Conferenza Onu sul clima rinviata per il Coronavirus: la Cop26 slitta al 2021
La collaborazione internazionale si sta dimostrando essere importantissima per affrontare un'emergenza globale e, proprio per questo, quando avremo superato quella sanitaria, dovremo unire gli sforzi per fronteggiare quella climatica
L’emergenza sanitaria per il Coronavirus ha costretto l’ONU a rinviare la Cop26, la Conferenza delle Parti sul Clima in programma dal 9 al 18 novembre a Glasgow. Alla riunione hanno partecipato la Segretaria Generale dell’UNFCCC, Patricia Espinosa, e i rappresentanti dei principali blocchi regionali dell’ONU. Saltano, ovviamente, anche la pre-Cop, organizzata dall’Italia e prevista per inizio ottobre a Milano, e tutti gli incontri preparativi che avrebbero dovuto tenersi nel mese di giugno.
Circa 30 mila persone, tra delegati, giornalisti e attivisti, erano attese in Scozia il prossimo novembre nella SEC Arena, che verrà trasformata a breve in un ospedale da campo per far fronte ai casi di COVID-19.
#COP26 has been postponed due to #COVID19.
This decision has been taken jointly by the COP Bureau of the @UNFCCC with the UK and partners Italy.
Tackling climate change remains a key priority for the UK and the international community.https://t.co/480CKVV3E1 pic.twitter.com/ugTAXt9iVT
— COP26 (@COP26) April 1, 2020
Prima l’emergenza sanitaria, poi quella climatica
I governi si sono impegnati, sottoscrivendo l’Accordo di Parigi del 2015, a realizzare nuovi piani climatici. Il necessario rinvio della Cop 26 al 2021 non deve rallentare però la risposta globale contro la crisi climatica. La ricostruzione economica e sociale dopo il Coronavirus dovrebbe rappresentare un’occasione per includere le misure di transizione alla green economy, non contrastarle.
Il cambiamento climatico, infatti, non si ferma. Lo stiamo vedendo in ogni angolo del Mondo, tra eventi meteo estremi, ondate di caldo anomale e stagioni eccezionalmente miti, con ricadute gravi sull’ambiente. Il rinvio della Cop non deve sospendere l’impegno delle Nazioni alla lotta alla crisi climatica, anzi. Ora più che mai ci accorgiamo che la collaborazione tra i Paesi è importantissima per affrontare un’emergenza globale e, proprio per questo, quando avremo superato quella sanitaria, dovremo unire gli sforzi per fronteggiare quella climatica.
«Rinviare la COP26, seguendo la decisione parallela sulla COP per la biodiversità, è la cosa giusta da fare. In questo momento, la salute e la sicurezza pubblica vengono prima di tutto – ha dichiarato Laurence Tubiana, ex Ambasciatrice francese della COP21 e CEO della Fondazione Europea per il Clima-. Il Regno Unito e tutti i governi dovrebbero usare questo tempo per progettare piani per una ripresa economica resiliente che considerino il clima, la biodiversità, lo sviluppo e la giustizia sociale in modo integrato. Questa crisi sta dimostrando che la cooperazione internazionale e la solidarietà sono essenziali per proteggere il benessere globale e la pace. La COP26 del prossimo anno dovrebbe diventare il fulcro di una cooperazione globale rivitalizzata».
«Riteniamo necessario usare al meglio l’ulteriore tempo a disposizione, imparando dalla crisi attuale che occorre prevenire ed evitare le emergenze, oltre che essere attrezzati per affrontarle – ha affermato Per Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia -. Oggi i medici e gli operatori sanitari tutti sono i nuovi eroi, ma non sono stati adeguatamente ascoltati quando potevano aiutarci a limitare i danni. Analogamente, dobbiamo dare ascolto alla comunità scientifica sul clima e accelerare la decabonizzazione, facendone anche un’occasione di rinascita dell’economia. L’imminente ciclo di investimenti che vedrà i governi approntare pacchetti di misure senza precedenti è forse l’ultima chance che abbiamo per mettere sul binario giusto l’economia e puntare sulle energie rinnovabili, l’efficienza energetica, la riconversione industriale e dei servizi in senso green, insomma sui settori davvero destinati ad avere un futuro».