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Gran Bretagna: la strada per le emissioni zero entro il 2050 è in salita

Un rapporto stilato dal Comitato parlamentare per i conti pubblici rileva la mancanza di un piano efficace per arrivare all'obiettivo

La Gran Bretagna è tra i primi grandi Paesi ad aver fissato l’obiettivo di raggiungere zero emissioni entro il 2050. Uno degli ultimi atti dell’ex premier Theresa May era stato poi preso in carico dal nuovo governo di Boris Johnson per mantenere gli impegni assunti con la firma dell’accordi di Parigi del 2016. Ora, un rapporto stilato dal Comitato per i conti pubblici del Parlamento inglese mette in dubbio che il Paese possa realmente arrivare a questo ambizioso traguardo per la mancanza di un piano efficace del governo Johnson e per una sostanziale falla nel coordinamento tra governo centrale e realtà locali e tra ministeri e dipartimenti.

Insomma, alla prova dei fatti, sembra che la strada verso le emissioni “net zero” sia in salita.
La situazione non è dunque la migliore, anche in vista del fatto che la Gran Bretagna ospiterà la ventiseiesima Conferenza delle parti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (COP26), che si terrà a Glasgow nel novembre 2021, dopo essere stata rinviata a causa della pandemia da COVID-19.

Emissioni zero: un traguardo ambizioni ma i benefici saranno enormi

Tra il 2008 e il 2018, le emissioni del Regno Unito si sono ridotte del 28%, più velocemente rispetto a qualsiasi altra economia del G20. La NAO, il National Audit Office, ha recentemente descritto la riduzione delle emissioni ulteriormente, per raggiungere lo zero netto, come una “sfida colossale” che richiederà cambiamenti di ampia portata per l’economia del Regno Unito. Occorrerà effettuare ulteriori investimenti nella generazione di elettricità rinnovabile, cambiare il modo in cui le persone viaggiano e le modalità di riscaldamento degli gli edifici. I costi per raggiungere le emissioni zero sono ad oggi altamente incerti. Il Comitato sui cambiamenti climatici ha stimato nel 2019 che i costi annuali per raggiungere questo obiettivo potrebbero aumentare nel tempo, fino a circa l’1-2% del PIL nel 2050, ossia centinaia di miliardi di sterline. Il Ministero del Tesoro, entro il 2021, effettuerà una revisione mettendo nero su bianco come questi costi potrebbero ricadere su governo, imprese e individui.

I vantaggi di arrivare entro il 2050 a emissioni zero sono comunque molto maggiori rispetto all’inazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici in atto è ormai considerato una necessità sostanziale non differibile.

Meg Hillier, presidente del Comitato, ha dichiarato al Guardian: “Il governo ha posto il Regno Unito davanti a un obiettivo enorme, ma ci sono pochi segnali che capisca come arrivarci e a quasi due anni dal suo insediamento non ha ancora un piano. Abbiamo bisogno di un percorso chiaro con obiettivi intermedi fissati e raggiunti “.

L’anno scorso Johnson aveva stilato un piano “green” in 10 punti che comprendeva un massiccio aumento della generazione di energia eolica offshore, la possibilità di nuove centrali nucleari, la diminuzione delle emissioni di CO2 e l’impegno a piantare più alberi. Questo piano sembra però privo di dettagli e non è stato aggiornato con i cambiamenti politici necessari per realizzare una “ripresa verde” dopo la crisi economica causata dalla pandemia in atto.

Darren Jones, presidente laburista della commissione parlamentare per gli affari, l’energia e la strategia industriale, ha chiesto ulteriori azioni in vista della Cop26. La sua commissione ha pubblicato nei giorni scorsi un rapporto separato chiedendo ai ministri di essere più chiari sugli obiettivi della conferenza sul clima. C’è insomma un divario tra ciò che viene annunciato e ciò che si sta facendo in modo concreto sulle questioni ambientali. Il governo, secondo Jones, dovrebbe annunciare importanti cambiamenti politici in materia energetica, ambientale e industriale al Parlamento, non in una nota a piè di pagina nel bilancio.

Judith Jaquet

Mi sono laureata con lode in Letterature straniere, indirizzo in Scienze della Comunicazione, con una Tesi in Linguistica generale, presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Sono iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia (Albo dei professionisti) dal 2008, dopo aver frequentato il Master in Giornalismo Campus Multimedia dello Iulm. Lavoro nella redazione di Meteo Expert dal 2011 e mi occupo della gestione dei contenuti editoriali sul web e sui social network. Conduco le rubriche di previsioni meteo in onda sui canali Mediaset e sulle principali radio nazionali.

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