Energia rinnovabile, in Virginia le miniere di carbone abbandonate diventano parchi solari
Dal carbone alla produzione di energia rinnovabile: in Virginia inizia una trasformazione delle miniere abbandonate
L’energia rinnovabile continua a crescere in tutto il mondo. Il rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia che ha chiuso il 2021 ha annunciato che quello che ci siamo lasciati alle spalle è stato un anno record per l’energia rinnovabile, che si prevedeva sarebbe cresciuta ancora del 95 per cento nel giro dei successivi 5 anni.
Oggi, la guerra in Ucraina e i rapporti con la Russia possono porci di fronte a un bivio: se qualcuno spinge per dei passi indietro, allontanandosi dalla dipendenza dal gas russo puntando sui combustibili fossili, dal mondo della scienza e dell’ambientalismo arriva forte un monito per leggere in questa situazione di crisi una conferma del fatto che la strada da percorrere è quella della sostenibilità e dell’energia rinnovabile.
Legambiente presenta il suo piano energia: no ai ricatti della Russia
In questo senso una buona notizia arriva dall’altra parte dell’Atlantico, dove sei miniere di carbone abbandonate nel sud-ovest della Virginia si trasformeranno in parchi fotovoltaici destinati alla produzione di energia solare.
La notizia è stata riportata dal Washington Post, che ha riferito che nel 2019 la Nature Conservancy ha acquisito 253 mila acri di foresta (più di cento mila ettari) negli Appalachi centrali, dando inizio al Cumberland Forest Project in una parte della catena montuosa che si estende dall’Alabama al Canada.
Il gruppo no profit, spiega il Washington Post, spera di dare vita a un modello che possa essere replicato in molte altre zone.
La foresta di Cumberland comprende diverse miniere di carbone abbandonate che si trovano in aree pianeggianti esposte alla luce del sole, una posizione che le rende perfette per ospitare impianti dedicati alla produzione di energia solare.
Gli esperti sottolineano che sfruttare i terreni che sono già stati utilizzati per i siti minerari, inoltre, permetterebbe di evitare di occupare quelli liberi o dedicati all’agricoltura, per produrre energia rinnovabile.