Ue: stop all’importazione di prodotti che causano la deforestazione
Tra il 1990 e il 2020 sono stati persi a causa della deforestazione 420 milioni di ettari di foresta, un'area più grande dell'Unione europea
L’Unione Europea contro la deforestazione. Lo scorso 6 dicembre gli eurodeputati hanno raggiunto un accordo preliminare con i governi dell’Unione europea su una nuova legge che blocchi l’importazione di prodotti che causano la deforestazione. La legge renderà obbligatorio per le aziende verificare ed emettere una dichiarazione di due diligence per evitare che “le merci immesse sul mercato dell’Ue non hanno ha portato alla deforestazione e al degrado forestale in qualsiasi parte del mondo dopo il 31 dicembre 2020″.
?Major achievement #ForOurPlanet & #EUForests ahead of #CoP15
With the @Europarl_EN & @EUCouncil, we agreed on the 1st law to fight ? deforestation driven by major goods on the ?? market such as:
? palm oil
☕️ coffee
? cocoa
and more!https://t.co/qhEUGntu01#3BillionTrees pic.twitter.com/vYS3TLxI3G— EU Environment (@EU_ENV) December 6, 2022
Una volta adottata e applicata, la nuova legge garantirà che molti beni fondamentali immessi sul mercato dell’UE non contribuiranno più alla deforestazione e al degrado forestale nell’UE e nel resto del mondo. Quella europea è una delle principali economie a consumare questi prodotti (come carne bovina, cacao, soia e legname) e questa nuova legge contribuirà a fermare una quota significativa della deforestazione globale e del degrado forestale, riducendo a sua volta le emissioni di gas a effetto serra e la perdita di biodiversità. Questo importante accordo arriva proprio nelle fasi iniziali della fondamentale Conferenza sulla Biodiversità (COP15), che dovrebbe definire gli obiettivi di protezione della natura per i decenni a venire.
Secondo Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione Ue per l’European Green Deal: l’accordo politico odierno sulla legge Ue sulla deforestazione segna un’importante svolta nella lotta globale contro la deforestazione. Mentre effettuiamo la transizione verde nell’Unione europea, vogliamo anche garantire che anche le nostre catene del valore diventino più sostenibili. La lotta alla deforestazione è un compito urgente per questa generazione e una grande eredità da lasciare per la prossima».
Il Consiglio europeo e l’Europarlamento hanno concordato di stabilire una definizione di deforestazione basata su quella della Fao, stabilendo così «Un concetto innovativo per la definizione di “degrado forestale”, intendendo per questo i cambiamenti strutturali della copertura forestale, che assumono la forma della conversione di foreste che si rigenerano naturalmente e di foreste primarie in foreste di piantagioni e altri terreni boschivi e la conversione di foreste primarie in foreste piantate».
Secondo il testo concordato, mentre nessun Paese o prodotto in quanto tale sarà vietato, le aziende non saranno autorizzate a vendere i loro prodotti nell’Ue senza questo tipo di dichiarazione. Le imprese, inoltre, dovranno anche verificare il rispetto della legislazione pertinente del Paese di produzione, compresi i diritti umani, e che i diritti delle popolazioni indigene interessate siano stati rispettati.
La deforestazione e il degrado forestale sono fattori importanti del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità, le due principali sfide ambientali del nostro tempo. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) stima che tra il 1990 e il 2020 siano stati persi a causa della deforestazione 420 milioni di ettari di foresta — un’area più grande dell’Unione europea. disboscata e nuova superficie di foreste piantate o rigenerate), la FAO stima che il mondo abbia perso circa 178 milioni di ettari di copertura forestale nello stesso periodo di tempo, ovvero un’area pari al triplo della Francia.
Il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) stima che il 23% delle emissioni totali di gas serra di origine antropica (2007-2016) provenga dall’agricoltura, dalla silvicoltura e da altri usi del suolo. Circa l’11% delle emissioni complessive proviene dalla silvicoltura e da altri usi del suolo, principalmente la deforestazione, mentre il restante 12% sono emissioni dirette dalla produzione agricola come bestiame e fertilizzanti.