Passi avanti per il clima: la Turchia ratifica l’Accordo di Parigi, ma c’è un nodo da sciogliere
La Turchia ha finalmente ratificato l'Accordo di Parigi sul clima: era rimasta l'unica nazione del G20 a non aver ancora compiuto questo passo, ma resta aperta la questione del suo status
Un nuovo segnale positivo per il clima arriva da Istanbul, con la Turchia che ha ratificato l’Accordo di Parigi. L’annuncio della svolta era arrivato qualche settimana fa, e mercoledì 6 ottobre il Parlamento ha deciso di procedere votando all’unanimità: anche la Turchia sale dunque a bordo nella lotta per il clima assumendosi finalmente l’impegno di limitare il riscaldamento globale.
La notizia è importante, anche perché si trattava dell’unico paese del G20 a non aver ancora ratificato l’Accordo. Al momento restano fuori solo 5 Paesi – Eritrea, Iran, Iraq, Libia e Yemen – che hanno firmato l’Accordo di Parigi senza poi ratificarlo.
Il passo avanti di Istanbul arriva in un momento delicato: nei mesi scorsi la Turchia ha dovuto far fronte a eventi estremi legati proprio al clima, con un’estate segnata da alluvioni e incendi devastanti che hanno ucciso più di cento persone. Nell’agenda del presidente Erdogan, poi, ci sono tra pochi giorni due appuntamenti estremamente importanti: tra il 30 e il 31 ottobre il G20 si riunirà a Roma, e proprio dal 31 ottobre si apriranno anche i lavori della COP26, che accoglierà nella città scozzese di Glasgow i grandi di tutto il mondo con la missione di dare una spinta decisiva alla lotta per il clima.
La notizia della ratifica era stata anticipata dallo stesso Erdogan all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a settembre. In quell’occasione il premier turco aveva sottolineato che i paesi che hanno una «responsabilità storica» per la crisi climatica dovrebbero fare gli sforzi maggiori.
«Chi ha provocato i danni più gravi alla natura, alla nostra aria, alla nostra acqua, al nostro suolo, alla Terra, chi ha sfruttato selvaggiamente le risorse naturali – ha detto -, deve dare il maggior contributo alla lotta contro il cambiamento climatico.
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Thanks to @murat_kurum, @barbarapompili & @JochenFlasbarth for productive discussions on cooperation ahead of #COP26 ?? ?? ??
I welcome @RTErdogan‘s announcements that Turkey will ratify the Paris Agreement & commit to net zero by 2053
A clear signal that momentum is building pic.twitter.com/N1JuyDejIt
— Alok Sharma (@AlokSharma_RDG) October 2, 2021
Gli obiettivi climatici della Turchia
Nella giornata di sabato il governo turco ha portato avanti un confronto con Regno Unito, Francia e Germania alla presenza del presidente designato della COP26, Alok Sharma. Alla conclusione del vertice la Turchia ha annunciato di puntare alle zero emissioni nette entro il 2053.
COP26 Başkanı @AlokSharma_RDG, Fransa Ekolojik Geçiş Bakanı @barbarapompili ve Alman Çevre Bakan Yardımcısı @JochenFlasbarth‘a Paris Anlaşması sürecindeki destekleri için teşekkür ediyorum.
Cumhurbaşkanımızın liderliğinde 2053 Net Sıfır Emisyon hedefine kararlılıkla yürüyeceğiz. pic.twitter.com/oHigrzGp4w— Murat KURUM (@murat_kurum) October 2, 2021
Resta aperta la questione dello status della Turchia, che punta ai finanziamenti destinati ai paesi in via di sviluppo
Nella Convenzione sul clima delle Nazioni Unite la Turchia compare come paese sviluppato, ma nella dichiarazione approvata dal governo si legge che la nazione avrebbe attuato l’accordo «come paese in via di sviluppo».
Turkish parliament is currently discussing ratifying the Paris deal. The declaration that accompanies the text states that Turkey will implement the accord “as a developing country” despite its developed country status under the UN climate convention.https://t.co/xMOv57kM0w pic.twitter.com/lK3mAKfjom
— Chloé Farand (@ChloeFarand) October 6, 2021
Sul piatto per Istanbul c’è l’accesso ai finanziamenti che secondo l’accordo sono destinati ai paesi in via di sviluppo, e ci si aspetta che la questione approdi a Glasgow dove probabilmente la Turchia cercherà di convincere altre nazioni a sostenere la modifica della sua classificazione durante la COP26.
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