È una giornata importante per il clima: a Milano ci sono circa 400 giovani provenienti da tutto il mondo e negli ultimi due giorni hanno lavorato a ritmi serrati per confrontarsi su diverse e complesse tematiche relative alla crisi climatica. Le prime informazioni sul risultato del loro lavoro sono emerse nella serata del 29 settembre, alla chiusura del secondo giorno, quando i partecipanti hanno consegnato al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani una prima bozza delle loro proposte per la lotta per il clima.
Servirà lavorare ancora sul testo definitivo, ha detto il ministro, ma è possibile conoscere i messaggi chiave dei giovani che sono stati sintetizzati da alcuni dei loro rappresentanti.
Quattro giovani delegati sono infatti intervenuti nell’agorà del Milano Convention Centre alla presenza di Cingolani e hanno presentato le proposte relative ai quattro grandi filoni di discussione in cui si sono snodati i loro lavori nei giorni scorsi.
Il primo filone riguarda la Youth Driving ambition, e in questo ambito i partecipanti si sono interrogati su come favorire la partecipazione dei giovani nei processi decisionali, con l’obiettivo di contribuire all’aumento dell’ambizione climatica e mettere in atto azioni concrete per il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Il tema è stato sviluppato sotto il punto di vista delle sue dimensioni locale, nazionale e multilaterale.
Le proposte dei delegati in questo ambito sono state presentate dal giovane ricercatore Martin Rabbia, che ha spiegato come i giovani vogliano una “partecipazione significativa”. Le istituzioni competenti devono “urgentemente garantire un coinvolgimento e una partecipazione significativa dei giovani in tutte le decisioni che riguardano con implicazioni sul cambiamento climatico e sulla pianificazione, progettazione, attuazione e valutazione delle politiche climatiche a livello multilaterale, nazionale e locale”.
Un secondo punto toccato dai giovani in questo filone tematico riguarda lo sviluppo delle capacità: bisogna “aumentare il supporto finanziario, amministrativo e logistico – dicono i partecipanti – per promuovere l’impegno dei giovani a guidare efficacemente l’ambizione climatica e l’azione concreta”.
Infine, un focus sulla necessità di “fondi dedicati e facilmente accessibili per sostenere la partecipazione dei giovani ai processi decisionali con implicazioni sul clima”.
In questo campo le proposte dei giovani sono state affidate a Reem Al Saffari, rappresentante dell’Iraq, che ha spiegato come i partecipanti di Youth4Climate chiedano di “supportare la partecipazione dei giovani, che siano imprenditori, artisti, agricoltori o atleti, specialmente quando provengono da economie emergenti o fanno parte di gruppi emarginanti, nello sviluppo sostenibile e nella adozione di soluzioni per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico facilitandone l’accesso ai finanziamenti pubblici e privati e sviluppando le infrastrutture.
La responsabilità ricade anche sulle realtà che operano in altri settori: “tutti gli attori non statali, compresi gli organismi delle Nazioni Unite, la moda, lo sport eccetera, dicono i giovani, non devono accettare alcun investimento in combustibili fossili, né l’influenza di attività di lobby in questo settore, specialmente in ambiti come quello dei negoziati internazionali”.
Chiara in questo caso la frecciata alle Nazioni Unite, che per l’organizzazione dei negoziati di questo autunno hanno accettato le sponsorizzazioni di realtà che operano o investono nel settore dei combustibili fossili.
“Serve assicurare che tutti possano partecipare al processo di decision-making”, ha sottolineato Ubaldo.