Ha preso il via l’ultimo esperimento democratico francese: un’assemblea, formata da 150 cittadini selezionati in modo casuale, dovrà aiutare ad “impostare” la politica climatica del presidente Emmanuel Macron e contribuire ad elaborare una serie di azioni politiche da adottare per la riduzione del 40% delle emissioni di gas serra entro il 2030.
La domanda di partenza è una sola ed è fondamentale: come ridurre le emissioni di gas a effetto serra nello spirito della giustizia sociale? L’obiettivo della Convention Citoyenne pour le climat è quello di definire delle misure che saranno poi discusse senza “filtri” in Parlamento, trasformate in decreti esecutivi o persino utilizzate come quesiti per un referendum. L’assemblea affronterà le questioni relative al risparmio energetico, al rinnovo termico delle abitazioni, all’agricoltura, alla mobilità sostenibile, alla tassazione ecologica e a qualsiasi altro blocco o leva d’azione che riterrà rilevante.
Per organizzare i suoi lavori, la Convenzione può contare sul sostegno di un comitato di governance, esperti, tecnici, legali e professionisti nella partecipazione e deliberazione collettiva. Le sette sessioni di lavoro, iniziate a ottobre 2019, si concluderanno il 4 aprile prossimo con la presentazione del lavoro svolto anche alla stampa. Il governo risponderà pubblicamente alle proposte e pubblicherà un calendario provvisorio per la loro attuazione.
Per organizzare i lavori, la Convenzione è aiutata da un comitato di governance, composto da esperti di crisi climatica come Michel Colombier, Anne Marie Ducroux, Jean Jouzel, figure con esperienza nel campo dell’ecologia, della democrazia partecipativa e dell’economia, ed è presieduto da Thierry Pech e Laurence Tubiana, con Julien Blanchet come relatore generale.
I 150 membri della Convenzione sono stati scelti casualmente e oltre 255.000 persone, collegate a un numero di telefono (85% mobili e 15% numeri fissi), sono state estratte a sorte da Harris Interactive, sotto la supervisione di un ufficiale giudiziario, per poi essere contattate: tra quelle che hanno risposto, il 30% ha dato il consenso, il 35% ha dichiarato di essere interessato all’idea ma ha chiesto più tempo per pensare, il 35% rifiutato. I criteri con cui sono stati selezionati riguardano il genere, rispecchiando la realtà della società francese, l’età, il livello delle categorie socio-professionali all’interno della popolazione francese, l’area geografica e la tipologia di territorio.
?A vos marques, prêts, #Contribuez ‼️✍️
Vous avez des idées pour réduire les émissions de #GES dans un esprit de #JusticeSociale❓
Alors #RDV sur https://t.co/56GRb2uG5c pour transmettre ces idées aux 150 membres de la #ConventionCitoyenne pour le #climat ?? pic.twitter.com/UyPSKLKFii
— Convention Citoyenne pour le Climat (@Conv_Citoyenne) January 21, 2020
Secondo il relatore generale Julien Blanchet: “questa Convenzione è senza dubbio la più pionieristica esperienza democratica della Quinta Repubblica. Di fronte alla sfiducia dei cittadini verso le istituzioni questo è un nuovo metodo per creare politiche pubbliche, che dà ai cittadini la prima parola. Sul tema del clima, dobbiamo agire rapidamente, garantendo al tempo stesso maggiore giustizia sociale“.
Sull’esempio francese si stanno muovendo anche Spagna e Gran Bretagna: Teresa Ribera, ministra spagnola per la Transizione climatica, ha annunciato che verrà presto creata un’assemblea di cittadini sul cambiamento climatico. Questo fine settimana a Londra si terrà la prima assemblea sul clima formata da 110 cittadini che inizieranno le deliberazioni per elaborare un piano che affronti il riscaldamento globale al fine di raggiungere l’ambizioso obiettivo fissato dall’ex premier Theresa May di zero emissioni entro il 2050.