Diritti umani, l’ONU fissa nuovi standard per la conservazione della natura
Le linee guida costituiscono una pietra miliare nella lotta per decolonizzare la conservazione, afferma Survival International, ma serve fare di più
In occasione della Giornata ONU per i Diritti Umani, l’UNEP – il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente – ha pubblicato delle Linee guida per il rispetto dei diritti umani nell’ambito della conservazione della natura.
Il documento è stato emanato in risposta alle ripetute denunce delle gravi violazioni dei diritti umani commesse dagli enti per la conservazione contro i popoli indigeni, derubati delle loro terre per far spazio alle Aree Protette. I nuovi standard costituiscono una pietra miliare nella lotta per decolonizzare la conservazione, afferma in una nota l’organizzazione Survival International.
Tra le denunce che dimostrano quanto fosse urgente tutelare i diritti umani nella conservazione della natura ci sono state alcune indagini di Buzzfeed – che hanno rivelato i continui abusi commessi da guardaparco finanziati dal WWF contro i Baka – e un’inchiesta del Daily Mail sulle violazioni commesse dai guardaparco di African Parks contro le popolazioni indigene in Congo.
Gli standard minimi che devono essere rispettati dalle organizzazioni che si occupano di conservazione della natura sono stati fissati dall’ONU nel nuovo Core Human Rights Principles for Private Conservation Organisations and Funders (Principi fondamentali sui diritti umani per le organizzazioni e i finanziatori privati della conservazione).
Tra questi:
- Tutte le organizzazioni per la conservazione e tutti i finanziatori devono garantire il rispetto dei diritti dei popoli indigeni, incluso il loro diritto all’auto-determinazione, il loro diritto alle terre, ai territori e alle risorse tradizionalmente posseduti, occupati, o altrimenti, utilizzati o acquisiti.
- Tutte le organizzazioni per la conservazione e tutti i finanziatori non dovrebbero mai adottare o sostenere azioni che abbiano un impatto negativo sui diritti dei popoli indigeni senza prima averli consultati e aver collaborato con loro in buona fede, ottenendo e mantenendo il loro Consenso libero, previo e informato…
- Tutte le organizzazioni per la conservazione e tutti i finanziatori dovrebbero prevenire possibili impatti negativi sui diritti umani di cui potrebbero essere causa o a cui potrebbero contribuire, e cessare immediatamente qualsiasi effettivo impatto negativo possano aver causato o a cui abbiano contribuito.
- Tutte le organizzazioni per la conservazione e tutti i finanziatori dovrebbero condizionare il loro sostegno alle attività antibracconaggio o ad altre attività delle forze dell’ordine al rispetto delle norme e gli standard internazionali sui diritti umani. Qualora tali attività non rispettino le norme e standard sui diritti umani, l’organizzazione o il finanziatore deve limitare o concludere il suo supporto.
«Il fatto che nel 2024 si siano rese necessarie simili linee guida, che definiscono i più elementari principi dei diritti umani, deve essere visto come un forte atto d’accusa verso le modalità della conservazione», ha dichiarato la Direttrice generale di Survival International, Caroline Pearce.
«L’industria della conservazione nel suo complesso, e in particolare le grandi organizzazioni, la fanno franca da decenni nonostante le terribili violazioni dei diritti dei popoli indigeni, e modificano il loro comportamento solo quando sono costrette a farlo dalla pressione dei loro finanziatori o da quella dell’opinione pubblica».
Ma serve fare di più. Le linee guida non affrontano il problema più ampio del «modello tradizionale di ‘conservazione fortezza’», spiega Pearce. Un modello «ormai marcio», accusa, che ancora «si basa sul derubare i popoli indigeni dei loro territori, trasformare le loro terre in Aree Protette, e poi imporre questo esproprio con la forza. È molto semplice: la conservazione che non rispetta i diritti territoriali dei popoli indigeni viola i diritti umani riconosciuti a livello internazionale».
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