alcuni governi si stanno già preparando a sabotare gli accordi internazionali come il Patto di Parigi, abbandonare il Green Deal e rallentare la decarbonizzazione dell’economia. Ragionate come se già fosse così. Perché sta già accadendo con il secondo mandato di Donald Trump e l’ausilio del miliardario con la motosega Elon Musk.
L’Europa deve reagire
E forse, paradossalmente, questo è il punto in cui l’Europa deve reagire con veemenza e determinazione. Un continente che investe sulle rinnovabili, che punta sulla circolarità delle risorse, che sviluppa reti di energia pulita e infrastrutture resilienti, non ha bisogno dei combustibili fossili di nessuno. La creazione di un’alleanza climatica tra Europa e Paesi disposti a investire in un futuro sostenibile è precisamente ciò di cui abbiamo bisogno per liberarci dalla dipendenza energetica e dall’inerzia politica.
Chi continua a negare la crisi climatica e a difendere l’economia fossile non è un avversario ideologico: è un nemico della sopravvivenza dell’umanità. E non c’è più tempo per discutere, per sperare in cambi di rotta improvvisi o per aspettare decisioni politiche che non arriveranno mai. Bisogna agire subito, con una strategia chiara: investire in tecnologie pulite, creare infrastrutture per la resilienza climatica, abbattere le emissioni e bloccare ogni tentativo di sabotaggio della transizione ecologica.
Ci sarà una resistenza feroce da parte di chi vuole mantenere il controllo delle risorse fossili e del vecchio sistema economico. Ci sarà una resistenza feroce di chi vi racconta che le rinnovabili e le energie alternative sono iniziative contrarie allo sviluppo e sono contrarie alla prosperità economica. Bugie, bugie, solo bugie: l’Italia potrebbe risparmiare 15 miliardi di euro ogni anno se investisse concretamente e celermente nelle energie rinnovabili. Quanto potrebbe risparmiare l’Europa se investisse in energie rinnovabili e non acquistasse i combustibili fossili dall’estero? Reggetevi forte perché la cifra è pazzesca: 405 miliardi di euro all’anno.
Il costo di ogni ritardo è incalcolabile
Ma la logica è semplice: se il mondo continua su questa strada, non ci sarà alcun vincitore. Non ci sarà economia che tenga di fronte a tempeste, siccità, incendi, carestie e migrazioni climatiche di massa. Il costo di ogni ritardo è incalcolabile. Tanto vale trovare, già da adesso, un nuovo equilibrio, basato sulle energie rinnovabili e sulla tutela degli ecosistemi, non sull’illusione di uno sviluppo infinito basato sullo sfruttamento senza limiti.
Le multinazionali del petrolio e i governi fossili stanno lanciando un’offensiva globale per impedire che questo accada. Il loro progetto è chiaro: rallentare la transizione, mantenere lo status quo, ostacolare ogni regolamentazione ambientale, continuare a guadagnare mentre il pianeta brucia. In questa battaglia per il futuro, ogni ritardo ci avvicina al punto di non ritorno.
Per noi europei, è una questione di vita o di morte. Se vi importa dell’aria che respirate, dell’acqua che bevete, della sicurezza alimentare, della biodiversità, della possibilità di un futuro stabile per le prossime generazioni, è tempo di difenderli. Subito.
Il mondo che conoscevamo è finito. La stabilità climatica che ha permesso la civiltà umana negli ultimi secoli è compromessa. Non possiamo più perderci in attese inutili. L’urlo di Donald Trump: “Drill baby drill!” non è un semplice slogan ma un urlo di battaglia contro i cittadini del mondo, non reagire puntando verso un futuro sostenibile, invece che cercare di tornare indietro al medioevo, sarebbe da ignavi e da pavidi.
L’Europa deve prendere atto della realtà.
E agire. Di corsa. Per costruire il proprio destino in modo indipendente e libero.
Perché il tempo è quasi scaduto.