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Le tempeste di sabbia colpiscono sempre di più: il report dell’OMM

La tempesta più violenta dell'anno si è abbattuta sulla Mongolia nel marzo 2023, colpendo oltre 4 milioni di chilometri quadrati

L’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) ha pubblicato il suo rapporto annuale sull’incidenza delle tempeste di sabbia e polvere e sul loro impatto sulla società. Le concentrazioni di polvere nelle aree più colpite nel 2023 sono state superiori alla media a lungo termine, ma leggermente inferiori rispetto al 2022.

Secondo il report, pubblicato lo scorso 12 luglio, la tempesta più violenta dell’anno si è abbattuta sulla Mongolia nel marzo 2023, colpendo oltre 4 milioni di chilometri quadrati, comprese 20 province della Cina.

Ogni anno, circa 2.000 milioni di tonnellate di polvere entrano nell’atmosfera, oscurando i cieli e danneggiando la qualità dell’aria in regioni che possono trovarsi a migliaia di chilometri di distanza e influenzando le economie, gli ecosistemi, il tempo e il clima.

Le attività umane hanno un impatto su questo tipo di tempeste? Purtroppo l’effetto domino della crisi climatica riguarda anche le tempeste di sabbia. Le prove scientifiche dimostrano infatti che, ad esempio, l’aumento delle temperature, la siccità e la maggiore evaporazione portano a una minore umidità del suolo. In combinazione con una cattiva gestione del territorio, ciò favorisce l’aumento delle tempeste di sabbia e polvere.

Gli effetti positivi della polvere sahariana

Non ci sono solo cattive notizie. Il trasporto a lungo raggio di sabbia e polvere attraverso gli oceani è anche una preziosa fonte di nutrienti ed è molto importante per la gestione internazionale della pesca.

Il Bollettino dell’OMM, infatti, cita un nuovo studio secondo cui la deposizione di polvere sahariana nelle acque aperte dell’Atlantico influenza il tonnetto striato fornendo ferro, fosforo ed elementi che favoriscono la crescita del fitoplancton. La nuova materia organica che ne deriva viene trasferita attraverso la rete alimentare, dai piccoli pesci ai grandi predatori, favorendo l’intero ecosistema marino.

Dagli anni ’50 al 2020, le catture annuali di tonnetti striati dell’Atlantico sono aumentate da meno di 1 000 tonnellate a livelli medi di 250 000 tonnellate. Negli anni ’90 e 2000 le catture di tonnetti striati sono state circa otto volte superiori nell’Atlantico orientale rispetto a quello occidentale. In effetti, nell’ultimo decennio le catture nell’Atlantico orientale hanno rappresentato quasi il 90% delle catture totali dell’Atlantico, dati che evidenziano la grande biomassa di tonnetti striati al largo dell’Africa occidentale, sostenuta dalla fertilizzazione della polvere.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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