L’Himalaya sarà ripulito dai rifiuti. Ci penseranno le guide tibetane
Sherpa e militari approfiterrano della mancanza di turisti grazie alla sospensione delle attività alpinistiche
L’Himalaya sarà ripulito dai suoi rifiuti. Gli enti per la regolamentazione delle attività alpinistiche del Tibet ribadiscono con fermezza la loro opinione. Il lockdown, con la relativa sospensione delle scalate nella stagione alpinistica primaverile, rappresenta il momento migliore per liberare le famose vette dalle tonnellate di immondizia che ormai rischiano di soffocarle. Gli sherpa e i militari solitamente coinvolti nelle operazioni di pulizia avevano già espresso il loro favore in merito alla ripulita nei giorni scorsi. Avevano però incontrato un secco “no” da parte del governo nepalese. “No” che non ha tuttavia fermato gli enti tibetani, convinti del “se non ora, mai più”. Via, dunque, all’operazione di pulizia.
La sospensione delle scalte rappresenta il momento più favorevole affinché l’Himalaya venga ripulito dai rifiuti
Il momento è infatti il più favorevole. Gli operatori non incontrerebbero le folle di turisti che, in situazioni ordinarie, si riversano sulle cime himalayane. Firmatari dell’iniziativa sono il “China Tibet Mountaineering Team”, la “China Tibet Mountaineering Association (Ctma)” e l’associazione locale per l’organizzazione delle spedizioni alpinistiche “Himalayan Expedition”. I benefici che deriveranno dalla ripulita si sommano a quelli determinati dalla diminuzione dell’inquinamento atmosferico. In queste settimane, per la prima volta in oltre 30 anni, dal nord dell’India è infatti possibile vedere le vette dell’Himalaya. Da ricordare, tra gli altri benefici, che anche le acque del Gange, uno tra i dieci fiumi più inquinati al mondo, sono di nuovo balneabili proprio grazie al lockdown.
Nel 2019 gli operatori hanno raccolto su quelle cime oltre 13 tonnellate di rifiuti
Vasta la portata di tutta l’operazione: basti pensare che, nel solo 2019, le guide cinesi, gli abitanti locali e i militari hanno raccolto più di 13 tonnellate di spazzatura, inclusi 4 cadaveri di alpinisti morti durante le scalate: immondizia nella quale si sono ritrovate tende, attrezzature da campeggio, strumenti da arrampicata, fino alle bombole vuote. Tutte zavorre di cui l’uomo doveva liberarsi, e che la montagna ha dovuto, suo malgrado, sempre accettare.