Questa è un’era dove il fumo degli incendi può causare la chiusura delle attività commerciali, la chiusura delle scuole, la cancellazione di voli, treni e traghetti, la sospensione del servizio postale o di eventi sportivi.
Questa è un’era dove gli incendi bloccano la circolazione nelle autostrade lasciando persone intrappolate per giorni e giorni, con rifornimenti caduti da aerei ed elicotteri di soccorso, tra cui carta igienica e cibo di prima necessità.
Questa è un’era dove migliaia di case vengono distrutte, decine di migliaia restano senza energia e nelle località costiere si affollano fuggitivi che scappano dalle zone interne, dove si brucia come in un forno.
Questa è la nostra era, questo purtroppo non è un film. Non è un libro futurista e catastrofista. Non è una previsione di cosa potrebbe accadere in futuro. Questa è l’infernale realtà che ci troviamo ad affrontare oggi.
Secondo gli ultimi dati disponibili, sono 8,4 milioni gli ettari bruciati nel Nuovo Galles del Sud, nel Queensland, Victoria, Tasmania, SA e WA, e sono 200 gli incendi ancora in corso (6 gennaio 2020).
Più di 20 persone morte, migliaia di proprietà distrutte, probabilmente mezzo milione di animali rimasti uccisi. E centinaia di migliaia di abitanti costretti ad abbandonare le proprie abitazioni.
E il clima recente ha reso possibile tutto questo: troppi inverni siccitosi, un’estate dannatamente calda e secca, con il 2019 che è stato l’anno più caldo per l’Australia con +2.09°C sopra la media climatica; con queste premesse la devastazione era alle porte.
E – proprio come un gatto che si morde la coda – questi incendi hanno emesso milioni di tonnellate di CO2 in atmosfera: per l’esattezza 250 milioni di tonnellate di CO2, lo 0,7% di quella emessa a livello mondiale in un anno. Ma soprattutto le fiamme stanno compromettendo la capacità di ri-assorbimento di gas serra da parte di quell’ecosistema: le foreste sono sotto stress, i paesaggi hanno subito un degrado permanente, la natura non ce la fa più.
E volete sapere una delle nostre tante deludenti risposte al rischio a cui ci stiamo esponendo? Recentemente l’Australia si è classificata al 57° posto su 57 paesi per le azioni sul cambiamento climatico, di mitigazione e adattamento. Praticamente non fa niente. Anzi fa peggio del niente, opponendosi con forza al tentativo di attuare gli accordi climatici internazionali.
E noi, cosa stiamo facendo? Stiamo facendo abbastanza per assicurarci un domani diverso da questo?